La montagna russa di Zalewski sembra essere anche la sintesi delle emozioni che hanno attanagliato i tifosi interisti e milanisti durante il derby di Milano.
Timore, delusione e sconforto sono quelle che i nerazzurri hanno provato per tre volte quando il pallone ha colpito i legni della porta rossonera. E poi, l’urlo quasi di rabbia al gol di Stefan De Vrij, per strappare un punto in una partita maledetta – con l’ombra di aver regalato l’opportunità di fuga al Napoli.
Ma anche nel caos di questa tempesta emotiva, di questo sali e scendi, bisogna trovare un nesso per raccontare che serata è stata per un’interista.
Inter timorosa
Il primo tempo sembra raccontare di una partita bloccata e molto tattica. Le due squadre non vogliono affondare veramente il colpo, anche se è l’Inter ad imbucare per la prima volta la porta, ma in fuorigioco: Lautaro Martinez è oltre la linea difensiva e il passaggio per il gol di Federico Dimarco viene annullato.
Un urlo strozzato in gola, l’unica emozione in questa prima parte del derby di Milano. L’Inter, però, sembra non essere mentalmente sulla gara. Qualche errore tecnico – per tutto il primo tempo sarà così, anche per il Milan -, insieme anche ad una difesa tutto sommato attenta (Benjamin Pavard che urla dopo un recupero palla su Rafael Leao), e una pressione piuttosto poco organizzata.
A queste cose, va aggiunta anche l’incapacità di trovare linee di passaggio pulite e le scelte con palla al piede. Il timore si trasforma in rabbia e delusione quando Hakan Calhanoglu si va a inserire una zona di campo, con il pallone, dove c’erano solo maglie rossonere – le quali vanno verso la porta di Yann Sommer per il gol dell’1 a 0.
Una fotocopia, in realtà, di molti gol presti in questa stagione. Errori a metà campo, da parte dei centrocampisti, che spianano al strada alle offensive avversarie su una difesa costretta a correre tempestivamente all’indietro. Caso simile è proprio contro il Milan, nella finale di Supercoppa italiana, dove un recupero palla su Kristjan Asllan (anche se c’era fallo) porta alla punizione del primo gol rossonero.
Bisogna chiedersi perché le gambe tremano di fronte ad un Milan che arriva da un periodo di difficoltà, per ben tre volte in stagione. Una questione tattica o mentale?
Il colpo che scaccia la sfortuna
Il secondo tempo inizia diversamente. Anche se il Milan si va mostrando dalle parti dell’area di rigore nerazzurra, è l’Inter ad impostare la gara. Certo, con qualche errore di troppo e, a tratti, con la voglia di non voler provarci.
Gli errori tecnici ed individuali di giocatori come Dimarco e Calhanoglu sono una novità, abituati dalle loro classiche qualità. Ma anche Lautaro Martinez che, a inizio ripresa, si trova in una posizione in cui sgancia un tiro in cui mancava soprattutto la voglia di fare del male.
Un primo squillo arriva dopo i primi tre cambi al 60esimo di Simone Inzaghi: fuori Pavard, Bastoni e Calhanoglu, dentro Bisseck, Carlos Augusto e Zielinski. L’obiettivo è chiaro, proiezione offensiva. Infatti, qualche minuto dopo, la pressione sulla destra porta Denzel Dumfries ad offrire un assist per Lautaro che va in rete – annullata, però, da un precedente fallo dell’olandese.
Dopo altri tre minuti, da corner, è il guizzo di Yann Bisseck che si stampa sul primo palo della serata. Gli occhi in cielo degli interisti suggeriscono qualcosa, tra cui anche il senso di essere pienamente in partita.
Il fallo del mancato rigore all’Inter non sembra deconcentrare la squadra, mentre si sta preparando già la moviola. I nerazzurri ci provano ancora: prima, sempre da calcio d’angolo, è Marcus Thuram a colpire il secondo legno all’81esimo; poi, il cross dalla sinistra del nuovo arrivato Nicola Zalewski (subentrato a Dimarco) trova lo stacco aereo poderoso di Dumfries, che però colpisce lo stesso palo al 90esimo.
La partita è tremendamente stregata. Eppure, sembra non frenare l’assedio nerazzurro. Al 93esimo il colpo: Bisseck si trova sulla fascia destra e con il sinistro mette una palla sul secondo palo, dove trova un liberissimo Zalewski che di petto appoggia al gol di De Vrij. Un pareggio su cui c’è la firma di Inzaghi e del cuore di una squadra che ha superato la sfortuna.
Nessuna fuga da Roma
Due sono i regali che vengono dalla Capitale. Il primo è quello di Nicola Zalewski, arrivato in prestito proprio dalla Roma, circa 24 ore prima del derby di Milano, dove ha esordito con un assist decisivo.
Il secondo, invece, arriva al 92esimo di Roma-Napoli. I partenopei di Antonio Conte avevano l’opportunità di allungare a +5 sull’Inter: cosa che si stava realizzando grazie al gol di Spinazzola che teneva il Napoli avanti per 1 a 0. Ma è sul finale che i giallorossi trovano il pareggio con Angelino.
Nella serata sfortunata di Milano, la fuga Scudetto da Roma non si concretizza e lascia uno spiraglio ai nerazzurri per poter colmare le tre lunghezze di distanza dal primo posto, con il recupero di Fiorentina-Inter (si giocherà questo giovedì 6 febbraio).
Il gol di De Vrij, diventa così, di estrema importanza. Quell’urlo al 93esimo, in una partita che non premiava chi stava giocando davvero, potrebbe essere il più importante della stagione. E dove non arriva lo strapotere fisico, la superiorità tecnica e tattica, arriva – finalmente – il carattere e il cuore.