Come nasce una coreografia: il racconto di un leader storico della Curva Nord
Nino Ciccarelli è un volto storico dei Viking 1984, uno dei più noti gruppi di Curva Nord. Oggi è uno dei massimi esponenti della tifoseria nerazzurra anche sui social, il suo profilo Instagram conta quasi 50mila followers e Nino lo usa soprattutto per condividere la sua passione per l'Inter insieme al resto dei tifosi. Lo abbiamo incontrato e ci siamo fatti raccontare qualcosa riguardo alle coreografie che lasciano sempre col fiato sospeso.
Le coreografie della Curva Nord lasciano sempre a perdifiato e negli ultimi anni sono state talmente belle da essersi meritate il premio come Miglior Coreografia dalla pagina Facebook SUPERTIFO. Come nasce una coreografia e, in particolare, com'è venuta l'idea di Medusa?
"Il lavoro dietro una coreografia è immane. I ragazzi del Covo quando esce il calendario a inizio stagione iniziano subito a lavorare, pensando alle idee da realizzare in occasione delle partite più importanti. Quando poi si inizia a prepararla, si resta svegli a lavorare fino all'1 o 2 di notte colorando i teli, ad esempio. Bisogna assolutamente ringraziare i ragazzi del Covo perché è solo grazie a loro che riusciamo a realizzare lo spettacolo che poi tutti, dallo stadio o da casa, vedranno prima della gara. Poi, i giorni prima della partita per cui è prevista la coreografia, i ragazzi entrano nello stadio per sistemare i cartoncini sui seggiolini e spesso il giorno della partita ci si alza all'alba e si entra allo stadio molto presto (anche per quelle gare che si giocano alle 20:45) a sistemare le ultime cose perché sia tutto perfetto. Per quanto riguarda l'idea di Medusa, ci sono ragazzi che si studiano tutto questo, altri che studiando all'Università si immaginano come potrebbero certe citazioni, certe immagini o certi racconti, essere impiegati nella cultura calcistica e se vedono che i due mondi combaciano, allora si inizia a lavorare. È stato molto bello utilizzare il mito di Medusa e non è certo la prima volta che facciamo una coreografia con riferimenti culturali. Quello che vedono tutti poi è l'immagine che nasce dai cartoncini che sollevano le persone che siedono nel settore verde, ma dietro ad una coreografia ci sono sempre tanto lavoro, un significato e delle storie."
In occasione di Inter-Juventus lo stadio ha fatto la sciarpata accompagnando la coreografia della Curva Nord e la stessa cosa succede da un po' anche con i cori. Ci sono dei cori che canta tutto lo stadio, non più solo la curva. Come ci si sente, da ultras, a sapere di coinvolgere tutto San Siro?
"Anche negli anni 80' succedeva che lo stadio seguisse la Curva Nord. Certo, non è più come adesso, però è bellissimo quando succede perché si diventa un tutt'uno per la squadra e ci si sente anche orgogliosi di essere interisti. Questo lo sentono anche i giocatori in campo e la forza è tale per cui il dodicesimo uomo in campo non sono più i 5000 che occupano il secondo verde, sono i 70000 di San Siro. È una cosa spettacolare. La voglia che abbiamo noi sugli spalti, la passione che molto spesso negli altri anni i giocatori non ci mettevano, oggi la ritroviamo anche in loro e questo ci ha permesso di diventare una cosa sola perché tutti remiamo nella stessa direzione. Uniti in questo modo riusciamo a far diventare facili le cose difficili e i risultati arrivano sia sugli spalti che sul campo."
Come vedi l'Inter da qui alla fine della stagione?
"L'Inter quest'anno mi piace molto perché la vedo come una vera squadra, un gruppo che può giocarsela con chiunque e vincere contro chiunque. È una squadra questa che dai suoi errori ha imparato tanto e questo l'ha resa matura; per certi versi è una squadra ancora giovane ma i giocatori di maggiore esperienza stanno dando al gruppo un contributo enorme ed io vedo proprio una grande squadra e sono fiducioso per il resto della stagione".
Cosa pensi di Inzaghi e del suo percorso all'Inter?
"Ti dico la verità, all'inizio Inzaghi non mi convinceva. Lo consideravo un provinciale quando è arrivato due anni fa, poi abbiamo perso male lo scudetto e anche lo scorso anno alcune volte non l'ho visto avere la stoffa del grande allenatore. Poi è chiaro, il grande allenatore è grande perché vince ma devo dire che adesso mi sto ricredendo. Ha saputo creare un grande gruppo e anche lui come allenatore sta crescendo insieme ai suoi ragazzi, quindi mi sento fiducioso. Quest'anno li vedo come se fossero una famiglia, un tutt'uno insieme alla Curva, insieme al resto dello stadio e di questo sono molto orgoglioso."
So che stai lavorando ad nuovo libro.
"Sì, esatto. Uscirà in questo mese ed è il proseguo del primo. Racconta la storia di Milano e della Curva Nord dal mio punto di vista e secondo me dovrebbero leggerlo soprattutto i giovani perché racconta ciò che eravamo e che oggi non siamo più e come invece dovremmo essere."