Se ci limitassimo a guardare solo i suoi profili social, diremmo che Nicolò Barella è un calciatore atipico. L'ultimo post risale alla notte della finale di Champions, le poche attività social delle stories si limitano a qualche sporadica bottiglia di vino pregiato dopo una vittoria importante della squadra o un traguardo raggiunto. Il silenzio che protegge la sua vita privata, tutelando la sua famiglia e la sua realtà lontano dal campo di gioco, però, lo aveva squarciato non molto tempo fa, quando il suo nome era stato associato al boom calcioscommesse che iniziava a far tremare il mondo del calcio. A gran voce, il 23 nerazzurro aveva smentito il proprio coinvolgimento con una storia instagram, accusando di poca serietà professionale chi aveva sparso quelle voci diffamatorie e, con lo stesso temperamento che in campo gli è spesso costato il cartellino giallo, ha difeso la propria reputazione. Il pubblico interista aveva ricondotto a questo le prestazioni sottotono del centrocampista (ner)azzurro che hanno caratterizzato il suo avvio di stagione. Nelle ultime settimane Nicolò Barella sembrava aver ritrovato le sue qualità e la mentalità giusta che lo hanno portato ad essere premiato come uno dei migliori centrocampisti della scorsa stagione e nominato per il Pallone d'Oro; lo ha confermato lui stesso nell'intervista post gara al Maradona, quando disse "è stato un momento difficile, ma i miei compagni mi sono stati vicino."

L'annuncio social della moglie di Barella

Ieri sera Federica Schievenin, la moglie di Barella, pubblica sui suoi social un post che annuncia la sua quarta gravidanza e racconta questo momento ai suoi followers. "Siete arrivati insieme, ma durante questo viaggio il più piccolo ci ha lasciato. Per noi che avevamo già vissuto questo dolore atroce, pochi mesi fa, è stato riaprire una ferita". Poche righe, intrise di emozione, a districare quella matassa che attanagliava i tifosi che allo stadio o davanti alla TV si chiedevano perché Barella giocasse così sotto le aspettative. Forse siamo troppo abituati a considerare i calciatori come macchine dalla vita perfetta, per questo restiamo ogni volta stupiti da come vicende personali possano influenzare le loro prestazioni. Per di più, se queste non sono virtualmente esposte in un periodo storico in cui "non condividerlo online significa non averlo vissuto".