L’8 gennaio 1984 Ernesto Pellegrini, imprenditore nel settore della ristorazione, acquista per una somma vicina ai dieci miliardi di lire l’Inter, fino a quel momento di proprietà di Ivanoe Fraizzoli. Per i primi due mesi è in carica come vicepresidente; poi, a partire dal 12 marzo, ne diventa ufficialmente il presidente. Presidenza che viene festeggiata con l’annuncio dell’acquisto di Karl Heinz Rummenigge grazie ad un’operazione posta in essere da Sandro Mazzola e Uli Hoeness.
Il nome di Ernesto Pellegrini resterà indissolubilmente legato allo storico scudetto del 1989. Fu lo scudetto dei record (58 punti su 68 disponibili) e celebrò il primato di una formazione che seppe sbriciolare e polverizzare avversari e numeri secolari. Quello scudetto fu perfetto, sontuoso. Il tredicesimo della nostra storia gloriosa. Le prime stagioni della presidenza Pellegrini non furono soddisfacienti. Prima un quarto posto nel campionato 1983-84, dopo aver recuperato posizioni su posizioni e grazie ad un portiere come Walter Zenga che scriverà pagine meravigliose con la maglia nerazzurra. L’anno successivo lottiamo per lo scudetto e con Rummenigge agguantiamo un terzo posto in classifica al cospetto di avversari come il Napoli di Maradona, l’Udinese di Zico e il Verona di Bagnoli (alla fine si laureerà campione d’Italia).
In coppa Uefa il nostro cammino si ferma invece in semifinale contro il forte Real Madrid, con una nota a margine che riguarda la partita di ritorno al Bernabeu. Al 38′ una moneta ferì Bergomi ma l’Uefa non dispose la ripetizione della gara. La partita si chiuse sul 3-0 per i madridisti dopo che la gara di andata del 10 aprile era terminata 2-0 per i nerazzurri, con le reti di Altobelli e Liam Brady. Lo spagnolo Santillana, a Madrid, fu devastante e si ripetè nella stagione successiva in una situazione simile. Seguiranno, in campionato nelle due stagioni successive, un sesto posto (con Castagner prima e Corso dopo, in panchina) e un terzo posto (con Trapattoni). Anche in Europa il momento non fu dei migliori; in Coppa Uefa ci chiudono la strada rispettivamente il Real Madrid e il Goteborg.
La strada intrapresa sembra tuttavia quella giusta e il Presidente Pellegrini prima conferma il Trap in panchina e poi rinforza la squadra con l’acquisto di Vincenzo Scifo, centrocampista belga dal grande talento. Sarà un quinto posto finale, a tredici punti dal Milan campione; fuori anche agli ottavi di coppa Uefa ad opera dell’Espanyol di Barcellona. Il presidente Pellegrini è deluso, i risultati non arrivano e il gioco non esiste. Affiorano in lui alcuni dubbi sul tecnico. Tuttavia non si risparmia, è persona tenace e investe ancora parecchio denaro.
Il primo passo è l’ingaggio di due calciatori tedeschi: il terzino Andreas Brehme e il centrocampista Lothar Matthäus, che tempo prima era stato inseguito da Juve e Napoli. I due calciatori tedeschi non sono le uniche novità di una faraonica campagna acquisti che annovera anche altre pedine importanti: Nicola Berti e Ramon Diaz vengono prelevati dalla Fiorentina e il giovane Alessandro Bianchi viene acquistato dal Cesena. In realtà Diaz non sarebbe dovuto arrivare. Era stato infatti comprato l’algerino Rabah Madjer ed erano state già fissate la presentazione e la conferenza stampa. Tuttavia le visite mediche evidenziarono un problema fisico. Ecco quindi al suo posto la punta argentina.
Altobelli dopo undici stagioni in nerazzurro si accasa alla Juventus. Il 28 Maggio 1989 ci laureammo campioni d’Italia con quattro giornate d’anticipo; battemmo il Napoli di Maradona a S.Siro in una partita indimenticabile. Fu l’apoteosi. Diego era senza dubbio il giocatore più forte del pianeta ma l’Inter era una squadra fortissima, composta da giocatori capaci di stare in vetta dall’inizio alla fine. In porta Zenga, Mandorlini il libero con Bergomi e Ferri marcatori arcigni. Il regista è Matteoli, supportato e sostenuto da Matthäus e Berti nel ruolo di interni. Le ali Brehme e Bianchi hanno l’incarico di spingere l’Inter verso un sogno. In attacco Serena e Diaz per ferire e punire. Una legnata di Matthäus contro il Napoli, nello scontro diretto del Meazza, fa capire chi è il più forte. L’annata si chiude con la conquista della Supercoppa Italiana allorquando Cucchi e Serena stendono, nella finale del 29 novembre 1989, la Sampdoria di Vialli e Mancini. Enrico Cucchi, morto prematuramente all’età di soli 31 anni, vivrà per sempre nel cuore di noi interisti. La presidenza Pellegrini si arricchisce di due coppe Uefa. Nel 1991 sarà la Roma a cadere sotto i colpi letali interisti (2-0 a Milano con gol di Matthäus e Berti; 1-0 a Roma con gol del giallorosso Rizzitelli). Storica la rimonta, nei sedicesimi, contro gli inglesi dell’Aston Villa. Nel 1994 sarà la volta del Salisburgo (1-0 a Vienna con gol di Berti e 1-0 a Milano con gol di Jonk). L’anno successivo l’Inter verrà ceduta a Massimo Moratti, figlio dell’ex presidente Angelo.
Amala!