Di Flavio Verzola.
Singolare la storia che accomuna le seconde feste, vivono e nascono all’ombra della luce riflessa come satelliti di pianeti più importanti. Santo Stefano, nella malinconia del Natale appena finito, tra sonnolenze glicemiche e riposo mentale da stress da cucina. A me da sempre toccano gli antipasti, nella ferrea tradizione del Natale in famiglia, ovviamente si ritorna con pacchi e pacchettini, pensierini vari, e la classica schiscetta con gli avanzi del pranzo natalizio. Il termine dialettale piemontese lombardo si usava per il classico contenitore a volte termico, con lo scomparto per l’acqua calda, usato da studenti, ma soprattutto operai, che dovevano portarsi il pranzo al lavoro. Deriva dal termine “schiscia” che in milanese significa schiaccia, perché il cibo era necessariamente schiacciato nel contenitore. Schiscetta sa di nostalgia, sa di nonno operaio alle acciaierie Falck, nel ricordo dei natali dai nonni, e dalla gioia incontenibile dei bimbi. Ho nostalgia e malinconia per quei Natali, che aspettavi quasi tutto l’anno, per la gioia della famiglia riunita, e per la serenità che si viveva, il più bel regalo mai ricevuto! Ora diventa la festa dell’ipocrisia e del consumismo… diciamo una domenica più importante delle altre, dove fai finta di essere felice, nascondendo i tuoi problemi come la polvere sotto il tappeto, che ritrovi puntualmente il 27!
Amo il boxing day, da sempre! Quella scorpacciata di calcio anglosassone, quando il nostro calcio si concede una minima pausa.
Abbiamo ancora negli occhi e nelle orecchie il ruggito del Meazza, alla rete liberatoria del Mamba Nero al 91! Ed è stato tutto bellissimo…. o quasi! La mia piccola in vacanza dall’Università, mi fa compagnia, insieme al pullman dei soliti irriducibili nerazzurri, affrontiamo il solito viaggio da Maranello a Milano e ritorno! Stavolta tappa più lunga all’autogrill, panettoni e torte varie con un vin brulè ancora caldo, basta un sorso per proteggerci dal vento gelido. Fatti gli auguri ci si concentra sulla partita di questo ennesimo derby lombardo, con il Como.
I Lariani arrivano a Milano con coraggio e un aurea se possibile più internazionale di noi! Sfoggiando una proprietà indonesiana, tra le più ricche del mondo, e un allenatore di indubbia capacità, essendo stato un meraviglioso calciatore! Insomma a vedere il Como spesso ci sono attori famosi e pop star internazionali, giusto per ricordare le famose frequentazioni delle ville splendide su quel ramo del lago di Como. In effetti se capitate da quelle parti, magari fate tappa a Lecco e prendete il battello che arriva a Bellagio, per poi scendere verso Como… per un panorama da togliere il fiato. Arrivano senza alcun timore reverenziale e senza il rispetto che ci è dovuto per lignaggio e tradizione, e si vede! Giocano spregiudicati con quel bambino argentino cresciuto nel Real Madrid, che tanto piace ai nostri dirigenti.
Nico Paz ha lo sguardo del classico bel ragazzino che fa impazzire le bambine, perfino mia figlia diciannovenne lo nota, al papà invece piace come tenta sempre la giocata, con un ottima tecnica e personalità. Il suo di papà, giocava in nazionale con Zanetti, e magari potrebbe essere un canale privilegiato nel caso si decidesse di affondare il colpo! Primo tempo con un paio di occasioni mancate per un soffio, e partita ancorata sul pareggio a reti bianche! Denzelone la butta in curva da ottima posizione, e ci fa dimenticare il periodo natalizio, con l’evocazione delle famose madonne di Natale. Partita trappola, tutte hanno vinto, e la partita da recuperare a Firenze ci costringe a vincere per rimanere attaccati alla vetta. I ragazzi sono volenterosi ma imprecisi, sbagliamo tantissimo nelle mezze ali e in attacco arrivano pochissime palle giocabili. Le fasce solitamente più incisive, soffrono, l’arbitro impreciso e indisponente, regala subito un giallo assurdo a Bisteccone e sorvola su mille situazioni simili. Entriamo nella ripresa con un filo di nervosismo sugli spalti, meno male che dopo pochi minuti ci pensa il neo capellone Augusto, ben imboccato da un corner telecomandato di Chala, a metterla dentro di testa! Buffo il calcio fino a pochi secondi prima stavamo etichettandolo come peggiore in campo, e prontamente ci smentisce! Il Como non si scompone e ribatte colpo su colpo, proprio il golden boy, impegna Sommer in una insidiosa parata a terra, rimane tuttavia l’unica vera grande occasione dei Lariani per pareggiare. Il minimo vantaggio è come un fastidioso prurito, non è doloroso ma può diventare una vera tortura, basta un rimpallo strano, un minimo errore di disimpegno e la frittata natalizia è servita. Il calcio del Demone include nella sua bibbia, un corposo capitolo sulla gestione della palla con relativa costruzione da dietro. A volte rimpiango i lanci alla Paganin, se avessi ancora i capelli sarebbero in pericolo ad ogni azzardato passaggio a Sommer!
Siamo in recupero ancora col minimo vantaggio, quando dal lago esce il mostro! LochNess diventa la sponda comasca e dalle profondità del lago oscuro, emerge, impetuoso e terribile il Black Mamba. Fugge al difensore e scaraventa la boccia sotto la traversa con potenza e precisione assoluta. Pubblico impazzito sugli spalti e grosso sospiro di sollievo. Lui si toglie la maglia mostrando un fisico imponente, incurante del freddo pungente, il paragone con l’imperatore Adriano è immediato. Thuram è un vero mostro, e anche il fratellino gobbo sugli spalti lo avrà sicuramente capito.
Due a zero…. buon Natale a tutti! Marcia Avanti.