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giovedì, Marzo 27, 2025

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Johan Neeskens, il prototipo del giocatore universale

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Johannes Jacobus Neeskens è considerato uno dei migliori centrocampisti della sua generazione, nonché uno dei migliori giocatori olandesi di tutti i tempi.

Neeskens nasce il 15 settembre a Heemstede, paesino medievale di 25.000 anime situato sulle rive del fiume Spaarne, nel nord dell’Olanda. Cresciuto nelle giovanili dell’Heemstede, a 19 anni vince la sua prima Eredivisie con l’Ajax. L’anno successivo inaugura il grande ciclo dei lancieri che conquistano tre Coppe dei Campioni consecutive. In questi anni Neeskens si mette in luce come “uno dei migliori difensori del Vecchio continente”.

Neeskens, alla vigilia del Mondiale tedesco, firma per il Barcellona, perchè Rinus Michels era ansioso di riunire lui e Cruyff. Appena acquistato dal Barcellona viene presentato alla stampa e diventa subito un idolo dei tifosi del Barca. Non solo per il suo indubbio talento come calciatore, ma anche per la volontà di identificarsi sia col club che con la “nazione” catalana.

In Spagna vince una Coppa del Re e una Coppa delle Coppe. Disputa un totale 219 partite e segna 53 gol. Nel 1979 ci fu la storica finale di Basilea contro il Fortuna Düsseldorf finita 4-3 ai supplementari.

Esordì nella nazionale maggiore all’età di 19 anni l’11 novembre 1970 contro la Germania Est. Neeskens partecipò ai Mondiali del 1974 ed è una star di primo piano. Nella prima fase a gironi segnò due gol nel match vinto 4-1 contro la Bulgaria; nella seconda fase a gironi realizzò altrettante reti contro la Germania Est e il Brasile riuscendo ad incidere ancor più di Cruijff. L’Olanda giunse così in finale dove trovò i rivali della Germania Ovest.

Fu proprio Neeskens a realizzare il rigore causato da un fallo di Hoeness su Cruyiff, portando in vantaggio i suoi dopo appena due minuti di gioco. Nonostante questo episodio, la partita finirà 2-1 per i tedeschi.

Due anni dopo Neeskens partecipò agli europei del 1976, nei quali l’Olanda si classificherà al terzo posto. Ad Argentina 1978 l’Olanda si presentò senza Cruijff, così toccò a Neeskens, Rensenbrink e Rep guidare la nazionale. La finale contro l’Argentina premia i sudamericani. Dopo l’uno a uno nei novanta minuti gli olandesi cedono nei supplementari: 3-1 il risultato finale. La fine di un ciclo, soprattutto la fine di un calcio spesso imitato ma mai più rivisto.

Da calciatore ricevette il soprannome di “Johan II”, poiché unitamente a Johan Cruijff, del quale fu compagno tanto nell’Ajax quanto nel Barcellona, oltre che in nazionale, costituì una delle migliori coppie della storia del calcio moderno. Neeskens a modo suo, col suo stile, garantisce all’Ajax meno eleganza ma il medesimo rendimento.

Dirà a suo tempo Neeskens: “Da terzino ho imparato l’importanza del cambiare ritmo. È importante tanto per gli attaccanti (soprattutto per i trequartisti) quanto per i terzini. Non conta tanto la velocità assoluta, quanto la rapidità con cui si scala le marce. Conta di più passare rapidamente da 1 a 6, piuttosto che andare sempre a 10. Questo lo sapevo anche prima d’incontrare Johan”.

Neeskens, in modo molto sbrigativo, si considerava un mediano difensivo che sapeva segnare. In realtà era un vero jolly a tutto campo. Neeskens era giocatore completo e continuo, capace di adattarsi a giocare pressoché in qualsiasi zona del campo. Se è vero che non “esiste un Cruijff senza un Neeskens” – come sentenzia nel 1970 Rinus Michels -, va detto che vale anche il contrario. Ma per giocare con Cruijff devi esserne all’altezza, e Neeskens lo era eccome: dinamico, tecnico ed intelligentissimo, nessuno come lui ha saputo completare e completarsi con Cruijff. È la storia di “Johan II”, uno dei giocatori più sottostimati di sempre.

Possedeva doti atletiche notevoli. Perno perfetto del centrocampo; con i suoi passaggi e con i tiri precisi era fatto a posta per valorizzare le qualità dei suoi compagni. Il gioco ne guadagnava in velocità e linearità. Neeskens esprimeva alla perfezione ciò che Michels e Kovacs predicavano in Olanda: “un giocatore deve essere completo e continuo, capace di adattarsi a giocare in qualsiasi zona del campo”. Era forte di testa e implacabile rigorista. Leader in campo aveva la capacità di essere un vero trascinatore. La sua presenza in campo, soprattutto nei momenti difficili, si sentiva e la squadra cresceva in sicurezza.

Se Cruijff è, secondo la celebre definizione di Sandro Ciotti, il “profeta del gol”, Neeskens è “Johan segundo”: lo scudiero perfetto del più grande calciatore europeo di tutti i tempi. In una squadra leggendaria come l’Olanda anni Settanta. Da allenatore, seppur con una carriera molto modesta, ha il merito d’aver ispirato e influenzato il calcio moderno, in cui la gestione della palla, la ricerca dello spazio e la velocità d’esecuzione (quindi la dinamicità dei giocatori) hanno un peso fondamentale.

“La mia squadra ideale? 1 portiere, 9 Johan Neeskens e un Cruijff davanti”. Così sentenziò Cruijff a proposito di Neeskens.

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