Il turnover che piace ad Inzaghi: dentro Inter-Stella Rossa
La sfida di Champions League contro la Stella Rossa termina 4 a 0 per l'Inter: Simone Inzaghi mette in campo un ampio turnover.
La punizione di Calhanoglu, i due assist e il primo gol di Taremi, le reti di Lautaro e Arnautovic - momenti salienti che non rendono completamente giustizia alla vittoria di ieri sera della formazione di Simone Inzaghi.
Inter-Stella Rossa, match valido per la seconda giornata di Champions League, è anche l'esempio e la testimonianza di una squadra profonda. Il manifesto di un turnover che (ci) piace.
La vittoria del turnover inzaghiano
La nuova stagione calcistica porterà le squadre a dover affrontare un calendario pieno e fitto di impegni, tra campionati, coppe nazionali ed europee e soste per le nazionali. Le rotazioni, dunque, sono d'obbligo per gran parte dei top club dei maggiori campionati.
L'Inter, chiaramente, non è esente da questa condizione: la nuova formula della Champions League mette più partite nella fase a gironi - anzi, a girone unico. Ieri, i nerazzurri Campioni d'Italia hanno dovuto affrontare la seconda partita (sulle otto totali più eventuali spareggi) della competizione targata UEFA: a San Siro, si presenta la Stella Rossa.
Sfida che, nonostante la disparità di livello tra le due compagini, non va presa sottogamba. L'Inter, però, si presenta con un turnover per la sfida contro i serbi. Sommer in porta; Pavard, De Vrij (al posto di Acerbi) e Bastoni in difesa; esterni affidati a Dumfries (preferito a Darmian) e a Carlos Augusto (per far rifiatare Dimarco).
Il reparto di centrocampo vede Mkhitaryan e Zielinski impiegati insieme come mezz'ali (Frattesi in panchina, mentre Barella è ancora indisponibile), mentre Calhanoglu è il vertice basso. Attacco inedito dal primo minuto: Arnautovic in coppia con Taremi, mentre la ThuLa si riposa in panchina.
Un ampio turnover che, però, non fa mancare nulla alla formazione del tecnico piacentino. Le rotazioni hanno portato ad un risultato netto e ad una prestazione da grande squadra. Una partita che non andava sprecata, anzi che bisogna sfruttare per i conti alla chiusura della fase a girone della Champions.
La difesa rimane solida con De Vrij che ha dovuto gestire il fisico di Ndiaye e le scorribande del giovane talento Maksimovic. Esterni impiegati poco in questa partita, ma che hanno dato il proprio apporto sia in fase difensiva che in fase di costruzione.
In mezzo al campo, invece, arrivano delle risposte decisamente più nette: tanta qualità e visione di gioco (la stessa che porta all'1 a 0 di Hakan Calhanoglu su calcio di punizione). Soluzioni che si potrebbero rivedere nel corso di questa stagione lunga e piena.
La grande prestazione di Arnautovic e il primo gol di Taremi
Ciò che emerge, però, da questo sonoro 4 a 0 che regala all'Inter i primi tre punti in Champions League (salendo a quota 4, contando il pareggio nella prima giornata contro il Manchester City) è la prestazione che la coppia d'attacco titolare ha messo in campo.
Una scelta che, in caso di risultato negativo o forse non così proficuo a livello realizzativo, avrebbe potuto portare una pioggia di critiche a mister Inzaghi e ai giocatori. Invece, su questo risultato schiacciante ci sono le firme decise e decisive di Marko Arnautovic e Mehdi Taremi.
Proprio il primo, già nel primo tempo, si vede annullato un gol per fuorigioco. Ma si rende protagonista di grandi azioni: suo un passaggio chiave che libera Mkhitaryan, che viene fermato dal portiere israeliano Glazer. Nel secondo tempo, il centravanti austriaco si prende qualche fischio per aver rallentato la giocata: immeritati, visti l'impegno e le giocate che Arnautovic ha messo in campo.
Il malumore di San Siro viene estinto proprio da un suo gol, frutto di un pressing ed un recupero palla del compagno di reparto, il quale gli regala l'assist per il 2 a 0. Pochi minuti dopo, Arnautovic ha l'opportunità di segnare il 3 a 0, ma viene fermato dall'estremo difensore della Stella Rossa.
L'austriaco lascia il campo ad un ritrovato Lautaro Martinez. Ma la stella che brilla in questa notte di Champions è Taremi. L'iraniano ex-Porto, con l'ennesimo recupero, serve prima l'assist per il 3 a 0 del Toro argentino; poi costruisce l'azione che porta al fallo di rigore sullo stesso capitano nerazzurro - il quale regala a Taremi il rigore. Il classe ‘92 segna il suo primo gol con la maglia dell’Inter e vince il premio di migliore in campo.
Riecco il gruppo!
In questo inizio di stagione era mancata un po' la dimensione da squadra unita e affiatata, almeno all'apparenza, che ha fatto la differenza la scorsa stagione. Lo stesso Simone Inzaghi ha rimproverato di non esserlo stato nella sconfitta nel derby contro il Milan - dove veniva a manifestarsi anche la stanchezza ed un ritardo nel ritrovare una condizione fisica ottimale.
Inter-Stella Rossa è anche il ritorno di quell'immagine bellissima che i Campioni d'Italia hanno abituato a regalare ai tifosi e al calcio: un gruppo unito, la fiducia reciproca nelle giocate (basti vedere quanti palloni ha giocato lo stesso Taremi, non in area di rigore ma su tutto il campo), il senso di sacrificio in fase difensiva e la ricerca di un compagno libero per il gol.
L'immagine di Nicolò Barella e Tajon Buchanan, indisponibili, presenti allo stadio, è l'esempio. A cui si collega il gesto dentro il campo del capitano Lautaro Martinez. Un periodo di astinenza dal gol che è terminato con la doppietta ad Udine: i gol gli potranno dare la fiducia per essere devastante come sempre.
Ma il gesto più bello è quando offre il calcio di rigore - preso dallo stesso Toro - al compagno Taremi, alla ricerca del primo gol in questa sua nuova avventura. Sarà, poi, l'iraniano che nel post-partita parla del gesto ringraziando il compagno e affermando sul fatto che sia il “suo” capitano. Poi con una frase sentenzia: “All'Inter, siamo una famiglia”. Uno spogliatoio che ritorna a sorridere (come aveva fatto già nel 3 a 2 all'Udinese), dove lo stesso Taremi viene celebrato da Frattesi e Arnautovic.
Una famiglia che trascende anche il tempo e si concretizza nella storia nerazzurra, come testimonia l'immagine evocativa di Lautaro a colloquio con Diego Milito a bordocampo dopo la partita.