Massimo, figlio di Angelo, succede a Pellegrini. Con lui si ha anche l’avvio di una vera e propria rivoluzione nei quadri dirigenziali; Giacinto Facchetti è il nuovo direttore generale e Sandro Mazzola è il direttore sportivo con Luisito Suarez capo degli osservatori. Moratti sembra avere le idee chiare e punta decisamente su alcune figure che fecero la storia della Grande Inter. Per provare a vincere di nuovo. In campionato l’Inter si classifica sesta e ottiene un posto in Coppa Uefa proprio all’ultima giornata.
Nell’estate del 95′ Massimo Moratti lavora animato da intenti di immediato rilancio.
La campagna acquisti arruola Ince, proveniente dal Manchester United, più due giovani argentini Rambert e Zanetti e un brasiliano Roberto Carlos. Il fronte delle cessioni segna due uscite importanti come gli olandesi Jonk e Bergkamp. L’attesa è grande ma il campionato si rivela deludente. L’unica soddisfazione degna di nota è l’imbattibilità nei derby contro il Milan (che diventerà campione d’Italia) ma una girandola di allenatori (Bianchi, Suarez, Hodgson) e una serie di prestazioni davvero mediocri ci consegnano, alla fine del torneo 95-96, un settimo posto che suona come un mezzo fallimento. Il ripescaggio in Coppa Uefa, grazie alle vittorie di Juventus e Fiorentina in Champions League e Coppa Italia, contribuisce a rendere meno amara la prima stagione morattiana ma non è sufficiente a stemperare il dispiacere e il malumore dei tifosi.
L’estate del 96′ è caratterizzata dall’ingresso della Pirelli nel capitale societario. Il versamento di quindici miliardi di lire da parte del colosso industriale garantì l’acquisto del 13,9 % del capitale azionario. Il risultato ultimo è quello di una società, quella interista, che dal punto di vista economico si rafforza con l’ingresso di un investitore importante. Ciò consentì una campagna acquisti ricca e ambiziosa. Djorkaeff, Angloma, Galante e ancora Sforza, Winter, Kanu e Zamorano. Djorkaeff che segna in rovesciata, quasi prendendo l’aereo, contro la Roma è nella memoria di tutti gli sportivi. In campionato occupiamo stabilmente la terza posizione alle spalle delle forti Juve e Parma. Niente sembra poter scalfire il predominio delle due compagini roppo superiori, come valori assoluti, rispetto a un’ Inter che non sembra aver trovato ancora il passo di una grande.
In coppa Uefa il cammino è invece ricco di soddisfazioni tanto che i nerazzurri raggiungono la finale contro i temuti tedeschi dello Shalke 04. All’andata, in Germania, perdiamo uno a zero. A Milano Zamorano segna e riequilibra la contesa; Hodgson e Zanetti trovano anche il modo di litigare prima di naufragare ai rigori. Il tecnico dopo due giorni si dimette; sostituito da Castellini nelle ultime due partite concludiamo il campionato al terzo posto. Nel luglio del 1997 Moratti affida le cure della beneamata a Gigi Simoni e per una cifra di circa cinquanta miliardi di lire acquista dal Barcellona il Fenomeno brasiliano Ronaldo. Il presidente non si ferma e non si risparmia; pur di vedere l’Inter competitiva apre il forziere e si assicura le prestazioni di West, Sartor, Moriero, Simeone e Recoba. L’inizio del massimo campionato è per cuori che amano. Quattro partite e altrettante vittorie. Primi in classifica, con Ronaldo che appare devastante; battiamo anche la Juve a S.Siro offrendo una buona prova di forza. Il finale del girone d’andata resuscita una parte della nostra atavica pazzia che permette alla Juventus di approfittarne per sorpassarci. La sfida con i bianconeri è aperta e combattuta. Sei vittorie consecutive ci portano a un solo punto dalla Juventus. Lo scontro diretto è fissato al Delle Alpi di Torino il 26 aprile in quella che diventerà una partita comunque storica. L’Inter deve vincere per dare lo strattone decisivo. Del Piero porta in vantaggio i torinesi al 21′ del primo tempo. Nel secondo tempo un contatto, in area juventina, tra Ronaldo e Iuliano viene ignorato dall’arbitro Ceccarini. E’ chiaramente calcio di rigore. Simoni contesta la decisione arbitrale, entra in campo visibilmente arrabbiato e viene espulso. Nella prosecuzione dell’azione viene concesso un rigore alla Juve. Del Piero s’incarica della battuta a rete ma Pagliuca respinge. L’Inter esce sconfitta dal confronto e il distacco dalla vetta diventa di quattro punti. La società si sentì derubata e i calciatori avvertirono tutto il peso di una decisione che li condannava a un epilogo ingiusto. Il resto della cronaca è quello di uno scudetto che finì nella bacheca della Juve, macchiato da una decisione arbitrale sconcertante.