Identikit di un fuoriclasse: John Charles. Il padre, Ned, era minatore a Swansea nel Galles quando la mamma, Lily, lo affida a un asilo per bambini bisognosi.
La vita non è per niente facile e John Charles, crescendo, fa un sacco di lavori: minatore, ciabattino e spazzino. Durante il servizio militare si diletta come pugile e vince parecchio.
Poi il calcio, vera unica passione della sua vita. Siamo alla fine degli anni quaranta e il tecnico del Leeds è Franck Buckley; è lui a portarlo al Leeds nel 1948. Nel gennaio del 1949 John firma il suo primo contratto da professionista.
Buona tecnica individuale e straordinarie doti fisiche. Imprendibile da centromediano è una furia quando si batte in avanti. Charles è in possesso di un forte colpo di testa. Gioca, in maniera disinvolta, sia come difensore che come attaccante.
Per i tifosi sarà nel giro di poco tempo “King John”, il gigante buono. Nel ’55-56 segna trenta reti e riporta il Leeds United nel massimo campionato.
Il 18 settembre del 1956 un incendio distrugge lo stadio di Elland Road. L’anno successivo lo stadio, costato 130.000 sterline, è di nuovo in piedi, anche se l’impegno economico ha richiesto la cessione di Charles alla Juventus, per circa 110 milioni di lire.
Agnelli è deciso a vincere lo scudetto che manca dal 1952. Oltre a Charles, la Juve ingaggia un argentino talentuoso che fa della furbizia una delle sue armi vincenti, Omar Sivori.
Charles usa indifferentemente il destro e il sinistro, difficile da marcare, è soprattutto un vero killer nel gioco di testa.
Boniperti, Charles e Sivori, tre scudetti e due coppe Italia dal 1957 al 1962, sequestrano le copertine. Sivori è il genio arrogante e capriccioso, il «vizio» dell’Avvocato, Boniperti la bussola, Charles la torre, secondo una tra le tante definizioni dell’epoca. “Ma quante ne prendeva John e non ha mai reagito.
Lo picchiavano per fermarlo o per non farlo saltare e lui niente, sopportava. Mai un lamento”.
Così disse un giorno, in un’intervista, Giampiero Boniperti a proposito di Charles. Gioca anche dieci partite condite da quattro gol con la Roma. Torna definitivamente oltre Manica per giocare nel Cardiff.
Chiude la carriera, quasi quarantenne, in una squadra di quarta divisione, l’Hereford. John beveva e fumava troppo; diventa, pian piano, debole nel fisico.
A Torino, nei pressi della stazione di Porta Nuova, aveva aperto un ristorante, «King’s restaurant», in società con un suo compagno d’armi Umberto Colombo. Non avrà fortuna e andrà male anche il pub gestito a Leeds.
John Charles non era ricco. A Torino Boniperti e gli amici non si sono dimenticatidi lui; la Juve di Platini e Scirea gli dedica l’incasso di un’amichevole.
Nel gennaio 2004 soffre di un attacco al cuore prima di un’intervista per la televisione italiana, che richiede la parziale amputazione di un piede per problemi circolatori. Muore nel febbraio dello stesso anno, a Wakefield, all’età di 72 anni.