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Inter, gli anni 1910-1919

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Dopo la trionfale stagione conclusa, nel 1910, con la vittoria dello scudetto contro la Pro Vercelli seguono alcune stagioni non proprio fortunate. I continui cambiamenti in seno alla dirigenza nerazzurra generano instabilità e non si rivelano positivi per i destini della squadra interista.

La presidenza di Carlo De Medici venne, infatti, rilevata da Emilio Herzel nel 1912. Trascorrono due anni e viene nominato un nuovo presidente nella persona di Luigi Ausbacher. Si trattò di stagioni avare di soddisfazioni per i tifosi della Beneamata. La squadra pur subendo grandi modifiche e stravolgimenti non riuscì a trovare la giusta quadratura del cerchio.

Un sesto (1910-1911) e un quarto posto (1911-1912) testimoniano le grandi difficoltà nel costruire una compagine vincente, in grado di contendere lo scudetto a Pro Vercelli e Milan. A Milano la forza dei rossoneri è predominante.

Nel 1912 si da l’avvio a un’importante campagna di rafforzamento; viene acquistato il grande Luigi Cevennini, più conosciuto come Cevennini III, estroso fuoriclasse dell’epoca; il campione era in aperto contrasto con il Milan e così decise di trasferirsi all’Inter portando con se i suoi fratelli Aldo e Mario. Costituiranno una delle più grandi dinastie del calcio nostrano. Ciò non bastò per vincere lo scudetto ma i miglioramenti, seppur sensibili, furono tangibili.

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L’anno successivo, il 1913, fu caratterizzato dall’acquisto del forte attaccante Julio Bavastro. Importante pedina dello scacchiere nerazzurro fu in grado di ricoprire il ruolo di finalizzatore con grande bravura.

Se i fratelli Cevennini erano abili tessitori di gioco Bavastro riusciva a inserirsi nella manovra offensiva come importante terminale del gioco d’attacco. La superiorità cittadina venne riconquistata; ancora  troppo ampio rimase però il divario dalle prime, in primis dal fortissimo Genoa.

Il 1914 visse ancora un cambio di presidenza; l’imprenditore Giuseppe Visconti di Modrone subentrò a Luigi Ausbacher. Nel campionato 1914-1915 l’Inter arrivò  prima nel girone eliminatorio e in quello di semifinale; il 28 giugno 1914 uno studente bosniaco uccise, a Sarajevo, l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria.

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Fu l’inizio di un conflitto molto cruento, meglio noto come “La grande guerra”. La fase finale e il cammino dell’Inter  furono interrotti quando mancava solo una partita. L’Italia entrò in guerra al fianco dell’Intesa il 24 maggio 1915.

Tra i dirigenti e giocatori l’Internazionale donò alla Patria circa ventisei uomini tra i quali il suo capitano Virgilio Fossati che morirà a Monfalcone un anno più tardi, Julio Bavastro il quale morirà in seguito alle gravi ferite riportate in combattimento e il tenente Giuseppe Caimi medaglia d’oro al valor militare.

Il 3 novembre 1918, a Villa Giusti, venne firmato l’armistizio che sanciva la fine delle ostilità; l’attività sportiva agonistica sarebbe ripresa un anno più tardi nel 1919.

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