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giovedì, Marzo 27, 2025

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Intervista a Ivan Ramiro Cordoba: “Per l’Inter ho rifiutato il Real Madrid”

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Lunga intervista ai microfoni di Radio Serie A per una vecchia conoscenza nerazzurra. Ai microfoni della trasmissione radiofonica è stato ospite Ivan Ramiro Cordoba, grande difensore che ha vestito la casacca nerazzurra durante tutta la sua esperienza in Italia che si è prestato nel ripercorrere la sua carriera in nerazzurro attraverso aneddoti e dettagli inediti.

Ivan Ramiro Cordoba: l’amore per l’Inter, Moratti e Mourinho

Nato a Rionegro, in Colombia, l’11 febbraio 1976, Ivan Ramiro Cordoba ha parlato della sua scelta di approdare all’Inter, parlando di come sia stato assolutamente sicuro della sua decisione: “Non c’è stato un momento in cui abbia prevalso in me la delusione di essere andato all’Inter. Quando sono arrivato mi sono detto che dovevo fare qualcosa di importante e che ero arrivato in questa società per vincere trofei e fare la storia. Anche la vittoria di una Coppa Italia per me aveva un enorme significato”.

L’ex stopper dell’Inter e della nazionale colombiana, per amore dei colori nerazzurri, ha dato il benservito a club del calibro del Real Madrid, che lo aveva puntato per sistemare la difesa pur di vestire il nerazzurro: “Il Real Madrid mi disse che non sarebbe stato un problema di soldi, né per me né per l’offerta che sarebbe stata recapitata all’Inter. Io dissi di no perché avevo fatto un accordo con il presidente Moratti nel quale gli garantivo che sarei rimasto anche se un’altra squadra mi avesse offerto il doppio. E successe poi anche nell’estate in cui è arrivato Cambiasso ma io decisi ancora di non andare via da Milano”. 

Il primo trofeo per Cordoba è arrivato solo nel 2005 ma da quell’anno in poi, anche grazie a fatti extra campo, l’Inter si trasformò in una macchina da trofei: in Italia cinque scudetti, quattro coppe italia e tre supercoppe italiane mentre in Europa l’apoteosi si è raggiunta con la conquista della Champions League nel 2010 e il Mondiale per Club nel dicembre dello stesso anno. Anni d’oro preceduti da stagioni in cui le vittorie latitavano e che l’ex calciatore sudamericano ricorda nei dialoghi con un altro grande condottiero nerazzurro: “Parlavo spesso con Javier Zanetti e gli chiedevo sempre perché non vincessimo nonostante una squadra straordinaria. Lui mi rispondeva sempre che dovevamo aver pazienza e che il lavoro ci avrebbe portato lontano e così fu”.

Sull’approdo a Milano, Cordoba rivela che la spinta è arrivata dal suo fascino per il calcio italiano, all’epoca il campionato più arduo e affascinante in Europa e dall’incontro con il presidente Massimo Moratti durante le visite mediche: “L’Italia mi ha sempre attirato e quando è arrivata la chiamata dell’Inter non ci ho pensato due volte, dicendo no a grandi club come detto prima. Importante è stato incontrare Massimo Moratti dopo aver effettuato i controlli d’idoneità. Mi disse che i tifosi dell’Inter perdonano tutto ma non lo fanno se non si da tutto sul campo. Quel discorso me lo ricordo bene e non se ne andrà mai perché Moratti è stato come un padre per me, mi ha insegnato l’umiltà e a rispettare i tifosi che sono la cosa più importante.”.

Altro tema toccato durante l’intervista è stato l’arrivo di José Mourinho all’Inter: “Ha una capacità incredibile di capire chi è pronto a seguirlo, e chi non lo è. Non gli sfugge niente. Mi ha insegnato tanto, soprattutto come tirare fuori la rabbia per dare il massimo, anche se a volte lo faceva in modo un pò troppo brusco. Voleva capire chi era pronto per affrontare tutto, chi sarebbe stato utile quando la squadra ne avesse avuto bisogno”.

In conclusione, l’ex difensore dell’Inter ha parlato di un episodio significativo della sua carriera, la sconfitta con l’Atalanta per 3-1 della stagione 2008-2009, che segnò un momento di confronto con Mourinho, al primo anno sulla panchina nerazzurra: “Quella volta Mourinho ci parlò in faccia, dicendo che avevamo perso per colpa di un mio errore da cui è scaturito uno dei tre gol subiti. Da lì è iniziato un percorso di fiducia tra di noi, ed è stato l’inizio di una nuova fase per la squadra”. Questo episodio, pur essendo stato difficile, ha portato a una maggiore conoscenza reciproca e a un legame più forte, che avrebbe poi dato i suoi frutti nei successivi trionfi”.

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