Un mix letale di tecnica, atletismo e gioco di squadra. Arrigo Sacchi guidò il Milan per quattro anni, dal 1987 al 1991, rivoluzionando e affinando il concetto di“calcio totale”espresso dall’Ajax e dalla nazionale olandese una ventina di anni prima. Ma andiamo con ordine: a seguito dello scandalo del calcio scommesse che colpì il calcio italiano nei primi anni 80, il Milan venne duramente colpito dalla giustizia sportiva, retrocedendo in serie B. Nonostante il pronto ritorno in serie A l’anno successivo, la squadra non era probabilmente pronta per il campionato di massima serie, e retrocesse nuovamente, stavolta per demeriti sul campo da gioco. Il ritorno in serie A fu ancora una volta immediato.
Tuttavia, il Milan non riuscì a tornare nelle posizioni di vertice che gli erano consone, navigando costantemente a metà classifica, nonostante la presenza di discreti giocatori, tra cui spiccava il difensoreFranco Baresi. Nel 1985, a seguito di alcune ispezioni della Guarda di Finanza, la squadra risultò fortemente indebitata e rischiò di fallire definitivamente. Un ricco imprenditore milanese,Silvio Berlusconi, con un gesto eclatante riprese in mano le redini delle società, che rilevò totalmente ripianando ildeficiteconomico.
Forte di una grande spinta economica e di una gran voglia di rilancio,Berlusconi rivoluzionò totalmente la squadra, acquistando giocatori del calibro di Donadoni, Massaro, Galli,Sonetti e Galderisi. La prima stagione diBerlusconi, nel 1986, fu probabilmente di rodaggio: la squadra arrivò ad un dignitoso quinto posto in campionato, mostrando comunque un discreto gioco. L’anno successivo fu probabilmente quello decisivo nel destino del Milan: il presidente decise di puntare tutto su un giovane tecnico di Fusignano dagli occhi spiritati.Arrigo Sacchi, che l’anno precedente aveva allenato con ottimi risultati il Parma, mostrando tra l’altro un gran gioco proprio nella gara contro il Milan, arrivò alla corte diSilvio. Con l’arrivo di Arrigo arrivarono due grandi fuoriclasse stranieri che fecero la fortuna del Milan negli anni avvenire: Marco Van Basten (infortunato quasi tutta la prima stagione) e Ruud Gullit. Le prime partite furono difficili, probabilmente anche a causa degli intensi allenamenti fisici cui Sacchi sottoponeva le sue squadre. Con il proseguire del campionato tuttavia il Milan recuperò lentamente punti sul Napoli capolista, vincendo il campionato nelle ultime partite. Se il primo anno di Sacchi può essere considerato di buon livello, il top fu raggiunto nel biennio 1988- 1990. Con l’arrivo del terzo fuoriclasse olandese, Frankie Rijkaard, a centrocampo, il Milan fu finalmente competitivo anche in Europa. A fronte di un secondo (1989) e terzo posto (1988) in campionato, i rossoneri vinsero la Coppa dei Campioni contro la Steaua Bucarest prima e il Benfica poi, e nel 1989 laSupercoppa Uefa contro il Barcelona e laCoppa Intercontinentale contro il Nacional Medellin.
Per fluidità e bellezza di giuoco questo fu probabilmente il miglior Milan di sempre, nonostante molti risultati più“altisonanti”furono raggiunti solo in seguito. Dal punto di vista tattico Sacchi cercò di plasmare la squadre secondo i suoi dettami: grande pressing, ricerca del fuorigioco asfissiante e tanti movimenti senza palla. La squadra messa in campo, in particolare a centrocampo, era un mix straordinario di classe e potenza, con giocatori muscolari molto adatti a tale tipo di gioco. La manovra della squadra, favorita anche dai continui movimenti dei giocatori, risulta fluida ed armonica: la palla scorre naturale tra i vari reparti, e spesso sono anche i centravanti, in particolar modo l’olandese Ruud Gullit, a dare una mano al centrocampo sfruttando straordinarie discese palla a terra.
La particolarità, non Italiana sicuramente, di questo Milan, è nella continua ricerca del dominio territoriale: la squadra di Sacchinon subisce quasi mai, ma aggredisce continuamente a prescindere dall’avversario. C’è la continua ricerca del goal, anche dopo un 3-0. Arrigo Sacchi, oltre a dare grande importanza all’atletismo, concentra molto i suoi allenamenti sul gioco di squadra. Non esiste il“singolo” o il“fuoriclasse”: esiste la esclusivamente la squadra. I suoi allenamenti per aumentare l’affinità tra i giocatori sono estenuanti: come un severo direttore d’orchestra “il profeta di Fusignano”costringe i giocatori a snervanti ripetizioni di schemi in allenamento. Famosa è la mitologica“Gabbia di Milanello”: una sorta di gabbia metallica circonda il terreno di gioco impedendo al pallone di uscire, e costringendo i giocatori a giocare il pallone senza soluzione di continuità. Il palmarès di Sacchi dopo 4 anni è impressionante: 1Campionato Italiano(1987-1988), 1Supercoppa Italiana(1988), 2Coppe dei Campioni(1988-1989; 1989-1990), 2Supercoppe Uefa(1989; 1990) e 2Coppe Intercontinentali(1989; 1990).