“Bologna è una regola“, canterebbe Luca Carboni. Una regola che non si comprende nella sua totalità prescrittiva, anzi. Sembra essere più una sentenza: sicuramente per l’Inter. Perché i nerazzurri ritrovano i rossoblù nella gelida serata di San Siro, nel match valido per il recupero della diciannovesima giornata di Serie A, e si ritrovano a loro volta gelati da un pareggio che lascia tanto rammarico e nervosismo.
Bisognerebbe capire se siano due punti buttati o un punto guadagnato contro una squadra che naviga nelle zone alte della classifica. La prestazione dei Campioni d’Italia – come afferma Simone Inzaghi – non è stata sicuramente negativa, ma la difesa è tornata a traballare un po’, regalando due reti evitabili. Un pareggio che ha in sé molti fattori da tenere in mente.
Gli infortuni preoccupano, i sostituti deludono
Si arriva a questa partita fondamentale con la solita psicosi dei superstiziosi – a buon ragione, visti i precedenti. L’Inter non vince in casa contro il Bologna dal 6 a 1 del 9 novembre 2022. In più, c’è il bruttissimo ricordo del recupero giocato in trasferta contro i rossoblù, che ha spento ogni speranza per la conquista dello Scudetto che è stato vinto dal Milan (stagione 2021/22).
Corsi e ricorsi storici, che un buon tifoso interista tiene sempre in conto. Ma ci sono delle questioni più strettamente legale al risultato della partita di ieri sera.
Da un lato, ci sono senza ombra di dubbio gli infortuni che stanno costringendo Simone Inzaghi a dover bloccare il solito turnover che ha fatto respirare i giocatori nerazzurri durante la prima parte della stagione. Emergenza che dalla difesa, visti i rientri di Benjamin Pavard e Francesco Acerbi – e nonostante lo stop di Yann Bisseck -, si è spostata al centrocampo. A dare forfait, ancor prima della partita contro il Venezia, sono stati Henrikh Mkhitaryan e Hakan Calhanoglu – che sono due pilastri fondamentali per il tecnico piacentino. A loro, inoltre, si unisce Joaquin Correa per l’attacco.
Tuttavia, dall’altro lato, c’è perplessità intorno ai sostituti dei titolarissimi. La partita di ieri ha solo fatto notare come i dubbi siano leciti. In particolare, a finire sotto l’ennesimo riflettore per una prestazione deludente è Kristjan Asllani, il quale sembra essere arrivato a giocarsi tutte le carte per una permanenza in nerazzurro. Preso come vice-Calhanoglu, non ha le medesime qualità sopraffine del turco: ancora troppo acerbo per prendere le redini della regia interista ed inzaghiana.
Allora sorge un quesito: al netto di una rosa abbastanza ampia, ma con una sostanziale differenza di livello tecnico e tattico tra i titolarissimi e i cosiddetti “co-titolari“, Inzaghi dovrebbe chiedere un intervento sul mercato? Il problema infortuni richiede sicuramente un attenzione particolare, soprattutto nei ruoli ricoperti da giocatori veterani – vedi Mkhitaryan (35 anni), Acerbi (36 anni) e De Vrij (32 anni).
Le seconde linee, invece, non sembrano garantire la stessa affidabilità. Persino Davide Frattesi – il quale sembra andare in completa rottura col progetto tecnico di Inzaghi – non riesce più ad incidere, nonostante le sue grandi qualità negli inserimenti e la sua esplosività. Accusati, inoltre, di una prestazione poco lucida anche Piotr Zielinski, Tajon Buchanan e Mehdi Taremi, il quale pecca di poca cattiveria sotto porta.
Inzaghi ha delle colpe?
Il mister si è dovuto sudare la fiducia del mondo nerazzurro con il tempo. In questo percorso, qualche scivolone tra la prima stagione e la prima metà della seconda stagione sulla panchina dell’Inter lo ha portato sempre al centro di feroci critiche.
Tuttavia, mister Simone Inzaghi ha risposto con trofei che mancavano da tempo in bacheca, arrivando a giocarsi alla pari una finale di Champions League contro il Manchester City e conquistando lo Scudetto della seconda stella. Inoltre, la qualità di gioco nerazzurra sta facendo innamorare ogni tifoso.
C’è, però, qualche incrinatura che sta emergendo in questa stagione. In particolare, nel corso delle partite giocate fino ad ora, c’è chi accusa Inzaghi di qualche errore di valutazione in merito ai cambi durante le gare: forse sbagliando il momento o la scelta del giocatore.
Nella partita di ieri sera, i primi cambi sono arrivati al 70esimo, dopo aver subito il gol del pareggio del Bologna. I giocatori entrati, poi, non hanno fatto niente di meglio rispetto a quelli sostituiti: come, ad esempio, Taremi al posto di un Lautaro Martinez che stava facendo bene insieme al compagno di reparto Marcus Thuram; Carlos Augusto e Tajon Buchanan, poi, non hanno messo in campo la concentrazione necessaria per capire i momenti.
Forse una loro entrata anticipata avrebbe dato più immersione nella gara? Il fatto è che Inzaghi ha dovuto fare delle valutazioni, non solo della partita, ma anche del momento della squadra e in vista dei prossimi impegni ravvicinati.
Problema scontri diretti
Il girone d’andata per l’Inter, in realtà, non si è concluso. Infatti, manca un altro recupero: quello contro la Fiorentina, ancora da segnare sul calendario. Nonostante questo scontro mancante, si può tracciare un bilancio dei nerazzurri contro le squadre di alta classifica.
Prendendo le prime otto (tra cui c’è l’Inter seconda), gli uomini di Simone Inzaghi hanno affrontato sei scontri diretti. Ci sono le due larghissime vittorie contro l’Atalanta (4 a 0) e la Lazio (6 a 0). A seguire troviamo i tre pareggi pieni di rammarico: contro il Bologna ieri sera (2 a 2), contro il Napoli (1 a 1) e contro la Juventus (4 a 4). Infine, c’è la sconfitta nel derby contro il Milan (1 a 2), precedente a quella di Supercoppa italiana.
I nerazzurri tengono la seconda posizione, a tre lunghezze di distanza dai partenopei di Antonio Conte, ma il bilancio aggiornato dopo il pari di ieri dovrebbe far riflettere: sta mancando incisività, concentrazione e cattiveria nei big match?