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In Italia si fischia troppo. Cartellini rossi e rigori record

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Ma i fischietti italiani sono troppo poco permissivi? Il caso Dumfries-Anguissa non ha fatto altro che far emergere in maniera ancor più marcata questa polemica, alla quale si aggiunge una mole di dati non indifferente per far pendere l’ago della risposta verso un sonoro SI.

In Italia si fischia troppo

I rigori fischiati in appena 12 giornate del massimo campionato italiano sono ben 42, mentre in Premier League il numero è notevolmente più basso: 19. La Serie A è leader, termine la cui accezione negativa o positiva in questo caso è difficile da attribuire, anche nella classifica dei falli fischiati per match, con 23.52. Numeri record per gli interventi del VAR (565) e i rossi: 0.28 a partita, il doppio della Premier.

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Ma chi ha ragione?

L’Italia o il resto del mondo? In realtà più che la risposta a tale quesito è necessario porsene un altro, ovvero perché non vi è uniformità delle scelte in tutti gli ambienti? Il regolamento IFAB in materia arbitrale è un testo unico a cui tutte le associazioni nazionali arbitrali e i fischietti che ne fanno parte devono uniformarsi, e gli unici che non sembrano farlo dati alla mano sono proprio gli italiani, che con molta probabilità preferiscono spezzettare la partita pur di non perderne il controllo a favore di aggressività e polemiche, dimostrando mancanza di carattere e volontà di uscirne indenni da polveroni che scelte più azzardate potrebbero provocare.

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Oltre al loro modo di fare a metterli in una situazione ancor più scomoda agli occhi del mondo intero è poi proprio il tifo assieme alla stampa, che non perdono mai occasione di pizzicare l’operato altrui, vuoi per passione o vuoi per numero di lettori, regalandoci così un quadro critico dal quale adesso sembra essere difficile riemergere. Fatto sta che un cambiamento sembra essere a tutti gli effetti necessario stando ai freddi numeri e, forse, anche alle fredde partite a cui si assiste. A Rocchi l’arduo e necessario compito.

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