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Un forte ricordo di Gianfranco Matteoli

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Gianfranco Matteoli nasce a Nuoro nel 1959. Il suo sogno era, come quello di tanti altri ragazzi sardi, giocare a calcio e possibilmente nel Cagliari. La squadra, rappresentativa di un’intera regione, fu resa grande proprio in quel periodo dal grande Gigi Riva. Il talentuoso ragazzo cerca di vestire a più riprese la casacca rossoblu. Nell’estate del 1975 si deve però arrendere perché dopo due provini gli viene comunicato che per lui, al Cagliari, non c’è lo spazio inseguito e agognato. Matteoli è un ragazzo con un carattere forte, non si abbatte e al contrario raccoglie le energie e il coraggio per costruire la sua nuova vita da calciatore. La delusione accumulata è tanta ma la volontà non conosce ostacoli. Caratteristiche che il giocatore sardo travaserà, anni dopo, nel vincente centrocampo nerazzurro di Trapattoni.

I sogni vanno rincorsi e fatti propri, si sarà detto Gianfranco in quei momenti. La sua vita, in quel preciso istante, non fu molto diversa da quella di tanti altri ragazzi che sono costretti a lasciare la Sardegna per cercare fortuna altrove. Il Nord Italia rappresenta la meta e Cantù, nello specifico, costituirà il trampolino di lancio verso una carriera tra i professionisti. Matteoli è bravo. Disputa anche tre partite in serie D e Mino Favini, una vera e propria istituzione a livello giovanile, decide di farlo approdare al Como. Una serie di prestiti lo portano a vestire le maglie dell’Osimana, Giulianova e Reggiana. Ritorna al Como nel 1982 e dopo due stagioni in serie B conquista con il lariani la promozione in serie A. Nel massimo campionato si conferma subito come uno tra i migliori trequartisti in circolazione. Dopo una stagione alla Sampdoria, in cui era chiuso dallo scozzese Souness, nell’estate del 1986 viene acquistato dall’Inter per quasi cinque miliardi di lire. A Milano trova Trapattoni, allenatore esperto e vincente. Il Trap ha subito una felice intuizione.

Regala un abito nuovo al centrocampista nuorese. Lo sposta dalla trequarti e lo piazza davanti alla difesa. E’ palpabile il genio creativo del grande allenatore. Il tecnico milanese appare come un demiurgo nel momento in cui riporta in vita la figura del centromediano metodista. Sandro Ciotti, noto estimatore del metronomo interista, non mancò in più di un’occasione di esaltare le caratteristiche proprie di questo storico ruolo e di Matteoli in particolare. Matteoli pensa, ragiona e dispensa palloni importanti per autentici podisti come Berti e Matthäus. Sa dettare i tempi giusti della fase offensiva. Sa rallentare i ritmi e far arretrare la squadra. La grande capacità di saper sempre cosa fare è unita ad una significativa velocità d’esecuzione. Come i nove secondi che impiegò dall’inizio della partita, il 27 novembre del 1988, per segnare al Cesena; un record che durò lo spazio di un lustro. L’equilibrio della squadra non risulta mai compromesso. Nell’Inter dei record rappresentò una delle chiavi di volta per la vittoria dello scudetto. Dotato di tecnica sopraffina e di un passo breve vinse, con la maglia interista, oltre lo scudetto 1988-1989 anche la Supercoppa Italiana del 1989. All’età di trent’anni arriva la chiamata del Cagliari. Il sogno, inseguito da bambino, si materializza. Quattro anni bellissimi in uno dei periodi più belli della storia del Cagliari. Una coppa Uefa sfiorata e la sensazione netta che i sogni possono realizzarsi. Basta aspettare i tempi giusti, come quelli che il campione sardo mostrava di possedere in campo.Matteoli vanta anche sei presenze nella nazionale maggiore e quattordici nella nazionale Under 21. E’ stato ed è ricordato anche come uomo di grande correttezza e lealtà.

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