manchester city inter darmian
manchester city inter darmian


A cura di Flavio Verzola

Quelli che sanno, o meglio quelli che pensano di sapere, per anni hanno avuto la presunzione di appiccicare etichette sul calcio italiano. Ritenuto troppo difensivista e limitato tatticamente. Come se difesa attenta e contropiede, o ripartenza come si dice ora, fossero una caratteristica della mediocrità del nostro calcio. Gli allenatori trapattoniani ne hanno fatto un vanto, riuscendo anche a vincere, con la sofferenza che diventava un marchio di fabbrica. Da modesto appassionato sono in aperta polemica con coloro che dividono e giudicano, il calcio è splendido in ogni sua sfaccettatura, perché un tackle o una marcatura a uomo devono essere ritenute meno nobili del tiki taka blaugrana ad esempio, francamente non lo capisco. Tant'è che per anni, le squadre italiane che giocavano nelle coppe europee, cercavano primo non prenderle, ma troppo spesso non bastava! Le storia del calcio è arricchita da meravigliose squadre che hanno evoluto il modo di giocare, dal calcio totale olandese, al Barcellona, fino all'avvento del Sacchi pensiero, per la gioia dei fanatici che disprezzavano qualsiasi calcio diverso. Ricordiamo tutti le innovazioni tattiche di Zemanlandia come le idee del professor Scoglio.

Il calcio santifica le evoluzione tattiche nella misura in cui portano dei risultati sul campo. La Cremonese del nostro Gigi Simoni giocava benissimo al calcio, ma tuttavia retrocedette. Potremo stare a discutere delle ore sull'estetica nel calcio, rimanendo ancorati nelle proprie idee, perché il calcio Champagne non è necessariamente meglio del calcio Barbera... come magari avrebbe detto Giorgio Gaber! Dopo questa breve ma doverosa premessa penso che il Demone sia entrato definitivamente nella stretta cerchia di quegli allenatori che determinano i cambiamenti e i modelli da prendere ad esempio. Per la santificazione aspettiamo una vittoria europea, clamorosamente accarezzata e sfuggita per un soffio, nel recentissimo passato. Proprio contro quel Pep da ritenenersi oggi sicuramente uno di quei mister di cui parlavamo sopra. Dopo quella partita vinta per episodi opposti, parlò dell'Inter, della sua tattica, della sua versatilità, della sua aggressiva applicazione, e della sua disciplina, in termini entusiastici. E dopo l'esordio in questa complicatissima nuova Champions, che ancora non ho capito bene, ha ribadito con entusiasmo queste considerazioni. A sentire gli scappati di casa, che pensano di avere il copyright del DNA europeo, l'analisi di Guardiola è solo un esagerata presa in giro. Un metodo per esaltare la prestazione della propria squadra, facendo i complimenti all'altra. Niente di più sbagliato. Con la doppia stella abbiamo fatto un ulteriore passo in avanti, contro l'Atalanta una gestione organizzata dei vari momenti della partita, dalla spinta iniziale al controllo praticamente perfetto. Contro il City, che non perde in Champions dal 2018, una partita giocata assolutamente alla pari, concedendo all'avversario il classico possesso palla nel suo consueto accerchiamento, ma ribattendo colpo su colpo. Nel tabellino due occasioni per loro con Foden che si fa ipnotizzare da Sommer, e Gundogan che a tempo scaduto, di testa manda oltre la traversa da ottima posizione. Noi un'occasione irripetibile con Darmian che non tira, preferendo un tacco, e una conclusione dal dischetto ghiottissima dell'Armeno alta.

Nel salotto di casa mia, tra bottiglie di birra e patatine, il "Noooo" credo si sia sentito fino a Modena! Il vichingo praticamente annullato da Acerbix, che ha preso sicuramente la posizione magica di Asterix, alla fine di un duello rusticano, si scambiano maglia e battute da veri uomini! Insomma gonfiamo il petto, con la consapevolezza di essere diventati a tutti gli effetti una protagonista europea, alla faccia di tutti coloro che ci accusavano di calcio antico e di mentalità ristretta! Ammiriamo compiaciuti un orologio nerazzurro quasi perfetto. Con una squadra coesa e compatta, una squadra con un calcio totale, fatto da sovrapposizioni e ripiegamenti, fatta da difensori che diventano esterni e viceversa, fatto da punte che arretrano, e liberano spazio ai centrocampisti assaltatori. Un orchestra che suona la più dolce delle melodie, dove il direttore dirige con grande perizia e capacità i suoi strumentisti. Questa squadra ha il DNA europeo... ormai è una certezza!

Questa autorevolezza raggiunta mi esalta e mi spaventa, nella eterna contraddizione e ansia tipicamente interista. Arriva il derby e sulla carta non c'è storia.... ma il derby sfugge storicamente ad ogni pronostico. Dobbiamo dimenticare il passato e giocarlo con la rabbia, la determinazione e la cattiveria di sempre. E l'ansia cresce, ci rassicuriamo, facendo ricorso alla logica, che ci vuole superiori. L'unica cosa da fare è non pensarci troppo. Manca pochissimo alla madre di tutte le partite, perché il Derby non sarà mai una partita come le altre... Sono le 22.43 del 22 aprile 2024... l'Inter è campione d'Italia per la ventesima volta.... non dimentichiamocelo mai! Marcia Avanti!