Il 28 maggio del 1955 Angelo Moratti acquista l’Inter per cento milioni e diventa il nuovo presidente. L’Inter, in quegli anni e per certi versi, ha il destino fatto in casa; ha un forte settore giovanile e alcuni dei suoi futuri campioni proverranno dal suo vivaio. Moratti sostituisce Foni con Campatelli. Sembra l’avvio di un periodo fortunato perché dopo sole sei giornate ci portiamo in testa alla classifica. Tutto sembra andare nel verso giusto ma una crisi produce cinque sconfitte consecutive. Campatelli salta e arriva Giuseppe Meazza. L’ex campione nerazzurro è bravo, recupera qualche posizione e così chiudiamo la stagione 1955-56 con un onorevole terzo posto. L’anno successivo la dirigenza interista punta sul tandem Frossi-Ferrero. Due anime diverse siedono in panchina. Frossi è un’amante del difensivismo estremo, un agguerrito sostenitore del catenaccio mentre a Ferrero piace attaccare e come tale idealizza l’offensivismo come forma totalizzante. I due potrebbero trovare la strada per sancire un modo di giocare più completo e meglio assortito. Nella realtà il binomio di risorse non portò nessun buon risultato. Anzi, l’andamento in campionato sembrò ricalcare quello della stagione precedente. Ancora Meazza dovette intervenire per risollevare i destini, non proprio fortunati, dell’Inter. Una serie di buone partite ci permette di raggiungere la seconda piazza ma la squadra mostra più di una fragilità. Cinque sconfitte consecutive ci portano indietro in classifica. La stagione 1956-57 si conclude con un quinto posto. La stagione 1957-58 annovera un grande attaccante come Valentin Angelillo.
Anche l’allenatore John Carver risponde ad una precisa scelta societaria. Il nuovo allenatore è un tecnico molto capace ed è stimato. La classifica finale è dura e cruda; nono posto finale. La società vive un momento di grande delusione e amarezza e le decisioni, in sede di mercato, riflettono questo stato emotivo. Angelo Moratti cede Ghezzi e Lorenzi e affida la guida tecnica al mister Giuseppe Bigogno. Tanto cambiare non sortisce effetti postivi. A pochi mesi dalla fine del campionato Bigogno viene sostituito con Campatelli. In campionato arriviamo terzi e perdiamo la finale di coppa Italia. Ci sono dei risultati confortanti perché Firmani gioca una stagione memorabile e Angelillo segna 33 reti in 33 partite. La stagione 1959-60 è una stagione interlocutoria. La conduzione tecnica è affidata al duo Campatelli-Achilli.Un buon girone d’andata ma nel ritorno viviamo un vero e proprio periodo nero, denso di nubi. Ai quarti, nella coppa delle Fiere, veniamo eliminati. Perdiamo il derby e viene esonerato Campatelli e dopo un mese sarà la volta di Achilli. Chiudiamo la stagione al quarto posto grazie al ritorno di Giulio Cappelli in panca. Nell’estate del 60’ Moratti pone le basi di quella che sarà la Grande Inter. In panchina siede Helenio Herrera; Allodi è lo stratega e architetto nella costruzione della Leggenda.
Lo scudetto 1960-61 andrà alla Juventus. Fra polemiche interminabili e contestazioni senza fine. Durante lo scontro diretto con l’Inter, seconda classificata, la partita viene interrotta a causa di un’invasione in campo di tifosi bianconeri. L’Inter vince 0-2 d’ufficio ma la FIGC, presieduta da Umberto Agnelli, contesta la decisione e delibera che l’invasione di campo non avrebbe condizionato lo svolgimento della gara; così ordina la ripetizione della gara al termine del campionato. L’Inter risponde mandando a Torino la formazione primavera che perde 9-1 e chiude al terzo posto. L’unica rete nerazzurra è siglata, su rigore, dall’astro nascente Sandro Mazzola, che bagna così il suo esordio. Nella stagione successiva l’Inter chiuderà al terzo posto ma tra le sue fila si metteranno in luce alcuni calciatori che saranno, in seguito, i pilastri dell’Inter di Herrera: Facchetti, Bedin e Mazzola, nomi che faranno la storia.
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