Ingabbiare Overath in un ruolo è estremamente difficile perchè il regista mancino era un giocatore davvero poliedrico. La sua classe e il suo talento gli permettevano di ricoprire tutti i ruoli del centrocampo. Sapeva costruire, in modo sapiente, la manovra offensiva e poteva ricoprire, in modo disinvolto, il ruolo di mezzala e trequartista.
Una carriera consumata a difendere i colori del Colonia. Più di 500 partite con la squadra biancorossa. Iniziò a giocare in giovane età e lì rimase per tutta una vita. Nel 1962 esordisce nella Bundesliga e due anni dopo diventa Campione di Germania. Nel 1968 e nel 1972 vince la Coppa di Germania. A metà degli anni 70′ si ritira nonostante la corte spietata di grandi club come il Real Madrid.
Per circa dodici anni è stato un pilastro della Nazionale tedesca. 81 presenze con un bottino di 17 reti; esordisce contro la Turchia il 28 settembre 1963, nella partita vinta per 3-0 a Francoforte, subentrando al 69′ a Timo Konietzka. La sua consacrazione totale e definitiva arriva ai Mondiali tedeschi del 1974. Overath, ripresosi da un serio infortunio, disputa tutte le partite della competizione segnando anche due reti contro Australia e Svezia. E’ titolare anche nella finale all’Olympiastadion di Monaco contro l’Olanda dove i tedeschi solleveranno la seconda Coppa del Mondo della loro storia calcistica. Sarà questa l’ultima partita di Overath con la maglia della Nazionale.
Per restare ad un puro dato statistico Overath è uno dei pochi calciatori, assieme a Franz Beckenbauer, Jurgen Grabowski, Horst-Dieter Hottges, Sepp Maier, Franco Baresi e Miroslav Klose ad aver raggiunto un terzo, secondo e primo posto ai mondiali, rispettivamente nel 1970, nel 1966 e 1974. In possesso di un sinistro capace di tutto. La distanza dalla porta costituiva un elemento relativo. I suoi tiri potevano essere saette e avere una precisione assoluta. Aveva, inoltre, una straordinaria visione del gioco. Capace di illuminarlo, come pochi, incarnava un’inesauribile fonte costruttiva con i suoi passaggi efficaci e precisi. Ai Mondiali del 1966 formò con Beckenbauer e Haller un reparto di centrocampo fortissimo. Giocò una finale in modo sublime, attento nell’organizzazione della manovra e supportando il leader Beckenbauer, costretto ad esercitare una severa marcatura su Bobby Charlton. Fu il momento della rivelazione e Overath, vestirà sia nel Colonia sia in Nazionale sempre i panni dell’organizzatore di gioco, pur restando sempre prolifico in fatto di gol grazie al suo eccezionale sinistro che gli consente qualsiasi soluzione.
E’ stato un regista capace di imprimere sempre i ritmi giusti e soprattutto imprevvedibili attraverso veloci cambi di direzione. Determinanate nel rovesciare il fronte del gioco era decisivo negli assist per i compagni, in primis volti ad esaltare la vena realizzattiva di Mueller. Come accadde ai Mondiali messicani nel 1970. Dopo il Messico tuttavia in Germania comincia a brillare un’altra stella, quella di Netzer, la potente mezz’ala del Borussia, che gli soffia il posto in Nazionale agli Europei del 1972. Grazie all’appoggio del “clan” del Bayern, Overath torna titolare ai mondiali di Monaco dove offre una grande interpretazione del ruolo di regista moderno proprio nel momento in cui si impone il “calcio totale” che sembra relegare questa figura di “tessitore” nel dimenticatoio. E’ lui che imposta il gioco, che evita il pressing arancione, che fa saltare i collegamenti e gli ingranaggi di quella macchina perfetta che era il centrocampo dell’ “Arancia Meccanica”. A trentun anni, Wolfgang Overath si gode il trionfo, ma decide di lasciare la Nazionale.
Gioca l’ultima partita, con la maglia del Colonia, il 21 maggio 1977 contro il Werder Brema segnando anche l’ultimo gol della sua carriera. Una carriera che fu esemplare.