L’allenatore dell’Atletico Madrid Diego Simeone ritroverà agli ottavi di finale di Champions League l’Inter di Simone Inzaghi in una gara dal clima decisamente particolare visto e non soltanto, il passato. Ripercorriamo la sua carriera. Dopo aver iniziato la carriera nelle giovanili del Velez Sarsfield e aver esordito con la casacca de "El Fortín" nel 1987, l'attuale tecnico dell'Atletico Madrid, appena 20enne, venne portato in Italia dal "vulcanico" presidente del Pisa, Romeo Anconetani, che fu il primo a intuirne le qualità andandolo ad aggiungere alla parata di stelle che in quegli anni sfilava domenica dopo domenica in tutti gli stadi italiani. Colori del club? Nero e azzurro, un segno del destino che qualche anno dopo si compierà. Pur dimostrando spiccate doti di leadership, l'esperienza di Simeone con la casacca pisana non si rivelò molto fortunata tanto che il nativo di Buenos Aires fece le valigie e si trasferì prima in Andalucia, al Siviglia e poi all'Atletico Madrid dove finalmente raggiunse l'apice grazie alla conquista, nella stessa stagione, del titolo di Campione di Spagna e della Copa del Rey. 

Moratti lo comprò per 13 miliardi di lire

Le sontuose prestazioni del centrocampista argentino convinsero l'ex presidente dell'Inter, Massimo Moratti, a staccare ai Colchoneros un assegno di 13 miliardi di lire per portare a Milano il faro del centrocampo madrileno. Arrivato all'allora corte del tecnico Gigi Simoni, Simeone si aggiunse a una scuderia di veri e propri purosangue come Pagliuca, Moriero, Zanetti, un giovanissimo Alvaro "El Chino" Recoba e, ovviamente, Ronaldo. Ecco, il rapporto con il Fenomeno non è mai stato idilliaco. Seppure esistano immagini che parrebbero illustrare stima e serenità tra i due sudamericani, la convivenza nello spogliatoio nerazzurro è stata a dir poco burrascosa. L'episodio più noto riguardò i premi da spartire o meno tra tutti i membri della squadra: questa la soluzione prediletta di Ronaldo che si scontrò con l'opposizione di Simeone, il quale pretendeva che il premio venisse spartito solo tra chi aveva giocato di più. A buttare acqua sul fuoco ci pensò il compianto e saggio Gigi Simoni che diede ragione a Ronaldo e che vide poi i due riappacificarsi con tanto di scuse da parte del centrocampista argentino. Dopo qualche incertezza iniziale, dovuta anche ad una posizione da trequartista lontana dalla sua indole che gli costò in alcune occasione anche i fischi dell'esigente pubblico del Meazza, quando tornò nel proprio recinto di centrocampo, il Cholo iniziò a dare spettacolo, con la San Siro nerazzurra in visibilio a ogni sua giocata e che, la notte del 22 marzo 1998, assistette alla sua sontuosa doppietta (e alla zampata del Fenomeno) abbattere il Milan prima dei veleni di Aprile scaturiti dal discusso rigore non concesso per il contatto Ronaldo-Iuliano. La parentesi nerazzurra di Simeone, prima del trasferimento alla Lazio nella trattativa che portò Christian Vieri all'Inter nell'estate del 1999, terminò con 85 presenze e 14 gol. Mai dimenticato, tra gli altri, il gol in biancoceleste che pose le basi per la disfatta scudetto del 5 maggio dell'allora formazione di Hector Cuper.

Le voci della panchina

"Ho un bellissimo ricordo di Milano e mi piace molto come gioca l'Inter". Queste alcune delle parole pronunciate dal Cholo nella conferenza stampa che precede l'impegno di Liga del suo Atleti contro il Getafe. Già, la carriera da allenatore. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo a metà della stagione 2005-2006, a metà stagione con il Racing Avellaneda, Simeone diventa allenatore prima de La Academia e poi dell'Estudiantes con cui si mise in mostra vincendo il titolo di apertura del 2007. Dopo un girovagare che lo ha portato sulla panchina del Catania nel 2011 stabilendo il record di punti che dura ancora oggi (46), Simeone, nel dicembre dello stesso anno, diventa tecnico dell'Atletico Madrid, club di cui oggi è l'attuale allenatore. Negli anni, un possibile futuro sulla panchina nerazzurra di Simeone hanno stuzzicato la fantasia dei tifosi, soprattutto nel periodo 2019-2020 quando s’intensificarono le voci prima dell'approdo di Antonio Conte. Il mondo, anche quello del calcio è bello perché è vario e perché nulla è scontato. Staremo a vedere.