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Coppa Campioni 1971-72, l’Ajax batte l’Inter ed è campione per la seconda volta

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Coppa Campioni 1971-72, l’Ajax batte l’Inter ed è campione per la seconda volta.

A Rotterdam l’Ajax ribadisce la sua supremazia europea: ne fa le spese l’Inter.

Coppa Campioni 1971-72, l’Ajax batte l’Inter ed è campione per la seconda volta. A Rotterdam l’Ajax ribadisce la sua supremazia europea: ne fa le spese l’Inter.

Attratto dalle pesetas che gli offre il Barcellona, Rinus Michels lascia l’Ajax per trasferirsi in Catalogna. Sulla panchina dei campioni d’Europa si accomoda, fra lo scetticismo generale, il rumeno Stefan Kovacs, ex allenatore della Nazionale del suo Paese, dal ’64 al ’67, e della Steaua Bucarest. Superati i primi problemi, soprattutto di carattere linguistico, il preparatissimo tecnico rumeno perfeziona il lavoro di Michels affinando lo stile dell’Ajax, concedendo più libertà d’azione alla fantasia e al talento dei giocatori e allestendo un gioco più spettacolare.

Con queste lievi innovazioni Stefan Kovacs guida Cruijff e compagni alla conquista della seconda Coppa dei Campioni consecutiva. L’unica variazione tattica apportata dal nuovo tecnico è l’impiego stabile in prima squadra di Ruud Krol come terzino sinistro, con spostamento di Neeskens a centrocampo. Il primo turno, contro la Dinamo Dresda, non è dei più agevoli anche se gli olandesi regolano le cose in patria con un 2-0 che non ammette repliche. L’avversario successivo è l’Olympique Marsiglia, facilmente domato prima dell’infuocato quarto di finale contro l’Arsenal. Il calcio olandese era cresciuto all’ombra della scuola britannica e aveva un grande rispetto per le squadre inglesi.

Nel primo match ad Amsterdam una doppietta di Muhren rinnova le speranze dei tifosi dell’Ajax, freddati inizialmente dal vantaggio dei “Gunners”. A Londra ci si attende la veemente reazione dell’Arsenal, ma un’autorete di George Graham spiana la strada degli olandesi verso le semifinali. Dove li attende un altro scoglio durissimo: il Benfica. Basta una vittoria di misura (gol di Swart) nella gara di andata e l’Ajax raggiunge la finale che si disputerà a Rotterdam contro l’Inter. I nerazzurri non sono più la squadra che aveva dominato il mondo a metà degli anni ’60, mentre l’Ajax è nel momento di maggior splendore, all’apice della forma. Cruijff, avanzato in questa stagione da Kovacs nel ruolo di centravanti puro, è affidato alle cure di Oriali, che lo controlla benissimo tranne che in due occasioni quelle in cui l’asso trafigge il giovane portiere nerazzurro Bordon.

Johann Cruijff inseguito da Gabriele Oriali
Johann Cruijff inseguito da Gabriele Oriali

L’uomo-simbolo: Johann Cruijff

Johan Cruijff è il re incontrastato dei primi anni 70. Arrivato all’Ajax a dieci anni, ha fatto tutta la trafila nel settore giovanile fino al debutto in prima squadra, nel 1964 a diciassette anni. Due anni dopo debutta anche in Nazionale dopo aver vinto il suo primo titolo olandese. Centravanti di movimento, agilissimo e scaltro, dal grande controllo di palla, lieve come una farfalla nel liberarsi dell’uomo, è quasi impossibile da marcare per la straordinaria mobilità. Può partire dal centrocampo o addirittura dalla difesa, per impostare azioni da regista o avanzare a fare l’attaccante puro. Imprevedibile, dotato di tiro fulminante, evita i tackles producendosi in un caratteristico salto dopo ogni dribbling. In gioventù, causa l’infanzia povera, il fisico era il suo punto debole, fu addirittura scartato dal servizio militare perché aveva i piedi piatti e le caviglie deboli, ma il lavoro atletico svolto con Rinus Michels ha smussato pure questo difetto. Con l’Ajax vince 3 Coppe dei Campioni, una Supercoppa europea, una Coppa Intercontinentale, 6 titoli nazionali e 4 Coppe d’Olanda, oltre a tre Palloni d’Oro, prima di emigrare al Barcellona.

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Attratto dalle pesetas che gli offre il Barcellona, Rinus Michels lascia l’Ajax per trasferirsi in Catalogna. Sulla panchina dei campioni d’Europa si accomoda, fra lo scetticismo generale, il rumeno Stefan Kovacs, ex allenatore della Nazionale del suo Paese, dal ’64 al ’67, e della Steaua Bucarest. Superati i primi problemi, soprattutto di carattere linguistico, il preparatissimo tecnico rumeno perfeziona il lavoro di Michels affinando lo stile dell’Ajax, concedendo più libertà d’azione alla fantasia e al talento dei giocatori e allestendo un gioco più spettacolare.

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Con queste lievi innovazioni Stefan Kovacs guida Cruijff e compagni alla conquista della seconda Coppa dei Campioni consecutiva. L’unica variazione tattica apportata dal nuovo tecnico è l’impiego stabile in prima squadra di Ruud Krol come terzino sinistro, con spostamento di Neeskens a centrocampo. Il primo turno, contro la Dinamo Dresda, non è dei più agevoli anche se gli olandesi regolano le cose in patria con un 2-0 che non ammette repliche. L’avversario successivo è l’Olympique Marsiglia, facilmente domato prima dell’infuocato quarto di finale contro l’Arsenal. Il calcio olandese era cresciuto all’ombra della scuola britannica e aveva un grande rispetto per le squadre inglesi.

Nel primo match ad Amsterdam una doppietta di Muhren rinnova le speranze dei tifosi dell’Ajax, freddati inizialmente dal vantaggio dei “Gunners”. A Londra ci si attende la veemente reazione dell’Arsenal, ma un’autorete di George Graham spiana la strada degli olandesi verso le semifinali. Dove li attende un altro scoglio durissimo: il Benfica. Basta una vittoria di misura (gol di Swart) nella gara di andata e l’Ajax raggiunge la finale che si disputerà a Rotterdam contro l’Inter. I nerazzurri non sono più la squadra che aveva dominato il mondo a metà degli anni ’60, mentre l’Ajax è nel momento di maggior splendore, all’apice della forma. Cruijff, avanzato in questa stagione da Kovacs nel ruolo di centravanti puro, è affidato alle cure di Oriali, che lo controlla benissimo tranne che in due occasioni quelle in cui l’asso trafigge il giovane portiere nerazzurro Bordon.

Fonte testo ed immagini: Altervista Storie di Calcio.

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