Il verdetto di Nyon ha parlato: agli ottavi di finale di Champions League sarà Inter-Atlético Madrid. L'andata a San Siro il 20 febbraio e il ritorno, in terra spagnola, il 13 marzo. Se esistesse una Dea Bendata ad agire da meccanismo regolatore del sorteggio, non avrebbe potuto scegliere sfida più affascinante di questa. Da una parte Simone, con la sua Inter impenetrabile fortino d'Europa, dall'altra Simeone, che ha raggiunto i maggiori traguardi da tecnico proprio grazie alle sue difese di ferro.

In principio era la Lazio

Ad unire le sorti di entrambi, c'è innanzitutto un minimo comune denominatore chiamato Lazio: Inzaghi ha vestito il biancoceleste per 440 volte complessive – 196 da calciatore e 244 da allenatore –, mentre Simeone è sceso in campo con gli aquilotti per 136 volte, conquistando anche lo storico Scudetto "del Secolo" nella stagione 1999/2000. Da aggiungere che proprio la Lazio è stata rivale del Cholo nella fase a gironi di Champions: 1-1 nella gara di andata grazie all'incredibile gol a tempo scaduto del portiere Provedel e 2-0 per i Colchoneros nel ritorno, a blindare il primo posto nel gruppo.

Garra a tinte nerazzurre

Altro punto in comune tra i due tecnici è proprio l'Inter. Simone Inzaghi allena l'Inter dal 2021 e, con il passare del tempo, ha tirato fuori il suo carattere da condottiero. Si fida ciecamente dei suoi, si assume la responsabilità delle proprie scelte e, allo stesso tempo, sa difendere il proprio gruppo quando sbaglia. Per il successo, giura Inzaghi, servono pazienza e perseveranza. E morale in alto: «Voglio vedere sorrisi» ha detto dopo il deludente pareggio contro la Real Sociedad che è costato il primo posto nel girone. Quando il Cholo viene acquistato dall'Inter nel 1997, un trascinatore lo è già. Sarà fondamentale per la vittoria nerazzurra della Coppa UEFA del 1998. Vi ricordate il nome dell'altra finalista? Era la Lazio, la squadra che successivamente decise di puntare su quel centromediano tutto garra e intensità. Altre somiglianze con Simone che emergono anche in panchina. Quella mentalità del non mollare mai, qualunque cosa accada, è per entrambi il prezzo – a volte anche amaro – della competizione.

Cholismo e trasformazione

Se parliamo di schemi e di princìpi di gioco, l'Inter e l'Atlético non si sono mai somigliate così tanto come quest'anno: giocano entrambe il 3-5-2, per sfruttare a pieno le doti tecniche e fisiche degli esterni. I veri motori delle due squadre sono però a centrocampo, mescolanze di tecnica e qualità, mentre gli attacchi cercano sempre spunti sulla profondità. Il tanto vituperato Cholismo, però, non è sempre stato così. Si diceva fosse un'efficace evoluzione del catenaccio, killer dello spettacolo del gioco del calcio, invece è molto di più: è mentalità e trasformazione. I colchoneros sono più spregiudicati oggi rispetto al passato, concedendo qualche spazio in difesa. Del resto, sapersi adattare alle caratteristiche dell'avversario è una prerogativa irrinunciabile sia per Inzaghi che per Simeone. Un quid pluris che mette al centro della questione il fattore competitività.

Mentalità

L'ultimo punto in comune riguarda l'incredibile abilità dei due allenatori nelle gare a eliminazione diretta, nelle "Road to the Final". Sono passati un po'di anni da quando Simeone portava il suo Atlético in finale, mentre il gruppo di Inzaghi è ancora scottato dall'atto conclusivo della scorsa edizione contro il Manchester City. Una finale, peraltro, giocata con quella mentalità tipica del Cholismo dei bei tempi. Per riassumere la relazione fra Simone e Simeone, ci viene in aiuto un bel brano dei Tiromancino del 2001: «Due destini che ci uniscono, stretti in un istante solo». Condottieri dei propri gruppi dalla mentalità vincente.