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giovedì, Marzo 27, 2025

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Il Corintias di Socrates

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Negli anni ottanta la dittatura, iniziata nel 1964 per mano del maresciallo Castelo Branco perde colpi. Le prime libere elezioni a livello nazionale arriveranno solo nel 1985 ma intanto in ambito locale i cittadini e le cittadine brasiliane cominciano a esprimersi.

Nel mese di novembre del 1982 la maglia della squadra era il dazebao e al posto dello sponsor ospitava la propaganda politica. Il messaggio più ricorrente racchiudeva una richiesta di democrazia. Il dissenso contro il governo del generale Figueiredo fu totale. Era il Corinthians di Socrates, Casagrande, Wladimir, Zenon, Biro-Biro.

Il caso volle che un cambio di dirigenza, insieme a un gruppo di giocatori capaci di pensare e mettersi in discussione, stimolato dalle parole di un direttore tecnico che di calcio ne sapeva poco perché era un sociologo, tale Adílson Monteiro Alves, produsse il più famoso e riuscito esperimento socio-calcistico della storia.

Le relazioni all’interno del club furono rivisitate, le decisioni prese in maniera collettiva. Furono abolite le regole ferree e annullato l’obbligo del ritiro. Il Corinthians vinse il Campionato Paulista per due anni consecutivi (1982, 1983) e il terzo furono battuti in finale dal Santos.

Senza aggressività, il Corinthians faceva il calcio seguendo il tempo dettato da Zenon e le illuminazioni di Socrates, vinceva con i gol di quest’ultimo e quelli di Casagrande, sostenuti dalla difesa di Wladimir e dalla fatica di Biro-Biro, buon mediano.

Il Corinthians divenne presto un riferimento nazionale che non si lasciò sfuggire la possibilità di parlare ai suoi tifosi. Zenon racconta che sarebbe stato molto interessante un cambiamento.

Un cambiamento nella forma del gioco, nell’organizzare quella piccola collettività di atleti e intellettuali, nel modo di intendere il calcio e le relazioni umane e, in ultimo, un cambiamento generale che investiva tutto il paese: nelle elezioni per il presidente della Repubblica, che il popolo brasiliano cominciava a chiedere a gran voce.

Simbolo del gruppo era Socrates. Alto più di un metro e novanta, piede piccolo e delicato, preferiva il colpo di tacco. Possedeva un’ottima visione di gioco e un gran fiuto per il gol. Al pugno chiuso, come esultanza e protesta.

Socrates si unì a quell’impresa con impegno. Fu il Dottore, per meriti accademici, o il Filosofo per via del nome. Il Corinthians giocava un calcio ragionato e il gol era frutto di elaborazione.

I risultati arrivarono ma non senza polemiche. Il Corinthians vinse il suo primo titolo nazionale solo nel 1990, l’ultimo nel 2011, l’anno in cui il Dottore è morto. Nel 1983 aveva espresso questo desiderio: vorrei morire nel giorno in cui il Corinthians vince il titolo. E così è stato. I tifosi hanno esultato e pianto.

Fonte Storie di calcio – Altervista

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