Un primo tempo inaccettabile, una ripresa al limite dell'eroismo. L'Inter torna con un punto dal Portogallo dopo aver giocato due partite in una e ora dovrà vincere l'ultimo match del girone, in casa con la Real Sociedad, per assicurarsi il primo posto ed evitare incroci pericolosi negli ottavi di Champions League. Dal campo del Benfica Simone Inzaghi esce con un 3-3 e un misto di dubbi e certezze.

Primo tempo sconcertante

La tripletta firmata da Joao Mario in poco più di mezz'ora ha certificato l'approccio a dir poco molle dei nerazzurri, scesi in campo in formazione ampiamente rimaneggiata. Ma il problema della prima metà della sfida, come ha poi dimostrato il secondo tempo, è stato più mentale che tecnico. I vari Bisseck, Asllani, Klaassen e Sanchez per lunghi tratti sono sembrati elementi totalmente estranei alla macchina quasi perfetta messa a punto da Inzaghi in questa prima parte di stagione. Una squadra lunga, imprecisa e incapace di tenere il campo dignitosamente è affondata sotto i colpi di un Benfica che, per quanto ancora a zero punti nel girone, dispone di giocatori dal pedigree internazionale che stasera si sono aggrappati all'unica motivazione rimasta, ovvero provare a fare bottino pieno per sperare nell'Europa League.

L'azzardo di Inzaghi

Nell'intervallo Inzaghi ha optato per una scelta che a prima vista è sembrata azzardata: confermare l'Inter due lasciando ancora a riposo tutti i titolari. Una decisione che ha pagato ricchi dividendi. I nerazzurri, gli stessi che nel primo tempo avevano offerto una prova sconcertante, hanno approcciato la ripresa con una determinazione feroce, segnando con Arnautovic, Frattesi e Sanchez (su rigore). Nel finale, complice l'ingresso di cinque titolari tra cui uno scatenato Thuram, l'Inter ha sfiorato la vittoria, ma il legno si è opposto alla girata di un altro subentrato, Barella.

Segnali da non sottovalutare

La trasferta di Lisbona ha dimostrato che Inzaghi ha tra le mani una rosa solida e anche abbastanza corposa per competere su tutti i fronti, ma ha anche sottolineato che la nemica più pericolosa per l'Inter è l'Inter stessa. Un paio di stagioni fa alcuni passaggi a vuoto furono fatali e regalarono lo Scudetto al Milan. Da allora la squadra è sicuramente maturata, come dimostra la reazione nel secondo tempo del "Da Luz", ma guai a sottovalutare il campanello d'allarme di stasera.