centrocampo Inter
centrocampo Inter

Una nuova stagione calcistica è iniziata ormai da un po' e, arrivati alla quarta giornata di campionato, con la prima partita di Champions League alle porte, si può iniziare già a definire qualche dettaglio.

Mercato chiuso alla fine di agosto, l'Inter si è presentata riconfermando gli eroi del ventesimo Scudetto e della seconda stella, con nuovi innesti di qualità per dare al mister Simone Inzaghi una doppia soluzione per ogni ruolo e per ogni zona del campo: porta, difesa, centrocampo e attacco.

Tenendo conto anche delle ultime prestazioni e degli ultimi risultati, la domanda che sorge è: le doppie pedine e il gioco dei ricambi (a cui segue il turnover) sono all'altezza dei titolarissimi? Come cambiano i valori e sistemi tecnici e tattici di ogni giocatore? Ecco la situazione per i centrocampisti e gli attaccanti dell'Inter.

Centrocampo: il reparto perfetto?

La zona di campo in cui il cuore del gioco interista si dischiude e si dirama verso ogni terminale, coinvolgendo tutti i giocatori a movimenti dai meccanismi perfetti. Il centrocampo dei Campioni d'Italia è probabilmente il più completo del campionato italiano - ma anche uno dei più completi a livello europeo.

Una caratteristica che è frutto anche del ricambio di qualità che i dirigenti hanno voluto dare a Simone Inzaghi. Non solo: rispetto alla stagione passata, in cui lo stesso centrocampo ha dominato la totalità di ogni partita in Serie A, il reparto si è perfezionato. In particolar modo, è l'innesto di Zielinski a dare maggiore qualità e un perfetto ricambio per Mkhitaryan.

Se però questa coppia, in un certo modo, si equivale, non si può dire degli altri ruoli di centrocampo - che tra esterni, mezzala di destra e vertice basso vede doppie pedine con alcune qualità tecniche e predisposizioni tattiche differenti.

Darmian-Dumfries

darmian

L'esterno destro di centrocampo è il primo ruolo su cui ci si imbatte e rappresenta una delle armi vincenti del gioco inzaghiano. Discorso che vale anche per l'altra corsia: esemplari i cross vincenti che si trasformano in gol “da quinto a quinto di centrocampo" (anche se Inzaghi ha abituato a far vedere pure le azioni da terzo di difesa a terzo di difesa o a quinto di centrocampo - e viceversa).

Il tecnico piacentino e l'Inter fanno affidamento a due profili che garantiscono, rispettivamente, affidabilità ed esplosività: Matteo Darmian e Denzel Dumfries. A livello tecnico si parla di due giocatori che differiscono tra di loro.

L'azzurro classe 1989 è un terzino che ha fatto della duttilità il suo marchio di fabbrica. Nella stessa partita lo si può vedere esterno destro, esterno sinistro, terzo di difesa a destra (ed è capitato anche di vederlo a sinistra). Darmian è “il giocatore che tutti gli allenatori vorrebbero”: affidabile e con un senso tattico che gli permette di inserirsi bene nei meccanismi di gioco. Ha una notevole qualità difensiva, tanto da essere un fattore chiave nei raddoppi o nelle coperture quando il braccetto di difesa avanza (movimento che siamo abituati a vedere con il 3-5-2 di Inzaghi in questa Inter).

Dumfries, invece, è un profilo che fa della sua forza fisica la sua caratteristica principale, la quale gli permette di duellare in fascia e nel gioco aereo. Rispetto a Darmian, è più orientato alla fase offensiva - inclinazione che lo porta spesso in zona gol e a fornire degli assist. La chiave tattica di Dumfries sta anche nell'inserimento sui cross da fuori, andando a creare densità e superiorità numerica in area per colpire in corsa il pallone a rete.

In questo caso, il dubbio che viene spesso è chi sia il vero titolare. Darmian ha più minutaggio e il suo senso di posizione (e adattabilità) gli permette di essere primo nella gerarchia degli esterni di destra; ma Dumfries si è rivelato un giocatore importantissimo in molte partite, soprattutto dove serve qualcuno che si inserisca in area o laddove è necessaria un fisico più strutturato per ogni tipo di duello sulla fascia. Inzaghi ha davvero due soluzioni importanti.

Barella-Frattesi

barella

I due giocatori che concorrono per la mezzala destra sono due gioielli del calcio italiano e della nazionale: Nicolò Barella e Davide Frattesi. Due profili che, però, non sono proprio identici e che - proprio per tale motivo - si chiede se non possono giocare insieme?

