Coppacampioni 1966 – 67: la grande beffa…
L’Inter, nell’anno 66/67, si cimenta in una nuova grande avventura in coppa dei campioni. La manifestazione presenta un’importante novità in quanto da quell’anno prevede la partecipazione di tutte e trentatre le federazioni europee.
L’unico paese escluso è il Galles in quanto non poteva ancora contare su un suo campionato nazionale. L’Inter inizia il suo cammino dai sedicesimi di finale con un avversario per nulla facile: la Torpedo Mosca. Partita di andata a Milano il 28 settembre 1966 e ritorno previsto a Mosca il 12 ottobre. Nella partita giocata a San Siro l’Inter riesce a superare l’avversario grazie ad un tiro di Mazzola; la palla deviata dal difensore Voronin spiazza il portiere e regala il vantaggio ai nerazzurri.
Herrera, prima della partita sul suolo moscovita, afferma davanti ai cronisti che l’Inter avrebbe deliziato il neofita pubblico russo con una bella prestazione. In effetti, l’Inter destò, se si può usare un eufemismo, una certa impressione. La squadra nerazzurra fece gran sfoggio del tradizionale e italico catenaccio con il risultato che la partita si giocò prevalentemente nella metà campo nerazzurra. Alla fine, pur non suscitando particolari entusiasmi, l’Inter superò i sedicesimi di finale.
Negli ottavi di finali ci capitano gli ungheresi del Vasas Budapest. La squadra del grande Puskas si presenta a San Siro il 16 novembre 1966; è imbattuta da un anno sia nelle competizioni nazionali che in quelle internazionali. Visto e considerato quello che era già accaduto contro la Torpedo Mosca, non c’è da stare tanto allegri.
La squadra magiara si limita al semplice possesso palla grazie a delle azioni che il più delle volte anziché terminare nell’area nerazzurra, trovavano la loro conclusione con dei retropassaggi al portiere. Anche l’Inter trova le sue difficoltà e ogni qualvolta prova delle sortite in avanti viene a mancare l’ultimo passaggio; solo al 15’ della ripresa grazie a Soldo, che sostituiva l’indisponibile Bedin, riesce a passare in vantaggio. Approfittando di una mischia su calcio d’angolo l’interista infila il portiere ungherese con un tiro da distanza ravvicinata. La squadra ungherese, nonostante il gol subito, non si rende comunque pericolosa; anzi è l’Inter che cerca con insistenza il secondo gol. Ma al 38’ accade quello che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Sarti esce per bloccare un innocuo cross proveniente dalla trequarti ma si scontra con Landini regalando a Puskas la palla del pareggio; il campione non si lascia sfuggire l’occasione per far gola, occasione che sembra come servita su un piatto d’argento. Tiro preciso nella porta sguarnita e a nulla serve il tentativo di Picchi di salvare in extremis. L’imbattibilità del Vasas sembra resistere anche se deve ancora fare i conti con le magistrali punizioni di Corso; così al 40’ Mariolino infila l’incrocio dei pali regalando all’Inter il vantaggio e infligge al Vasas la prima sconfitta dopo tanto tempo d’imbattibilità.
In vista della gara di ritorno ci si prepara per una partita di sofferenza. Invece uno scatenato Mazzola offre spettacolo segnando uno dei gol più belli della storia della competizione. Sandrino prende palla sulla trequarti, supera il portiere, penetra in area da destra e una volta giunto nell’area piccola si porta verso il centro della porta; nonostante sia circondato da tre difensori e sulla riga di porta si trovino il portiere rientrato precipitosamente e un difensore, nulla può fermare il campionissimo interista e il suo perfetto tiro nell’angolino. Il secondo gol di Sandro Mazzola invece è frutto di un tiro, forse deviato da un difensore, che scavalca il portiere avversario e termina la sua corsa in maniera beffarda e lenta nella porta incustodita. Sarti, dal canto suo, si fa perdonare la “papera” dell’andata parando di tutto e di più.
L’Inter, dopo un avvio stentato contro la Torpedo Mosca, incomincia a trovare il giusto passo e a dare spettacolo. Nei quarti di finale ci aspetta il temibile Real Madrid, la squadra che ci aveva eliminato in semifinale l’anno prima. Partita di andata a San Siro il 15 febbraio 1967 e vittoria di misura ( 1-0 ) con gol di Cappellini. La partita di ritorno si disputa a Madrid il 1 marzo del 67 ma questa volta i nerazzurri espugnano lo stadio di Madrid. Cappellini, a metà del primo tempo, sfrutta una corta respinta del portiere spagnolo (su tiro di Domenghini) e anticipando tutti infila a porta vuota. Nella ripresa è Suarez che trova il goal del raddoppio.
In semifinale l’Inter se la deve vedere con il Cska Sofia. Partita di andata a San Siro il 19 aprile 1967 e ritorno a Sofia il 26 aprile. In entrambe le gare l’Inter si porta in vantaggio con Facchetti ma viene sempre raggiunta nella ripresa. Entrambe le partite terminano sul punteggio di parità 1-1; non esiste ancora la regola dei tempi supplementari e neanche quella dei calci di rigore. Si deve ricorrere alla partita di spareggio che viene disputata in Italia allo stadio Dall’Ara di Bologna. L’Inter, il 3 maggio 67, riesce ad avere la meglio sul forte Cska Sofia grazie a un gol di Cappellini che ci regala la sospirata finale. Ci aspettano gli scozzesi del Celtic Glasgow. Il 25 maggio 1967, si giocò a Lisbona la finale di Coppa dei Campioni ed il Celtic vinse in rimonta sui nerazzurri 2-1.
La portata storica di quella sfida ebbe 2 significati: fu la prima e unica conquista scozzese nella massima competizione europea; e segnò la fine del ciclo della Grande Inter di Helenio Herrera, reduce da 3 scudetti, 2 Coppe campioni e 2 Intercontinentali in 3 anni, e in quei pochi giorni di primavera (una dozzina) perse Coppa campioni, scudetto all’ultima partita (a Mantova e a favore della Juventus, l’1 giugno), e persino l’accesso alla finale di Coppa Italia contro il Padova il 7 giugno.
La Grande Inter era al tramonto, restando uno dei grandi miti della storia del calcio italiano, europeo e mondiale.
Amala sempre!
> Qui trovi altre notizie sull’Inter