È sempre spiacevole trovarsi a parlare di arbitraggio. Lo è soprattutto nell'epoca in cui la tecnologia arriva in aiuto degli arbitri, per scongiurare eventuali errori da campo. Quello che ci si auspicava nel 2017, anno di introduzione del Var nel campionato italiano, non si è certamente realizzato. Quasi ogni settimana ci troviamo a discutere di episodi diversi in cui la tecnologia o non è intervenuta o lo ha fatto male. Da questa stagione c'è stata una grande svolta per mettere a tacere le polemiche. Infatti dopo l'ultima partita di ogni giornata di Serie A, va in onda "Open Var" su Dazn. Durante il programma, Gianluca Rocchi fa ascoltare i dialoghi del Var della settimana precedente, commentando il modus operandi dei suoi uomini e spiegando le logiche adottate. Non sono rare le occasioni in cui gli ospiti in studio, spesso ex calciatori che hanno calcato i campi per anni e anni, dissentono dalle opinioni del designatore arbitrale. Proprio da questo, viene naturale provare a chiedersi perché non si riesca a trovare una quadra per mettere a tacere tutte le polemiche, specialmente ora che c'è la tecnologia in aiuto all'uomo.
Il caso dei falli di mano
Nelle ultime due settimane i
falli di mano in area di rigore l'hanno fatta da padrone, con tre episodi del tutto simili ma diversi per dinamica e avvenuti ciascuno in partite differenti.
Il primo è quello più in là nel tempo. L'episodio è avvenuto al minuto 73 di
Milan-Fiorentina, gara valevole per la 15esima giornata di Serie A. Dall'interno dell'area di rigore
Sottil, esterno dei Viola, conclude a rete e trova l'opposizione del milanista
Loftus-Cheek. L'inglese però nel respingere devia col petto il pallone, che finisce per carambolare sul braccio largo del giocatore difendente. Tante polemiche della Fiorentina e rigore non assegnato.
Carlo Gervasoni, ospite a Open Var al posto di Gianluca Rocchi, parla di episodio complicato da valutare. L'ex arbitro
Luca Marelli sottoscrive, dicendo che se l'arbitro avesse dato rigore, nessuno avrebbe avuto da lamentarsi.
Il secondo episodio è avvenuto una settimana dopo il primo, durante
Genoa-Juventus. Al minuto 52 l'esterno della Juventus
Cambiaso trova il fondo e prova il cross teso a mezz'altezza. Il difensore del Genoa,
Bani, prova a rinviare in calcio d'angolo. In un primo momento prende il pallone con la coscia, ma subito dopo schizza sul braccio, largo per consentire il movimento. Rigore non dato e polemiche della Juventus. Marelli fin dal primo momento interviene dicendo che sarebbe stato giusto fischiare rigore.
L'ultimo episodio, di cui si è parlato meno, è avvenuto nella stessa giornata di Genoa-Juventus, durante
Lazio-Inter. Al minuto 21 un pallone arriva docile in controllo di
Gila della Lazio. Il difensore vede arrivare da lontano il pallone e ha tempo per calcolarne la traiettoria. Incredibilmente, sbaglia in un primo momento il controllo col petto e corregge la traiettoria del pallone col braccio in piena area di rigore. Nessun rigore fischiato e polemiche dell'Inter. In base alle spiegazioni precedenti, ci si aspetterebbe che il parere di Marelli orbiti tra il giudicare l'episodio come difficile e l'essere un calcio di rigore non fischiato, soprattutto considerando che in questo caso il difensore ha ampiamente avuto il tempo per ponderare il movimento e leggere la traiettoria del pallone. Invece, a sorpresa, per Marelli non sarebbe stato corretto fischiare il rigore. Si tratta di
auto-giocata e siccome il difensore era da solo non può essere fischiato nessun fallo a suo sfavore. Non solo:
l'ex arbitro ci tiene a specificare che se la stessa dinamica fosse successa con un cross o un tiro, sarebbe stato rigore.
Tre episodi simili, con il pallone che schizza da una parte del corpo verso il braccio, hanno avuto tre interpretazioni diverse. In tutto ciò le polemiche vanno avanti. Questo tipo di giocata è avvenuta tre volte nel giro di due settimane, come è possibile che non ci sia una linea guida per prendere una
decisione oggettiva in questo caso? E soprattutto, pare una follia che sia più rigore una mano larga per proteggersi da un tiro o per coordinarsi per respingere un cross, che una per controllare un pallone leggibilissimo e senza nessuno attorno. La riflessione nasce anche considerando l'essenza del gioco, i primi due sono movimenti naturali per impedire una giocata dell'avversario, mentre il terzo è un gesto tecnico ampiamente sbagliato.
Il fallimento di Open Var
Open Var, come già detto, è stata una grandissima svolta nel mondo della comunicazione. La presenza ogni weekend di una figura come quella di Rocchi, che spiegasse la lettura degli episodi e il modo in cui gli arbitri agiscono, pareva una grande occasione di capirci di più. Era (ed è) un'
opportunità di far appassionare i bambini al mondo arbitrale, spingendoli a entrare a far parte di quel mondo, anche considerata la carenza che si registra oggi. Tutte queste attese sino ad ora sono state disilluse. Ogni puntata pare la giustificazione agli errori che si ripetono di settimana in settimana, senza mai fornire spiegazioni concrete di come analizzare un episodio dubbio, facendolo rimanere tale e aumentando ancora di più le polemiche.
Gianluca Rocchi spesso si lascia andare ad un appello: "
Gli arbitri sono al pari degli atleti e in quanto tali sono liberi di sbagliare". Avete mai sentito un atleta vincente dire a sé stesso che in fondo può sbagliare anche qualcosa? Lo sport insegna a sbagliare e a ripartire dagli errori. La classe arbitrale non pare imparare, anzi, pare essere risucchiata all'interno dei suoi sbagli, trovandosi a iterarli per non ammettere che c'è qualcosa che non funziona.