Nacque a Milano il 12 settembre 1889, morì a Monfalcone, il 29 giugno 1916. Mosse i suoi primi passi da calciatore nella squadra del Minerva di Milano e nel 1908 si trasferì all’Inter.
Con la società nerazzurra disputò 97 partite condite da 4 reti. Vinse il campionato del 1909-1910, due anni dopo la fondazione della società interista. Ė stato un giocatore simbolo, legato indissolubilmente ai colori nerazzurri.
Ancora bambino andava su e giù per le strade di Milano vicino alla Porta Ticinese con un pallone tra i piedi. Fossati era cresciuto lì e insieme agli amici aveva dato vita a una piccola squadra, il Minerva appunto, prima di entrare nelle giovanili del Milan con cui disputò alcune amichevoli.
Il talento puro di Fossati non passò inosservato tanto che il (primo) presidente dell’Inter Giovanni Paramithiotti lo volle con se per la nascita della società nerazzurra.
Il nuovo club rifletteva una sorta di globalizzazione primordiale dove le differenti culture e nazionalità avrebbero dovuto esprimere la diversità come valore di aggregazione e crescita.
Neanche diciott’anni ma il giovane difensore milanese ci sapeva fare con il pallone. In poco tempo prende il posto in squadra dello svizzero Hernst Marktl.
Diventa capitano dell’Inter ed è nominato anche allenatore.
Aveva classe, talento e una straordinaria visione di gioco. Questo fu alla base della trasformazione del suo ruolo e delle conseguenti mansioni in campo.
Non più difensore ma centromediano in un periodo storico in cui tale ruolo si poneva come riferimento costante sia nella fase difensiva che in quella offensiva.
Agisce da raccordo tra difesa e centrocampo e ha il compito d’ispirare le giocate dei compagni d’attacco. Un compito fondamentale; Fossati garantisce equilibrio ma nello stesso tempo promuove l’innesco degli attaccanti.
Fisico asciutto, magrolino, gambe lunghe, capelli a spazzola dava l’anima in campo. Un generoso e dai modi signorili che sapeva mettersi al servizio della squadra. Uno dei più bravi giocatori italiani.
Tutte qualità che gli valsero la convocazione in Nazionale. Esordio il 15 maggio 1910 contro la Francia e vittoria rotonda per 6-2 per i bianchi italiani (ancora non è stato adottato l’azzurro).
Sul petto, sopra il taschino, è cucito un rettangolo tricolore. Forse per troppa fretta, era stato dimenticato lo stemma sabaudo.
L’azzurro, o ancora meglio il “bleu marinaio”, ispirato ai colori di Casa Savoia, sarebbe arrivato solo nel 1911. Nella stessa partita segnò anche la sua unica rete con la maglia della Nazionale.
Così dalle cronache dell’epoca: “al 20′ Fossati, dopo aver duettato con il torinese Capello, arrivò alla soglia dell’area francese e lì lasciò partire un diabolico tiro a parabola che sorprese il portiere Tessier, lasciandolo letteralmente di stucco.”
Nella stagione 1909/1910, la prima da capitano, Fossati guidò l’Internazionale alla vittoria del suo primo Scudetto.
Il campionato dei nerazzurri aumenta d’intensità partita dopo partita; arrivano vittorie importantissime come quella contro i campioni d’Italia della Pro Vercelli senza dimenticare i dieci gol – a uno – segnati al Milan nei derby.
il capitano potrebbe condurre l’Inter al titolo vincendo le ultime due partite, ma i nerazzurri perdono 4-0 a Genova e vincono 7-2 col Torino, arrivando a pari punti con la Pro Vercelli.
Visto l’epilogo, la Federazione comunicò agli interisti che ci sarebbe stato uno spareggio contro i bianchi piemontesi.
I calciatori dell’Inter accettarono prima lo spostamento della sede designata da Milano a Vercelli e quindi un rinvio chiesto dagli avversari; ufficialmente privati di alcuni giocatori-chiave da impegni con la Nazionale Militare ma invece animati dal segreto intento di recuperare alcuni infortunati altrettanto importanti.
Quando la Pro Vercelli chiese però un ulteriore rinvio l’Internazionale rifiutò, affidandosi alla decisione ultima della FIGC che fu irreprensibile: si sarebbe giocato nella data indicata in seconda battuta, non ci sarebbero stati altri rinvii.
Indispettita, la Pro Vercelli schierò nello spareggio decisivo una squadra composta da ragazzini, che non risparmiarono colpi e provocazioni. La gara si concluse 10 a 3; un episodio vergognoso per cui la Pro Vercelli fu condannata sia dalla federazione che dalla stampa nazionale.
Con l’Inter non ripete i successi dell’annata 1910.
La Pro Vercelli riprende a vincere; nel 1914 è il Casale a vincere il titolo (lo scudetto come simbolo della vittoria ancora non si assegna), ma nel 1915 la lotta è dura con Genoa e Torino.
La domenica del 23 maggio 1915 passerà alla storia perchè la F.I.G.C. sospese tutti i campionati e il giorno seguente, il 24 maggio, l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria.
Dopo quasi nove mesi di neutralità il Paese faceva il suo ingresso nella “grande” guerra. Gli interventisti ebbero infatti la meglio e l’Italia si ritrovò in guerra. Centinaia di giovani calciatori partirono per il fronte.
Alcuni, molti di essi non fecero più ritorno a casa. Anche Fossati partì soldato. Tenente di fanteria nella Brigata Cuneo trovò la morte a Monfalcone, sull’Isonzo, il 29 giugno del 1916. Ad appena 25 anni.
Venne insignito della medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione: “Dopo aver svolto in tutte le fasi del combattimento attiva e audace opera si offriva spontaneamente per rintracciare possibili varchi nel reticolato nemico ed in tale ricerca cadeva colpito a morte incitando i soldati ad avere fiducia nell’esito vittorioso dell’azione”.
A lui l’Internazionale dedicherà il campo di Via Goldoni. Noi nerazzurri lo ricordiamo come uomo dai grandi valori morali ed etici nonchè Capitano della nostra amata Inter.
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