Inter 2010 vs Inter 2024. Sembra passata un'eternità dalla stagione 2009/2010 ed effettivamente sono già trascorsi 14 anni da quella strabiliante annata che ha incoronato l'Inter su tutti i fronti: il 5 maggio ha vinto la Coppa Italia, il 16 maggio ha trionfato a Siena vincendo il campionato e il 22 dello stesso mese ha battuto 2-0 il fortissimo Bayern Monaco nella notte di Madrid aggiudicandosi la Champions League, poi il 21 agosto ha vinto la Supercoppa italiana e in più ha vinto il Mondiale per Club nel mese di dicembre, ma questa è un'altra storia.
L'impronta che ha lasciato Josè Mourinho nella storia del club nerazzurro è di certo una delle più preponderanti, sia perché ha vinto tutto quello che c'era da vincere, sia per il suo atteggiamento iperbolico davanti ai microfoni. La sua intelligenza e la sua ironia gli hanno permesso di creare una bolla intorno ai suoi giocatori, i quali ha sempre difeso a spada tratta, lanciando provocazioni che gli hanno concesso di distrarre l'altro, scegliendo appositamente e con cura l'obiettivo da centrare.
Il modulo di Mourinho
La storia del trionfo dell'Inter nel 2010 è nata da una semplice operazione avvenuta nell'estate del 2009, quale? L'addio del giocatore più forte in squadra: sembra un paradosso, ma l'addio di Zlatan Ibrahimovic ha gettato le basi. Con un affare da 69 milioni di euro lo svedese era approdato al Barcellona, e a fare il viaggio inverso era lui: Samuel Eto'o. Oltre a questa operazione fondamentale di mercato ne susseguirono altre che portarono alla costruzione di una squadra letale, ad esempio Sneijder, Milito, Thiago Motta.
L'Inter di Mourinho del 2009/2010 ha cominciato a giocare con il 4-3-1-2, dominando da subito il campionato e accennando qualche fatica già nei gironi di Champions League, in cui passò come seconda dietro al Barcellona. Se dunque in Serie A Mourinho poteva appoggiarsi su individualità fuori scala per imporsi sull’avversario di turno, in Europa emergevano in maniera ancora più palese i limiti di un 4-3-1-2 che cambiò in 4-2-3-1 e alla fine della stagione si tramutò in un 4-3-3 con due punte ai lati di Milito.
La sola certezza che il tecnico portoghese ha portato sempre avanti senza mai cambiare è stata la difesa a quattro, questo perché con un blocco composto da quattro difensori e due centrocampisti, era capace di costruire un fortino inespugnabile a ridosso dell’area.
I nerazzurri, che pure avevano cambiato forma rispetto alla stagione 2008/2009, rimanevano una squadra ferocemente diretta, capace di intendersi velocemente e andare subito in profondità, grazie a due sintetizzatori come Thiago Motta e Sneijder, che comprimevano il tempo delle giocate con dei tocchi di prima.
Il modulo di Inzaghi
Proprio come l'inizio dell'era di Mourinho sulla panchina nerazzurra, anche quella di Simone Inzaghi aveva dettato qualche perplessità, ma la differenza tra i due allenatori era che il primo già conosciuto a livello internazionale, aveva dovuto cambiare modulo per necessità, mentre il secondo arrivato nel club milanese con qualche trofeo ma senza una vittoria di un campionato di Serie A, ha imparato a gestire i suoi giocatori creando una macchina da gol perfetta che ormai gioca a memoria.
L'Inter di mister Inzaghi gioca con il 3-5-2, stesso modulo che il tecnico aveva adottato alla Lazio e dunque in un certo senso lo potremmo definire come una sorta di marchio di fabbrica.
La grande differenza tra l'Inter del Triplete e quella di questa stagione è sicuramente la difesa. Difendendo a tre si lavora molto sulla capacità di gestione del possesso e di attesa, inoltre permette ai due difensori laterali di destabilizzare l’organizzazione difensiva con la creazione di possibili linee di passaggio aperte.
Analogie tra le due Inter
Se dunque l'Inter del 2010 e l'Inter di Simone Inzaghi corrispondono a due moduli completamente diversi, anche per quanto riguarda le punte poiché Mourinho per un periodo prediligeva l'unica punta mentre Inzaghi ne vuole sempre due, ci sono anche tante analogie tra queste due squadre e la più lampante è l'idea di forza che rendono in campo.
Sebbene l'Inter del Triplete giocasse in maniera diversa in Serie A e in Champions League, quando gli undici scendevano in campo giocavano un calcio energico, rispettoso e predominante tanto da rendere incancellabile, anche dal punto di vista tattico, quell'annata meravigliosa.
La stessa energia è quella che vediamo nei ragazzi di Inzaghi che ormai giocano a memoria, concedendo pochissimo agli avversari e riuscendo comunque a rendere ad alti livelli anche quando non sono brillanti. Questo perché il lavoro e la dedizione che impiegano ad Appiano Gentile è supervisionata da un tecnico di grande spessore, come allora era José Mourinho.