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Inter quando la notizia nasce vera e appassionata

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Inter quando la notizia nasce vera e appassionata

L’essenza interista sta anche nel tramandare ai posteri il giorno in cui Lukaku passeggiò nel derby o quando la sua forza divenne così devastante da far inginocchiare tutti i suoi avversari sull’altare di uno scudetto speciale e prepotente.

Inter quando la notizia nasce vera e appassionata. Ci sono diversi modi per parlare di Inter. Si possono percorrere diverse strade per scrivere e parlare di una passione.

Il punto di partenza per noi resta sempre immutabile. Il bene dell’Inter. Deontologicamente si può tradurre in lealtà, correttezza e trasparenza della notizia.

Anche quando la notizia non piace. O quando è tale da urtare l’aspetto puramente fideistico della stessa passione.

Siamo però capaci di denunciare tutto. Perché la stessa notizia può avere letture diverse, godere di considerazioni spesso anche contrastanti.

Il paradigma, oggi, potrebbe essere la cessione di Hakimi; forse l’esterno, in questo momento, più bravo al mondo.

Se la ratio che muove tutto è quella di una ragione economica la cessione del nostro campione s’impone come necessaria. La vita della stessa Inter diventa il bene primario da cui partire.

L’operazione è capace di diventare addirittura un capolavoro se si volessero mutuare le parole di Marotta.

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Il sacrificio è pero evidente. Hakimi, dal punto di vista puramente tecnico e tattico, è uno degli artefici dello scudetto targato Antonio Conte.

Inutile far finta di niente. Gli assist e le reti del franco-marocchino sono lì davanti agli occhi di tutti. L’apporto decisivo del campione è già consacrato nelle pagine della nostra storia.

Il capolavoro economico-finanziario si scontra così con le emozioni che l’interista medio vive come parte della sua esistenza.

Questo per dire che non riusciamo a separare l’amore per l’Inter in ogni cosa che scriviamo o pensiamo. Ma ci sforziamo di ricercare sempre quella che è la verità principe o quella da cui partire.

La cessione di Hakimi non ci piace ma amiamo di più lo stato di salute finanziaria della nostra società. Come in una ideale comparazione di beni.

Non serve a niente e a nessuno il disfattismo dilagante e il pessimismo imperante che si muovono attorno all’Inter. Come pure le milioni di false notizie su improbabili acquisti.

Ma questo non significa neanche fare sconti o riservare trattamenti benevoli in sede di analisi e commenti.

La nostra linea editoriale è chiara e trasparente.

Allo stesso modo ci piace parlare della storia nerazzurra. E se un giorno dedichiamo del tempo alle gesta di Meazza o Zenga è il segno di una forte identità interista. Non vogliamo dimenticare niente ma al contrario ricordare tutto.

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E’ il nostro modo di essere interisti ed è uno dei nostri modi d’interpretare il giornalismo in chiave fideistica e romantica. Senza però dimenticare che il domani è già oggi, adesso. E l’Inter nasce vincente.

Le rubriche sulle grandi squadre, i grandi campioni e le grandi partite sono nate sotto questa luce.

La grandezza dell’Inter è attraversata da grandi eventi. L’Inter del Triplete e la sua leggenda vivono anche attraverso la storia di prestigiosi avversari e di partite straordinarie. Ci piace studiare, ricordare e vivere tutto.

L’essenza interista sta anche nel tramandare ai posteri il giorno in cui Lukaku passeggiò nel derby e quando la sua forza divenne così devastante da far inginocchiare tutti i suoi avversari sull’altare di uno scudetto speciale e prepotente.

Se Conte appartiene al passato, Simone Inzaghi è il moderno. A lui riserveremo la stessa dose di passione. Per il bene assoluto dell’Inter.

 

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