La risposta potrebbe essere affermativa, anche perché lo confermano le caratteristiche tecniche dei due e le loro soluzioni tattiche. Barella non può non essere titolare: esplosività, giocate di qualità, corsa e forza fisica - ma soprattutto cresce tatticamente a vista d'occhio. Un centrocampista totale che è fondamentale per il fluire del gioco inzaghiano, ma che ha anche dei colpi da genio calcistico. Il vice-capitano interista domina il reparto di mezzo in maniera eccellente, anche se negli anni è venuta meno la sua abilità nell'inserirsi in area, preferendo giocare i palloni per la costruzione delle trame offensive.

Chi sa inserirsi con un tempismo perfetto è Frattesi. L'azzurro ex-Sassuolo lo ha dimostrato con un ottimo senso del gol e della posizione, soprattutto nell'ultima stagione: con la maglia nerazzurra ha messo a segno gol pesanti all'ultimo secondo, trovandosi nel posto giusto al momento giusto. Forte fisicamente e in grado di essere un'arma difensiva notevole, sa dettare linee di gioco grazie ai movimenti senza palla.

Tra i due ci sono molte punti in comune, tuttavia, se impiegati Bare e Frattesi fanno due lavori differenti - vederli insieme sarebbe una combinazione possibile e una soluzione in più. Ma al momento sono i due profili per la mezzala destra: la forza motrice dei nerazzurri.

Calhanoglu-Asllani

calhanoglu

Se tutti i ruoli di centrocampo hanno un'importanza notevole, quello di vertice basso del 3-5-2 è il ruolo più delicato e forse più importante degli altri. Da lì, il meccanismo Inter si innesta muovendo ogni ingranaggio: in fase difensiva è lo scudo centrale prima del muro difensivo, in fase offensiva è il metronomo della squadra.

A dare il ritmo è il primo maestro dell'orchestra inzaghiana: Hakan Calhanoglu. Arrivato dal Milan nel 2021, ha iniziato come mezz'ala, per poi prendere il posto di Marcelo Brozovic come centrocampista centrale. La scorsa stagione è diventato il suo ruolo: da lì, grazie alla sua visione di gioco e alla qualità tecnica dei suoi piedi ha deliziato tifosi e appassionati di calcio, dando via alla sinfonia di gioco che l'Inter ha messo in campo. Riesce a leggere il calcio in maniera sublime, sia in fase difensiva (perfezionata in questi anni all'Inter) che in fase offensiva. Dotato inoltre di grande capacità dal tiro da fuori, dai calci piazzati e sul dischetto di rigore.

Il suo sostituto è Kristjan Asllani. Il giovane centrocampista albanese (classe 2002) è un profilo in crescita e di prospettiva - anche se ha già dimostrato di avere delle qualità notevoli. Dotato di una buona tecnica e di un ottimo senso della posizione: come il mentore Calha, cerca di dettare tempi di gioco e della gestione della palla.

Le differenze sono principalmente tecniche. Il turco ha un ritmo di gioco elevato, riesce a gestire in maniera limpida e sicura con pochi tocchi - cosa che al momento ad Asllani non riesce, il quale a volte si può trovare a rallentare il gioco (non solo per lui, ma anche per i movimenti che a volte non possono o non riescono a fare). Va trovato il modo di far cresce ancora di più l'ex-Empoli, per avere un vice-Calhanoglu completo.

Mkhitaryan-Zielinski

mkhitaryan

Inizia il lato sinistro del centrocampo interista e troviamo due professionisti che vivono nel calcio già da un po'. La mezzala sinistra, in questa stagione, sarà contesa tra Henrikh Mkhitaryan e Piotr Zielinski.

I due sono probabilmente quelli che si equivalgono di più sia sul piano tecnico che su quello tattico. L'armeno è diventato l'uomo di Simone Inzaghi, diventando insostituibile al centrocampo: visione di gioco, tecnica e abilità nell'inserimento, intelligenza tattica che gli permette di creare o sfruttare spazi. Dotato di un ottimo tiro e, se in giornata, riesce a mandare in crisi le difese avversarie.

Il mancino di Zielinski, invece, porta più dribbling e abilità nello smarcamento. Importanti sono le sue capacità balistiche, sia sui calci piazzati che da fuori area. Al pari di Mkhitaryan, il polacco ha una predisposizione atletica che gli permette di rientrare e sacrificarsi in difesa.

