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Marco Materazzi un guerriero in trincea

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Marco Materazzi un guerriero in trincea

Il difensore ha saputo incarnare, per anni, l’anima dell’Inter. L’orgoglio nerazzurro ha trovato cittadinanza sulla sua maglia.

Marco Materazzi un guerriero in trincea. In un periodo, in cui si fa un gran parlare d’identità e spirito d’appartenenza, il nome di Marco Materazzi è quello, tra i tanti, che sovviene per affinità elettive.

Il forte difensore dell’Inter e della Nazionale ha saputo incarnare, per circa dieci anni, lo spirito nerazzurro, quello più autentico e verace. Lo ha fatto al meglio. Come se la maglia interista fosse incollata a lui sin dalla nascita.

In campo è stato un guerriero. Il primo ad issarla per suonare la carica. Sempre l’ultimo ad ammainare la bandiera.

In lui non c’era distinzione tra gli avversari. Il loro nome contava poco. Esemplare quanto ad impegno e dedizione alla causa.

Straordinario nei panni di leader, sempre pronto ad interpretare ogni momento della gara come parte di una ercoliana fatica.

Difensore centrale dal fisico possente. Molto alto, leggeva la marcatura e la lotta con l’avversario come una sorta di duello vecchio stile.

Aspro, granitico, qualche volta ai limiti del regolamento. Ma con il temperamento e l’indole di chi non si arrendeva mai pur di spingere la beneamata verso i felici approdi del successo. A tutti i costi.

Il pubblico, soprattutto quello di fede nerazzurra, lo amava. Perché poteva contare su di lui. Non avrebbe mai tradito.

Uomo spogliatoio, giocatore con gli attributi. Rude, ruvido ma con una dimensione vincente.

Difficile da superare nel gioco aereo, si distingueva anche nel battere punizioni e rigori; e con il vizio del gol.

Nato a Lecce il 19 agosto del 1973  si forma calcisticamente nelle giovanili di Lazio e Messina.

Nel 2001 venne acquistato dall’Inter. Ma fu sotto la guida sapiente di Roberto Mancini che vinse due scudetti. In quello del 2006-2007 il suo fu un marchio da protagonista assoluto, con ben dieci reti all’attivo.

Nel secondo fu penalizzato da un infortunio che lo tenne lontano dai campi di gioco per alcuni mesi. Matrix, così veniva chiamato dai tifosi, tornò forte e combattivo. E allungò le mani sul tricolore 2007-2008.

Sostituito Mancini nel 2008 con il portoghese Josè Mourinho, il difensore salentino troverà poco spazio tra i titolari e spesso partirà dalla panchina. Ma con la professionalità di sempre e la determinazione giusta.

Con Mourinho vinse tutto. Scudetti e coppe, assicurandosi un posto di rilievo nel cuore dei tifosi e tra le pagine gloriose della società. Quasi trecento partite con la maglia interista condite da venti reti.

Con la maglia azzurra 41 presenze e due reti. E un mondiale vinto, da protagonista, nel 2006.

 

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