Evaristo Beccalossi nasce a Brescia il 12 maggio 1956. Brera, in modo affettuoso, lo chiamò Dribblossi. Fantasista molto tecnico era un virtuoso del dribbling e sapeva trovare, con grande naturalezza, l’assist vincente a beneficio dei propri compagni. Accadde che un osservatore dell’Inter Mereghetti rimase folgorato dal dribbling facile del promettente ragazzo e così ordinò a Mazzola di acquistarlo. Il suo gioco era estro, talento e fantasia. Si mise in mostra nelle giovanili del Brescia con le quali vinse il campionato Primavera edizione 1974-75. L’Inter si assicurò le prestazioni del futuro campione nel 1977-78. A Milano Beccalossi ritrova l’amico Spillo Altobelli e con lui forma uno straordinario tandem d’attacco.
Beccalossi è un’inesauribile fonte di gioco e non disdegna la battuta a rete; Altobelli finalizza e dentro l’area fa male. Gli inizi furono timidi; l’Inter, complice la grande storia e tradizione, genera paura e timori ma il Becca si gioca le sue carte e Bersellini si rende conto di aver trovato un grande regista, utile e prezioso seppur d’indole volubile. Con la maglia nerazzurra disputa ben 216 partite condite da 37 reti. Se il resto della squadra era l’orchestra Beccalossi era sicuramente il direttore. Sapeva tenere insieme e valorizzare le note di una musica che cambiava di continuo. Lo scudetto 1979-80 rappresentò uno dei momenti più belli della carriera del Becca e i due gol nel derby del 28 ottobre 1979, sotto la pioggia, costituirono una tra le esaltazioni massime dell’Inter di Bersellini. Due gol, entrambi di destro, per lui un mancino naturale. Prima un piattone, in mischia e in mezzo all’area, a raccogliere un prezioso cross di Pasinato; poi Muraro che in velocità s’invola verso il vuoto e serve la palla del due a zero a pochi metri dalla porta proprio ad Evaristo che non deve far altro che depositarla in gol.
Tutto in un terreno pesante e in un S. Siro ebbro di felicità; la Nord grata a lui per sempre. E comprensiva se è vero che neanche i due rigori sbagliati, contro lo Slovan Bratislava, nella stessa partita, incrinarono i rapporti tra la tifoseria e il loro beniamino. Quando Beccalossi trovava la giusta ispirazione era complicato fermarlo; le sue doti tecniche erano merce rara. Evaristo dava del tu al pallone e sapeva sempre imprimere ad esso la giusta traiettoria. Che fosse l’ultimo passaggio o un gol. Per Beccalossi il calcio era poesia e come tale cercava d’interpretarlo in campo. I giornalisti sportivi più accreditati reclamavano la convocazione del nerazzurro in Nazionale ma l’interista non riuscì mai a convincere Bearzot tanto che lo stesso selezionatore arrivò a preferirgli Antognoni ai Mondiali del 78′ in Argentina. Con la maglia dell’Inter vinse anche una coppa Italia nella stagione 1981-82 arrivando sino alle semifinali con il Real Madrid nella Coppa dei Campioni 1980-81. Il grande presidente Prisco quando parlava di Beccalossi diceva: “Lui non giocava con il pallone, era il pallone che giocava con lui. Lui non lo calciava, l’accarezzava riempiendola di coccole”.
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