Maicon il Colosso
Insuperabile in difesa e fortissimo nel ribaltare l’azione
Maicon il Colosso. L’Inter, il più delle volte, disegna momenti speciali da tramandare alla storia. Possono essere singoli eventi o anche determinati protagonisti.
Così è capitato per Maicon, il brasiliano giunto nel 2006 alla corte di Moratti per sei milioni di euro. Costituì un autentico pilastro nell’Inter del Triplete e prima ancora in quella di Mancini.
Maicon Douglas Sisenando, in arte Maicon, è considerato uno dei più forti terzini della sua generazione. Il ragazzo, nato in Brasile a Novo Hamburgo il 26 luglio 1981, sbarcò a Milano, s’impossessò della corsia destra e la presidiò con autorità.
È stato un giocatore molto amato. Difficile, del resto, restare insensibili dinnanzi a questo tipo di calciatori che in campo lottano e combattono.
Lì su quella fascia destra Maicon costruì una vera e propria auto squadra del cuore. Il suo modo, infatti, d’interpretare il gioco del calcio era vicino al calore e alla passione della gente.
Al suo arrivo vinse subito la Supercoppa Italiana subentrando a Fabio Grosso nel secondo tempo. Dopo l’esordio nella massima serie il 9 settembre a Firenze, divenne per tutti e in poco tempo il “Colosso”.
Il brasiliano era forte dal punto di vista fisico, un atleta robusto. L’impressione, vedendolo giocare, era che avesse come un’energia nascosta; come se la sua struttura muscolare non venisse mai intaccata dalla fatica e gli sforzi prodotti in campo fossero sempre superiori a quelli di tutti gli altri protagonisti.
Giocatore completo era dotato di talento innato. Attaccava e difendeva con grande naturalezza. Straordinario nella fase di copertura risultava assai bravo anche quando l’azione si spostava sul versante d’attacco. Terzino moderno, eclettico nell’interpretazione del ruolo.
Forte di testa e veloce nella corsa con la palla al piede. Difficile inquadrare un momento in cui Maicon non riuscisse a strapparti un’emozione o un applauso.
Quel percorrere la sua fascia di competenza, l’incedere severo su tutto e finalizzato al cross perfetto, il tiro potente e preciso dalla distanza; ogni cosa faceva di lui un giocatore prezioso e di sicuro affidamento.
Le incursioni offensive erano momenti di esaltazione pura per il senso di timore che Maicon riusciva a creare tra le maglie nemiche. Come il 16 aprile del 2010 allorquando una prodezza del brasiliano, a San Siro, piega la resistenza della Juventus.
Così La Gazzetta dello sport nelle cronache di quel giorno: Manca un quarto d’ora alla fine quando l’esterno destro raccoglie una ribattuta alta al limite, palleggia di coscia e si inventa un destro imparabile. In mezzo il sombrero ad Amauri rappresentò il prezzo del biglietto.
Quattro giorni dopo, sempre al Meazza, i fasti antichi rivivono attraverso le gesta di una formazione che si muove tra le pagine di una gloria in fieri. L’Inter rimonta lo svantaggio iniziale di Pedro e nel secondo tempo Maicon porta in vantaggio l’Inter tra il fiato di 80.000 tifosi ubriachi di gioia.
In totale con la maglia dell’Inter colleziona 248 presenze e 20 reti. Vince 4 Scudetti, 2 Coppe Italia 3 Supercoppe italiane, 1 Champions League e un Coppa del mondo per Club.