Il 16 Maggio del 2009 l’Inter trionfava nuovamente in campo nazionale mettendo in bacheca lo Scudetto numero 17 della sua grandiosa storia.
Dopo aver conquistato il
16esimo titolo della storia dell'Inter, con
Roberto Mancini in panchina, il patron
Massimo Moratti vuole di più per la sua Inter. Non gli bastano i titoli nazionali, ora vuole conquistare l'Europa che conta, cercando di emulare i risultati sportivi che suo padre Angelo ha ottenuto più di 40 anni prima. La
Champions League diventa, così, l'obiettivo numero uno nella testa del presidente, e per far questo si rende necessario un cambiamento: fuori Mancini, allenatore che ha vinto tre titoli consecutivi in Italia ma ha fatto poca strada in Europa, e dentro
Josè Mourinho, tecnico portoghese emergente che ha conquistato la Coppa dalle grandi orecchie con la rivelazione Porto prima di fare grande il Chelsea di Abramovic.
La presentazione di Josè fù in grande stile. Era il 3 giugno 2008, quello del famoso "Pirla day", quando cioè José Mourinho, lo Special One come si era definito, si presentò alla stampa e ai tifosi nerazzurri come nuovo tecnico dell’Inter con una frase che ha fatto la storia del calcio e della comunicazione mourinhiana: "
Io non sono un pirla", in risposta ad un giornalista che aveva provato a chiedergli se Lampard potesse trovare difficoltà di inserimento in un campionato come il nostro.
L'Inter si apprestava a dare il via alla nuova stagione con il nuovo allenatore pronto a portarla sul tetto del mondo. La squadra venne confermata nei suoi interpreti principali:
Julio Cesar in porta,
Maicon e
Maxwell a sgaloppare sulle fasce,
Cambiasso e
Stankovic in mezzo al campo a disegnare geometrie di gioco, Ibrahimovic, Balotelli e Adriano a mettere il proprio nome sul tabellino dei marcatori, senza dimentica la grinta e il cuore di
capitan Zanetti. Il calciomercato non portò molto, limitandosi agli inserimenti di
Muntari,
Amantino Mancini, Ricardo Quaresma (si, proprio lui..) e
Victor Obinna.
Un avvio non da Top, prima della ripresa
Il campionato dei
nerazzurri non partì con il piede giusto, visto i punti persi in fase iniziale prima di arrivare anche alla sconfitta nella stracittadina. L’Inter sembra passeggiare a inizio autunno e fatica ad assimilare il 4-3-3, nuovo abito voluto da Mourinho. Ma con il tempo si distende e inizia ad inanellare un successo dopo l'altro. Sarà una vittoria sui bianconeri, qualche giornata dopo quel derby perso, a regalare la vetta della classifica agli uomini guidati dal tecnico portoghese, favoriti anche dal pareggio ottenuto dal Milan al Via del Mare contro il Lecce.
Una stagione ancora nel segno di
Zlatan Ibrahimovic, cui stavolta non serve l’acuto all’ultima curva (
vedi doppietta a Parma la stagione precedente), ma basta la continuità. La scossa, in realtà, arriva dopo la sfuriata di Mourinho nell’intervallo del match perso a Bergamo. In quell'occasione lo "stratega" Mou tocca le corde giuste insultando i suoi ("Squadra di m...", "Avete vinto uno scudetto in segreteria", "Ibra, non meriti nemmeno la metà dei premi che vinci") scatenando la reazione sperata, complice anche il passaggio a quel 4-2-3-1 che segnerà poi il Triplete l'anno successivo.
Ibrahimovic si scuote segnando a raffica. Vincerà anche il titolo cannonieri con i suoi 25 gol, precedendo di una lunghezza Di Vaio del Bologna e Milito del Genoa anche grazie a uno sprint finale, con 4 reti nelle ultime tre uscite (a scudetto già vinto) contro Siena, Cagliari e Atalanta.
Lo scudetto con un 3 a 0 al Siena
Sarà un 3-0 ad un Siena senza particolari motivazioni nè ambizioni a regalare all'Inter, questa volta sul campo del Meazza, il suo
17esimo scudetto. Un titolo già conquistato matematicamente vista la sconfitta del Milan a Udine. La squadra di Josè Mourinho si mette alle spalle di ben 10 lunghezze i cugini rossoneri e 13 la Juventus. Una passerella davanti ad un pubblico in totale delirio. I gol arriveranno grazie a Cambiasso, Balotelli e Ibrahimovic. E appare simbolico e assolutamente non casuale che la rete definitiva sia venuta proprio dallo svedese, goleador, leader, uomo-chiave e uomo-squadra dell'Inter. L'Inter, però, in campo europeo ha nuovamente fallito l'obiettivo, ma siamo ancora al primo anno di gestione di quello che, appena un anno più tardi, diventerà il tecnico capace di regalare un'emozione indescrivibile a tutto il popolo nerazzurro.