Ivan Zamorano è uno di quei giocatori iconici, magari non dotati del talento necessario per rientrare nel GOTA del calcio mondiale ma sicuramente
rimasto nel cuore di molti tifosi che hanno avuto la fortuna di ammirarlo giocare per o contro la propria squadra.
Bam-Bam, questo il suo soprannome, ha lasciato il segno ovunque sia passato durante la sua carriera, soprattutto al Real Madrid, all'Inter e con la nazionale cilena, di cui è
uno dei migliori marcatori con 34 gol dietro a Marcelo Salas, Edu Vargas e l'attuale interista
Alexis Sanchez.
La genesi di Bam-Bam: gli inizi in Cile e il rifiuto del Bologna
Nato a
Santiago nel gennaio del 1967, Ivan Zamorano comincia a giocare in patria, nel
Cobresal, con il quale esordisce in prima serie cilena a poco più di 18 anni. Durante la stagione 1987 viene prestato al Trasandino, in seconda serie cilena. Qui si cominciano a vedere i primi sprazzi di talento del giovane Ivan.
Segna 27 gol in 29 partite. Il suo fiuto del gol è impressionante ed è un attaccante molto completo. Una caratteristica spicca su tutte: nonostante sia alto 178 cm, tutt'altro che una pertica,
il suo colpo di testa è letale per le difese avversarie. La sua elevazione raggiunge altezza irraggiungibili grazie ad un'elevazione fuori dal normale, allenata fin da piccolo quando un giovane Ivan cercava di colpire con la testa un lampadario che aveva in casa.
Nel 1988 sbarca per la prima volta in Italia: il Bologna ha messo gli occhi su di lui e effettua un provino per qualche giorno. Dopo un buon inizio però Ivan viene scartato poiché ritenuto troppo acerbo. Inutile dire che i rossoblu si stiano ancora oggi mangiando le mani per questo.
Il trasferimento in Europa: San Gallo e Siviglia
Nonostante la delusione bolognese Zamorano non si dà per vinto e, nell'estate
1988 firma con gli svizzeri del San Gallo. In Svizzera passa due stagioni di altissimo livello in cui segna
37 gol in 61 presenze guadagnandosi nel 1990 la chiamata dalla Liga spagnola, al Siviglia.
Nelle due stagioni successive dal 1990 al 1992 Zamorano segna rispettivamente 9 e 12 gol in campionato. Le buone prestazioni in terra andalusa gli
valgono la chiamata al Real Madrid che lo acquista per aggiunger un freccia ad un parco attaccanti di tutto rispetto che vantava nomi come Michael Laudrup, un giovane
Raul, Luis Enrique e Emilio Butragueño.
I quattro anni al Real Madrid
La stagione 1992-1993 è quella della consacrazione per Bam Bam che vince la Coppa di Spagna, la Supercoppa e segna in Liga bn 26 gol in 34 partite. Due anni dopo si ripete nel 1994-1995 quando furono
28 le marcature in 38 partite, laureandosi pichichi (capocannoniere) del campionato e vincendo la Liga davanti al Deportivo La Coruña.
Sempre nel 1995, il cileno vinse il premio di calciatore straniero dell'anno militante nel campionato spagnolo e passa alla storia per il clasico del 7 gennaio 1995, quando il Real Madrid vinse sugli odiati rivali del Barcellona rifilandogli una
storica manita e tre dei cinque gol furono segnati da Zamorano. Non contento, il cileno mise anche lo zampino nei restanti due gol di Luis Enrique e Amavisca.
Dopo quattro anni di carriera ai blancos, con 103 gol in 178 partite, la dirigenza dei reali decise che fosse il momento di cambiare e perciò fu ceduto all'Inter per 4 miliardi di lire nell'estate del 1996.
L'arrivo all'Inter: la storica maglia 1+8
Durante la sua militanza all'Inter, Zamorano abbassò le sue medie realizzative, frutto anche di un campionato estremamente difensivista e competitivo come era la Serie A di allora.
Ma non sono stati i gol a far entrare Zamorano nel cuore di tutti gli interisti. Va detto che comunque mise a segno 41 gol in 5 stagioni, ma quello che colpì i tifosi nerazzuri furono la foga, la grinta e lo spirito combattivo che Ivan riversava in campo ogni volta che giocava. Un vero e proprio pitbull che i tifosi ricordano ancora con tanto affetto.
Il primo anno giocò con la maglia numero 9 e andò vicino alla conquista della Coppa UEFA, quando sbagliò il rigore nella doppia finale con lo Schalke 04. L'anno dopo, il 1998,
la vittoria della Coppa UEFA arrivò davvero, con Zamorano protagonista del primo gol nella finale tutta italiana contro la Lazio. Sarà nella terza stagione a Milano che la sua maglia diverrà iconica. Con la richiesta di Ronaldo il Fenomeno di passare alla numero 9, Zamorano dovette accettare di malavoglia.
Ma trovò un trucco che l'avrebbe consegnato alla storia.
Il cileno decise infatti di scendere in campo con la fantomatica
maglia numero 18 con un più in mezzo: 1+8 per far capire che lui al numero 9 non avrebbe rinunciato così tanto facilmente. La mossa divenne geniale anche dal punto di vista del marketing visto che la maglia del cileno fu una delle più richieste durante quell'annata, tanto che la Nike stessa cominciò a stampare le maglie con il + già stampato di fabbrica.
La chiusura della carriera
Zamorano lasciò l'Inter nel 2001 e chiuse la carriera prima all'America di Città del Messico e poi, infine, in patria al Colo-Colo. Il suo addio al calcio avvenne davanti al Santiago Bernabeu, quella città che tanto gli aveva dato, prima di un derby Real-Atletico. Tre giorni dopo fu la volta di San Siro dove fece un giro d'onore davanti ad uno stadio in festa per lui.
A dicembre 2003 organizzò una partita d'addio a Santiago, casa sua, davanti a 60mila spettatori. A quella partita presero parte anche Ronaldo, Valderrama, Butragueño e Javier Zanetti, compagno di tante battaglie. Lasciò il calcio pronunciando queste parole:
"Per me è difficile abbandonare il calcio, che mi ha dato tanto. Spero di essere ricordato come un lottatore, un guerriero e anche come una buona persona, oltre che un buon giocatore".
Questo è stato Ivan Zamorano: uno degli attaccanti più sottovalutati degli ultimi 50 anni di calcio. Una vera icona cilena che ha fatto felici migliaia di tifosi di tante squadre in giro per il mondo. Per gli interisti Ivan avrà sempre un posto speciale nel cuore: Per sempre,
1+8, Ivan Zamorano.