Pavard tuttofare: l'analisi della partita e i numeri del difensore. La prestazione sontuosa di
Benjamin Pavard scaccia le critiche di quei tifosi ancora convinti che l'Inter abbia pagato il difensore a prezzo d'oro. L'ex Bayern ha non solo dimostrato di valere quei famigerati
30 milioni – l'esborso più cospicuo del calciomercato nerazzurro la scorsa estate –, ma di rappresentare, in tutto e per tutto, quel difensore moderno che ben si adatta al gioco di mister Inzaghi. Perché
Benjamin cuore nerazzurro non è solo difesa: la sua rovesciata da cartolina Panini che ha ispirato l'autogol di Gatti – già spopolano le immagini a confronto con l'iconica acrobazia del centromediano Carlo Parola, scelta dalla ditta di figurine come simbolo – rivela che, ormai, riveste a pieno titolo il ruolo di
tuttocampista. Sono i numeri della sua partita a dimostrarlo.
Pavard tuttofare: l'analisi e i numeri
Dal punto di vista numerico, la partita di Pavard assomiglia a quella dell'altro braccetto del trio difensivo,
Alessandro Bastoni. I due hanno giocato rispettivamente 82 e 83 palloni nel corso dell'intera gara, più di
Mkhitaryan (67) e quasi come
Barella (87). Da sottolineare, per entrambi, anche l'altissima percentuale di precisione al passaggio sopra al 90%. C'è però un dato che fa emergere il francese con maggiore risalto:
Pavard è stato il terzo nerazzurro per indice di verticalità, quell'indicatore – calcolato sui passaggi riusciti – che esprime la tendenza di un giocatore a superare le linee di pressione avversarie.
Benji sembrava ovunque, perché oltre a rendersi protagonista della rovesciata ha anche assistito i compagni, spesso e volentieri, da posizione piuttosto avanzata. Il francese ha corso per
11,65 km e la sua
heatmap lo situa un po'dappertutto, presente nella fase arretrata tanto quanto in costruzione offensiva.
Infine, contro la Juventus è emersa quella mentalità difensiva di un campione del mondo: non ha fatto vedere palla al giovane fantasista
Yildiz e ha messo una pezza decisiva nell'occasione bianconera più pericolosa, quella chiusura dopo il primo controllo difettoso di
Vlahović. I segni di una battaglia condotta in totale sicurezza.