La continua esigenza di vincere trofei e raggiungere obiettivi stagionali ambiziosi spesso non si allinea con il trovare coraggio per lanciare nuovi talenti sulla scena, preferendo ai giovani i calciatori più rodati ed esperti che possono garantirti più rapidamente il successo. Questa è una delle poche critiche che si possono muovere all'Inter negli ultimi anni, quello di aver sempre puntato su giocatori fatti e finiti piuttosto che investire pesantemente sui ragazzi più giovani. A maggior ragione se si pensa come le altre grandi squadre della Serie A stiano puntando seriamente sui giovani talenti negli ultimi anni: la rinomata "next gen" juventina sta portando giocatori ben avanti con la crescita calcistica alla corte di Allegri che spesso li impiega titolari. Ma anche Milan e Roma per esempio hanno spesso fatto esordire ragazzi provenienti dalla Primavera, con risultati tutto sommato positivi.
Vero anche che, analizzando le rose e le assenze, si capiscono di più i motivi di questo alto utilizzo: le squadre menzionate sono state colpite da numerosi infortuni o presentano grosse lacune non colmate dal mercato estivo. Nel caso di giallorossi e rossoneri, la grande quantità di infortuni muscolari che hanno tormentato la squadra titolare, ha favorito l'emergere di giovani di buona prospettiva come Traore, Simic e il giovanissimo Camarda nel Milan e ragazzi della primavera giallorossa come Zalewski e Bove. Per la Juventus il discorso è leggermente diverso: il mercato bloccato dalla bufera plusvalenze e gli stop forzati di Fagioli per calcioscommesse e di Pogba per doping, hanno ridotto il centrocampo juventino al minimo. Anche per questo motivo, il centrocampo è il reparto che più ha visto degli innesti dalla seconda squadra. Esempi come Iling Junior, Nicolussi Caviglia, la conferma di Miretti sono frutto di un lavoro ben fatto, iniziato anni fa con l'idea di istituire una vera e propria seconda squadra dove fare crescere i talenti del futuro. Tra i nomi più chiacchierati di questa lista rientrano i due baby talenti, Yildiz e Soulè. Il primo sta trovando il suo spazio in prima squadra, deliziando anche con dei gol di assoluta qualità. Il secondo sta facendo le fortune del Frosinone di Di Francesco, dimostrando di essere sulla strada giusta per prendersi la titolarità anche in una big.
Come risponde l'Inter
Davanti all'uso massiccio di giovani in questo campionato, viene da chiedersi come mai l'Inter mostri invece una tendenza diversa: investire su giocatori fatti e finiti, pronti subito a vincere ma non futuribili. In realtà la situazione dell'Inter sta nel mezzo: la rosa da quando è arrivato Marotta ha sempre puntato a raggiungere il mix perfetto di bilanciamento tra ragazzi giovani, spesso italiani, di prospettiva e calciatori esperti pronti subito a vincere. Va sempre ricordato come la crescita esponenziale di giocatori come
Barella, Bastoni e Lautaro sia avvenuta in prima squadra, grazie alla dirigenza e ai tecnici che ci hanno puntato fortemente.
Ora però in casa Inter c'è un altro diamante grezzo chiamato
Valentin Carboni, argentino classe 2005 cresciuto nel settore giovanile dell'inter che viene ritenuto da molti osservatori e addetti ai lavori un potenziale crack. Carboni è stato girato quest'anno in prestito secco al Monza con l'obiettivo di farlo giocare e farlo crescere sotto la guida di uno dei migliori tecnici attualmente in Serie A come
Raffaele Palladino. Superata una prima fase in cui è stato poco impiegato in campo,
Valentin si è guadagnato con il tempo un ruolo importante nella formazione brianzola. Pur non risultando titolare fisso, Carboni è ora la prima arma in attacco a disposizione di Palladino a partita in corso, come testimonia anche il gol contro la Juventus del momentaneo pareggio.
Carboni ritrova quindi la sua Inter nella sfida di stasera all'U-Power Stadium di Monza, volenteroso di dimostrare come lui possa starci eccome in una squadra come l'Inter. E sentendo gli ultimi rumors di mercato, un'ulteriore prova convincente anche contro la sua ex squadra potrebbe convincere la dirigenza a richiamarlo dal prestito anticipatamente, a maggior ragione se Sanchez dovesse lasciare per il campionato Saudita.
Le parole del suo ex allenatore
Intervistato in esclusiva dall'Interista, il primo allenatore di Carboni
Sebastian Salomon, che lo ha allenato al Lanus e prima ancor al
Club Lafuente, ne riconosce le qualità da leader fin da giovanissimo sia in campo che fuori, capace di giocare fin da subito senza sentire il peso della maglia o delle pressioni su di lui. Il tecnico ricorda della finale di Novena Division vinta 3-o contro l'Indipendiente, grazie sopratutto al suo talento naturale che va anche oltre l'aspetto caratteriale e che ha permesso ai suoi compagni di giocare liberamente. Il tecnico lo definisce un uomo che gioca nel corpo di un ragazzino, con un talento naturale che portava la gente ad assistere alle partite della squadra solo per vedere lui. Sul possibile futuro all'Inter e alla possibile coppia tutta argentina con Lautaro, Salomon risponde con saggia prudenza osservando come in ogni caso Carboni
debba ancora crescere e per farlo ha bisogno di spazio, condizione che a Monza può trovare più facilmente che a Milano. Inoltre sotto Palladino la sua crescita può essere ulteriormente accelerata. Sull'ipotetica coppia con Lautaro, il tecnico sostiene che sarebbe un'ottima soluzione poiché Valentin riesce a leggere prima le giocate, mettendo i compagni nelle migliori condizioni per segnare o essere pericolosi. Con Lautaro che possiede tutte le qualità richieste a un attaccante, i due formerebbero un'ottima coppia dove entrambi servirebbero all'altro.
Il tecnico conclude l'intervista ricordando come abbia avuto l'occasione di allenare anche il fratello di Valentin, Franco Carboni e sottolinea come nel club argentino del Lanus ci siano diversi talenti di grande prospettiva citando
Julio Soler, Dylan Aquino e Mateo Sanabria, menzionato anche il talento De La Vega che però e in direzione MLS.