Mkhitaryan a Frog Talks. Nella nuova puntata del podcast
Frog Talks condotta da
Andrea Ranocchia, l'ospite è stato uno dei protagonisti di queste stagioni
nerazzurre sotto la guida di Simone Inzaghi:
Henrikh Mkhitaryan. L'
armeno si è raccontato ai microfoni dell'
ex difensore e capitano nerazzurro e, dalla lunga chiacchierata, sono emersi diversi aspetti personali che contraddistinguono il ruolo del numero 22 sia in campo che fuori.
Mkhitaryan: "Finché posso devo giocare per non avere rimpianti"
Per tutti i tifosi
nerazzurri è l'armeno che va come un treno. Lui che ha iniziato da attaccante esterno e nel tempo è stato spostato verso l'interno del campo perchè, secondo gli altri, la velocità stava diminuendo. Lo stesso centrocampista nerazzurro sa che il calcio è cambiato e anche le sue caratteristiche si sono adattate. La sua intelligenza in campo gli permette sempre di fare la giocata giusta nel momento giusto, sia con velocità che senza. Ha raccontato la sua esperienza in Brasile, al
Sao Paulo, e quella in Ucraina con mister
Lucescu di cui conserva un grandissimo ricordo. Passando poi per
Dortumd in cui ha lavorato con due allenatori come
Klopp e
Tuchel che, nel tempo, sono riusciti a vincere la
Champions League con altri club, trofeo che lo stesso
Mkhitaryan ha sfiorato lo scorso anno con l'Inter. Una carriera fatta di tante squadre e campionati diversi, sia nell'ambiente che nello stile di gioco.
Ogni campionato, per lui, ha rappresentato una difficoltà, ma quello che gli è rimasto di più nel cuore è quello italiano.
Roma e
Milano sono i posti in cui si è trovato meglio e, proprio l'
Inter, potrebbe esser la squadra in cui terminare la sua importante carriera.
Mkhitaryan, però, parla chiaro: giocherà finchè può, per non avere rimpianti.
Mkhitaryan: "Dal primo giorno mi sono sentito come se fossi sempre stato qui"
L'intervista va avanti parlando dell'arrivo all'
Inter e del rapporto speciale con i compagni che, come anche riferito dallo stesso
Ranocchia, spendono sempre belle parole per l'
armeno. Aggiugne come i primi giorni in
nerazzurro fossero come già "vissuti", come se fosse sempre stato li, con quei compagni, con quello staff, con quei tifosi e in quello stadio. Un rapporto nato bene e che continua ancora meglio. Si parla anche dei momenti di difficoltà, quelli che non sembrano toccare il centrocampista
nerazzurro che, invece, afferma come in difficoltà durante i match ci va, eccome, ma è il modo in cui reagisce agli stessi a fare la differenza: "
Cerco di non mollare perché poi è difficile rientrare in partita. Non sono uno che urla tanto, ma con la corsa, con la volontà, con una semplice azione provo a dare messaggi ai compagni perché diano il massimo".
Lautaro, Barella, Inzaghi e il futuro
Le domande si fanno sempre più specifiche sull'ambiente
nerazzurro, sul
Lautaro capitano e sulla sua capacità di trascinare i compagni a suon di gol e prestazioni. Su
Barella che, anche senza fascia, lascia intendere a tutto il gruppo di essere uno dei leader indiscussi di questa squadra. Su
Inzaghi, definito bravissimo e capace di scherzare quando c'è da scherzare ed essere serio quando c'è da essere seri. Il tecnico piacentino viene ritenuto abile sopratutto a motivare un gruppo già consapevole della propria forza e capace di creare il feeling giusto con tutti. In chiusura uno sguardo la futuro, dove
Mkhitaryan non si vede assolutamente in panchina e, probabilmente, neanche nel mondo del calcio. Le sue priorità saranno la vita extra calcio e la famiglia.