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Venezia

A cura di Flavio Verzola.

Com’è triste Venezia
Cantava cosi Charles Aznavour, in una malinconica e romantica ballata di qualche anno fa, in un francese che ricordava molto il buffo accento dell’ispettore Clouseau, nel disperato inseguimento della pantera rosa!
Un riferimento azzeccatissimo alla tristezza di una città unica al mondo, che ha fatto della malinconia una componente essenziale del suo fascino, nel ritornello parla di un anno dopo…. Com’è triste Venezia se non si ama più…..
Nella mente esistenzialista dell’interista, consapevole di dover pagare il Fio, dopo cotanta gioia doppia stellata in faccia, con la tristezza malinconica ancora fortissima, in parziale sostituzione della rabbia araba. Non per il portaombrelli perso, ma per averlo perso contro di loro, nel più tragico dei suicidi! Se non è passato a noi, e ci vorrà del tempo, sicuramente anche molti dei nostri, avranno dormito male in queste notti. Ma il calcio ti concede sempre un altra possibilità di girare anche le pagine più dolorose. Mentre la gufaggine italica, affetta da pareggite acuta, dimostra quanto queste invenzioni arabe possano diventare una vittoria di Pirro, pareggiano appunto tutte le partecipanti, mentre aspettano la stessa sorte per i nerazzurri feriti e incerottati. Trasferta al Penzo, tra malinconici ricordi di un mio personale passato, quando si andava dal tetto dell’infermeria del Morosini e si vedeva il campo…

La città lagunare mi devasta il cuore, trascinandomi in un turbinio di pensieri e nostalgie. Chiudo gli occhi e mi ritrovo avvolto nella mia mantella blu scura, con la visiera nera del berretto bianco su cui campeggia un’ancora dorata, mi ritrovo avvolto nella nebbia, mentre i lampioni di piazza San Marco sono come piccoli fari in mare tempestoso. Negli anni più belli della vita, mentre facevo di tutto per tornare a casa, e per lasciare Venezia, che mi distaccava per la prima volta dalla mia famiglia. Se potessi tornare indietro vivrei la mia adolescenza come un vampiro assetato, che beve tutto il sangue possibile. Avrei fatto incetta e tesoro di ogni passo tra le calli, di ogni sotoportego nascosto, di ogni ponticello e di ogni palazzo, di ogni Select Spritz bevuto, con tramezzini al seguito, in qualche bacaro in un seminascosto campo, tra un canale e una Chiesa, tra un gabbiano in cerca di cibo e lo sciacquio onomatopeico dell’acqua che non si ferma mai…. Ho rivissuto queste sensazioni pochi mesi fa, non potendo tornare indietro nel tempo, assaporo il sogno di poter vivere a Venezia gli ultimi anni della mia vita, con i suoi ritmi e le sue cadenze, le sue nebbie e le sue acque alte, le sue seppie al nero con polenta bianca, le sue passarelle e gli stivaloni…. Le sue maschere di carnevale e le sue notti silenziose che ti trasportano in uno spazio senza tempo…. Un sogno che ahimè resterà tale!

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Chissà se anche Alvaro Recoba ha avuto lo stesso mio pensiero, lui che nerazzurro in prestito, ha fatto forse la più bella stagione proprio al Venezia, e magari ci ha pensato anche un altro nerazzurro doc, Ivan Ramiro Cordoba, con un passato da dirigente, proprio nella società lagunare.
Saltata la trasferta a Venezia che sarebbe stato un vulcano di gioia e di ricordi, con ahimè… il budget familiare che lo impedisce.

Almeno mi consolo con la tradizione dei soliti amici, a casa dell’Angela con annesso lasagna e antipasti. Indispensabili per tranquillizzare le mie scaramantiche paure. Forse ha contribuito anche il rosso meraviglioso del Lago di Caldaro e l’immancabile Prosecco che abbiamo gustato nel prepartita… giusto per scacciare i pensieri funesti!

Audaces fortuna juvat, il segnale fortissimo di un gol, difeso a oltranza nei minuti finali, pompa adrenalina nel cuore dell’autostima, e sfianca gli altri, che pregustavano almeno un pareggino. Tre punti d’oro… su e so pei ponti, come una specie di stramilano a Venezia che ci obbligarono a fare da ragazzo, e di cui ho ancora gli incubi… quando soffri tremendamente e vinci lo stesso, dimostri di avere qualcosa che gli altri non hanno. Spartito già sentito dalla banda Inzaghi, costruiamo tanto e sprechiamo di più… e al 93 vediamo le streghe, con Pohjampalo che avrebbe la boccia buona e la spreca su Sommer. Per il resto il Venezia non è che sia un’ira di Dio, un palo seguente un fallo non fischiato, anche questa storia già recentemente vista… e un colpo di testa nel primo tempo. Per il resto il baby Drago sugli scudi, si mostra il migliore dei suoi, e ci nega più volte il rassicurante raddoppio. La palla l’avrebbe il biondo Frattesi, che per un soffio spreca l’occasione, forse qualche fitta intestinale di troppo da sirene romane, gli fa perdere la solita freddezza sotto porta. Tante voci urlate e sussurrate in questo fastidiosissimo mercato invernale, che io personalmente abolirei.

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Vedremo che succede con piena fiducia ai nostri dirigenti. Alla fine la portiamo a casa, tre punti fondamentali che solo in parte ci alleviano la tristezza. Negli occhi rimane la voglia e la determinazione di questa squadra, che dare già per morta è sempre un grosso errore. Resta anche la malinconia di Aslani, autore di una buona prestazione.Massacrato dopo la notte araba, mostra un lancio spettacolare per Lauti, che ci delizia con la cosa migliore della partita. Controllo di sinistro e destro immediato, miracolo del baby Decki che ribatte come può, e palla in rete del soldato Darmian, uno su cui puoi mettere la mano sul fuoco sempre! La velocità di esecuzione del Toro e la difficoltà tecnica del gesto vale il prezzo del biglietto! Un spettacolare misto tra Aguero e Romario…con un pizzico di

Inzaghismo… concedetemelo! Se il capitano è sempre l’ultimo a mollare, il Taremi si sbatte e gioca per la squadra, ma proprio la porta rimane un sogno che sta diventando un incubo. Insomma quelle partite sporchissime, da dover vincere per forza, la prima di una serie ravvicinata di impegni, che non danno tempo per pensare troppo. E già mercoledì arriva il Bologna al Meazza per il recupero di campionato. Loro furiosi per il pareggio della Roma all’ultimo secondo, noi con l’occasione d’oro di rosicchiare tre punti ai pulcinella… sarà una battaglia… da ghiaccio sugli spalti, ma bollente in campo.
Concedetemi un saluto al nostro Oliviero Toscani, grande interista, che ci ha lasciato dopo una terribile malattia. Nel ricordo vorrei proporvi due suoi pensieri nerazzurri, che sicuramente tutti noi romantici condividiamo. “Essere dell’Inter è una scelta filosofica e non sportiva”. “L’Inter non è una squadra, ma un appartenenza artistica”.
Marcia Avanti.

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