Correva l’anno 1919. Giorgio Hulss fu il nuovo presidente interista. La guida tecnica venne affidata a Nino Resegotti e Francesco Mauro. La squadra, che si apprestava a disputare il primo campionato del dopoguerra, univa allo zoccolo duro e storico formato da Aebi, Agradi, Asti e Campelli anche quattro dei fratelli Cevennini; esordio, nel massimo campionato, per Giuseppe Fossati, fratello del grande Virgilio morto in guerra, e per Leopoldo Conti strappato alla concorrenza per una cifra incredibile: cento lire!
Vinto il girone, quello Settentrionale della Lombardia, con quattro punti di vantaggio sul Brescia i nerazzurri disputano un girone di semifinale (semifinali Interregionali, girone C), insieme a Novara, Bologna, Torino, Andrea Doria ed Enotria Goliardo.
La conquista finale di 16 punti consentì alla compagine interista di superare Novara e Bologna e qualificarsi, con Juventus e Genoa, al girone finale denominato Italia Settentrionale e che vide l’Inter piazzarsi davanti alla Juventus per un punto di vantaggio. Battuti, infatti, i bianconeri per 1-0, fu sufficiente un pareggio col Genoa il 6 giugno 1920 per consacrare l’Inter come squadra vincente del Nord Italia.
Il 20 giugno i nerazzurri battono il Livorno 3-2 nella finalissima nazionale di Bologna e si laureano campioni d’Italia per la seconda volta nella loro storia. Questi gli uomini che avevano composto l’undici titolare nel corso della stagione: Campelli, Francesconi, Beltrame, Milesi, Fossati, Scheidler, Conti, Aebi, Agradi, Cevenini III e Asti. Seguirono dei campionati molto deludenti.
Le stagioni 1920-21 e 1921-22 furono contrassegnate da risultati modesti. In particolare, nell’ ultima stagione in oggetto, l’Inter disputa un campionato disastroso classificandosi all’ultimo posto del girone eliminatorio B. Qualche miglioramento, seppur sensibile, lo si ebbe nel campionato successivo (edizione 1922-23).
L’allenatore inglese Bob Spotishwood è bravo ma non riesce a ridurre il gap dalle squadre di vertice. I campionati 1923-24 e 1924-25 valgono, rispettivamente, un terzo e un quinto posto. La politica d’investimento sui giovani non diede i risultati attesi e invocati dal presidente Enrico Olivetti.
Il 1926 segnò l’inversione di tendenza tanto attesa: il nuovo presidente divenne Senatore Borletti mentre in panchina sedette l’ex giocatore interista Árpád Weisz, ungherese di origine ebrea. Nel campionato 1926-1927 l’Inter arriva prima a pari merito con la Juventus nel girone A.
Ma nel turno finale chiudiamo al quinto posto. Non basta il nuovo centrattacco Powolny per tornare grandi ma precediamo il Milan e battiamo la Juve, sia a Milano che a Torino. Il campionato, vinto dal Torino, venne però giudicato nullo e lo scudetto revocato per illecito sportivo.
Nel 1927-1928 si arrivò ancora una volta nel girone finale ma stavolta i nerazzurri finirono al settimo posto. Questa stagione vide l’esordio del diciassettenne Giuseppe Meazza, che segnò 12 reti.
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