Molti soprannomi sono stati coniati per lui, ma quello che rende perfettamente l’idea di chi stato Paolo Maldini è "History maker"! Ed è quello che ha fatto nella sua lunga carriera. Ha stabilito una infinita lista di record e ha raggiunto traguardi difficilmente superabili che cercheremo di elencare in seguito, ma prima cerchiamo di capire come nacque il “fenomeno” Maldini. Nato a Milano nel 1968, figlio di un’altra icona del calcio milanese e milanista, Cesare Maldini, primo italiano ad alzare la Coppa dei Campioni nel 1963 a Wembley, crebbe in una famiglia numerosa, ha tre sorelle più grandi e due fratelli più piccoli, la classica famiglia felice di quegli anni. In casa il calcio, nonostante il padre fosse professionista di fama internazionale, non era la priorità. Educazione, rispetto e lavoro erano i principi cardine sui quali i Maldini crescevano. Il padre non ha mai seguito, né spinto il figlio a seguire le sue orme, anzi si narra che tutti i membri, tranne Cesare, fossero a conoscenza delle qualità innate e già al tempo cristalline del giovane Paolo. Era il 1978 e su spinta della famiglia Cesare accompagnò Paolo al primo provino a Milanello. Cesare non presenziò a tale provino, ma due ore dopo Paolo firmava il cartellino che lo legava alla società rossonera, nonostante a quell’epoca fosse tifosissimo di Bettega e della Juventus. La trafila delle giovanili, tra voci di scherno per via del cognome, non lo influenzarono e attraverso tutte le categorie fece sempre parlare il campo. Tanto fece bene che all’età di sedici anni a Udine, l’ex “barone” del calcio italiano, Nils Liedholm, lo fece esordire in serie A. Da quel momento ha disputato 902 partite con l’unica maglia di squadre di club che ha indossato, il Milan. L’unica altra casacca indossata è quella azzurra della Nazionale per 126 volte. La vita calcistica di Paolo è passata attraverso vari allenatori che ne hanno plasmato le caratteristiche. Sacchi lo fece diventare il miglior terzino sinistro del mondo sfruttando l’enorme prepotenza fisica, Capello lo fece migliorare tatticamente dandogli libertà di scegliere quali erano i momenti in cui essere devastante. Ancelotti fece tesoro del lavoro dei due precedenti, raccolse il miglior Maldini e lo mise al centro della difesa, che poi con Nesta formò la coppia di centrali migliore della storia. Forza fisica, destro naturale ma estrema facilità a usare il sinistro, tecnica sopraffina, stacco di testa imperioso, abilità nel recupero difensivo impressionanti, lo hanno portato a essere considerato uno dei migliori difensori della storia. Il giocatore, di per sé di livello assoluto, è stato reso ancor di più unico dalla sua testa e dai suoi valori. Concentrazione e dedizione al gioco sono stati totali e il fatto di essere fedele alle proprie idee più che a quelle generalizzanti del calcio lo hanno reso unico, tanto che la famosa testata francese “Equipe” ebbe a scrivere: “In 23 anni di carriera non si è mai allontanato da un senso della morale, del dovere, della fedeltà e dell'etica che ne fanno una delle icone del calcio”. Questa sua onestà intellettuale lo ha fatto apprezzare da tutti in modo trasversale, meno dalla curva rossonera. Paolo a differenza della stragrande maggioranza dei calciatori, si è sempre rifiutato di partecipare alle riunioni, presentarsi alle feste degli ultrà, e ha sempre criticato gli atteggiamenti violenti della tifoseria manifestando quelle ideologie”proprie” che lo hanno distinto, ma per assurdo quelli che avrebbero dovuto idolatrarlo lo hanno spesso criticato. La dimostrazione più becera dei supporters si conclamò il giorno del suo addio al calcio quando nel momento dell’ultimo giro di campo fu criticato aspramente da una frangia di "tifosi". Ancora una volta ebbe a dire qualcosa di difforme dalla massa : "Non è stato un momento facile ed è stato tra l'altro inaspettato. C'erano settantamila spettatori quel giorno, ma ricordiamo solo quella piccola frangia di tifosi. Sono una persona pensante, ho detto le cose come stavano. Con il tempo ho capito che quello, è stato un successo perché ha marcato una linea ancora più grossa tra me e quel tipo di calcio, non penso che quello sia il futuro dello spor". Il Maldini fuori dal rettangolo verde non potrebbe essere null'altro che una persona "normale". Una famiglia serena con la moglie Adriana e due figli anch’essi giocatori in fasce nelle giovanili rossonere. Si divide tra i suoi molteplici impegni e da poco è diventato il presidente della nuova franchigia del “soccer” made in USA, il Miami FC, che parteciperà nel 2016 alla MLS. Uomo vero, giocatore unico e icona planetaria sono le caratteristiche che renderanno Paolo Maldini un personaggio eterno all’interno del mondo calcio. Palmares: Campionati di Serie A: 7 Super Coppa italiana: 5 Coppa Italia : 1 Coppa dei Campioni/ Champions League: 5 Super Coppa UEFA : 5 Coppa Intercontinentale : 2 Coppa del Mondo per Club : 1