A Inzaghi cambierà poco tatticamente, il lavoro da mezzala sinistra sarà quello di muoversi coralmente con il resto del centrocampo e scardinare le difese. Un ruolo che con due professionisti come Mkhitaryan e Zielinski è al sicuro.

Dimarco: Carlos Augusto o Buchanan?

dimarco

Il problema sul lato sinistro - sempre se si può chiamare veramente problema - è che i profili interscambiabili sono molteplici.

Il titolare come quinto mancino di centrocampo è il figlio della Nord, Federico Dimarco: l'azzurro è inamovibile, per questioni tecniche (il suo mancino sia educato che potente, la sua corsa, le sue letture difensive e la visione di gioco) e per predisposizioni tattiche (la capacità sia di sovrapporsi che tagliare al centro, tipiche dei terzini, ma anche l'intelligenza tattica di andare a creare superiorità numerica in fase offensiva). Non a caso, si muove molto in base ai movimenti del braccetto difensivo di sinistra, offrendo più soluzioni di gioco.

Se nel precedente articolo dedicato ai portieri e ai difensori, si teneva conto del lavoro di Carlos Augusto da terzo, in questa sede si deve sottolineare l'esplosività che il brasiliano porta come quinto di centrocampo. Ruolo in cui fa il medesimo lavoro di Dimarco, seppur con la capacità di imbucare le difese con palla a piede grazie alla sua velocità.

Tra i due c'è anche Tajon Buchanan. Il canadese - al momento indisponibile per infortunio - è arrivato all'Inter lo scorso gennaio. Nei pochi minuti concetti il classe ‘99 ha dimostrato tutte le sue qualità: destro naturale, sa giocare su entrambi i lati, ed è dotato di una grande abilità tecnica e di dribbling nell’uno contro uno. Vero velocista della squadra, potrebbe essere un'arma importantissima per Inzaghi.

Attacco: titolarissimi ed esuberi

lautaro e thuram

Il reparto offensivo dell'Inter soffre di un dualismo marcato. Da un lato, ci sono tre profili di livello altissimo; dall'altro, due profili che difficilmente possono competere per una maglia da titolare.

I due ruoli di attaccanti sono prerogativa del capitano e stella dell'Inter, Lautaro Martinez e il suo socio Marcus Thuram. Due giocatori complementari che nel 3-5-2 di Inzaghi fanno movimenti intelligenti e chirurgici, offrendo linee di passaggio e liberando spazio. Entrambi fanno dei movimenti verso il pallone per essere attivi nella costruzione del gioco. Non sono solo terminali dell'azione (anche se il Toro argentino si è laureato capocannoniere e miglior giocatore della stagione scorsa).

Lautaro ha un ottimo senso e fiuto per il gol: il capitano interista sente la porta come pochi. Riesce a duellare in qualsiasi parte del campo, grazie anche ad una dote tecnica che gli permette di liberarsi dalle marcature. Agile ed elegante nelle giocate, ha una forte personalità ed è un vero leader della squadra. A lui si lega il gioco di Thuram, il quale offre - al contrario del compagno di reparto - più forza fisica e più velocità, permettendogli di essere pericoloso nel saltare l'uomo, nella finalizzazione e nel fornire gli assist.

Il “terzo titolare”, nonché diretto sostituto di entrambi, è Mehdi Taremi. Anche l'ex-Porto non ha bisogno di presentazioni: un centravanti puro, dotato di una notevole fisicità e senso della posizione; grande finalizzatore e rapace d'area, ma tende a giocare molto per e con la squadra.

Queste tre sono le vere armi letali a disposizione di Inzaghi, il quale però può fare affidamento su altre due pedine. La prima è Marko Arnautovic, il quale porta ancora più struttura e fisicità all'attacco dell'Inter. La seconda è Joaquin Correa, che dovrebbe agire come una vera e propria seconda punta, portando elasticità e dribbling.

Il problema sta che questi due non coprono a pieno le caratteristiche di livello superiore dei loro compagni di reparto. In un certo senso, l'unica alternativa valida in attacco è Taremi, nonostante il duro lavoro dell'austriaco e del tucu per farsi trovare pronti ad essere chiamati in causa. La loro mancata cessione quest'estate ha bloccato un ulteriore movimento in entrata per l'attacco nerazzurro, dove prefigurava il profilo di Albert Gudmundsson.