Beppe Baresi cuore e grinta
I tifosi lo hanno sempre amato. Chilometri percorsi senza mai fermarsi. Palloni recuperati, rubati in nome di un impegno inesauribile.
Beppe Baresi cuore e grinta. I tifosi lo hanno sempre amato. Chilometri percorsi senza mai fermarsi. Palloni recuperati, rubati in nome di un impegno inesauribile.
Beppe Baresi cuore e grinta. Beppe Baresi ha sempre colpito per la grande facilità che aveva nel ricoprire più ruoli. Era, infatti, il classico giocatore prezioso.
Terzino, difensore centrale, anche mediano di centrocampo.
Con una spiccata propensione ad occupare la zona nevralgica del campo; si trovava bene e la riempiva tutta con la sua grinta e il suo impegno.
Arrivò all’Inter insieme al fratello Franco. Il primo che ebbe fiducia nei due ragazzi fu Guido Settembrino, a quei tempi allenatore del Travagliato; li portò entrambi all’Inter.
Franco non superò il provino ma diventò una stella del Milan.
Beppe esordisce in serie A, con la casacca nerazzurra, nel 1977. Sarà una vita per l’Inter dove metterà insieme 559 partite condite da tredici reti.
Orfano di entrambi i genitori a 18 anni, cresce nella semplicità. Alla crescita dei due fratelli ci penserà la sorella maggiore Lucia.
Ama l’Inter di Herrera e coltiva una vera e propria venerazione per tutti quei calciatori che si legano ad una stessa maglia per sempre.
Sull’eclettismo di Baresi scrive Luca Sappino nel dizionario del calcio italiano: “Supplisce alla tecnica un po’ rozza con due possenti polmoni e grande eclettismo tattico: gioca in quasi tutti i ruoli di difesa e centrocampo, marcando gli attaccanti e i registi avversari con imparziale rudezza”.
Baresi è stato questo. Giocatore serio, di poche parole e mai polemico. In campo dava l’anima. Gli allenatori potevano contare su di lui ad occhi chiusi. E finiva quasi sempre che sul migliore degli avversari andava proprio Baresi.
Maradona, Platini, Zico, una generazione di fuoriclasse che Baresi vide da vicino e che contrastò con le sue armi convenzionali: la grinta, la determinazione, il coraggio di non darsi mai per vinto anche la presenza ossessiva nel contrastare chi univa talento e forza.
Baresi c’era sempre e i tifosi lo amavano. Incondizionatamente. Ancora oggi. Perché chi arriva dalle retrovie, chi parte dalle ultime posizioni merita rispetto. Scalare è difficile e faticoso. Arrivare sulla cima e conquistarla può avere un sapore unico.
Indimenticabile se ami chi combatte, chi recupera palloni in un moto perpetuo.
Contro il fratello Franco tanti i derby a S. Siro. Il primo nel 1978. E poi, altri ventiquattro che li hanno visti avversari ufficiali sul campo.
Con la maglia dell’Inter vinse due scudetti e due coppe Italia; una supercoppa Italiana e una coppa Uefa.