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giovedì, Marzo 27, 2025

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Bayern Monaco, tutto ciò che serve sapere: formazione, modulo, tattica, giocatori chiave

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L’Inter è tra le prime otto squadre d’Europa. Dirlo, sentirlo e scriverlo non sembra però fare così tanto baccano. Eppure di rumore dovrebbe essercene eccome, soprattutto per le modalità con cui è arrivato questo traguardo. Ottima proposta di gioco, difesa quasi impeccabile, una sola sconfitta su dieci partite disputate e, dulcis in fundo, un lavoro encomiabile da parte di Simone Inzaghi.

Il tecnico piacentino ha sopperito negli anni a diverse defezioni importanti in fase mercato, sia relativo all’uscita di nomi imponenti e sia al non arrivo di ulteriori nomi blasonati. Una limitazione che non gli ha impedito di lavorare al meglio e riportare l’Inter tra le prime otto d’Europa, proprio come accaduto nell’edizione 2022/2023 di cui tutti conosciamo l’epilogo. Ora, dinanzi a lui e ai suoi ragazzi, una montagna da scalare: il Bayern Monaco nei quarti di finale.

Un po’ di storia

Inter e Bayern Monaco non annoverano precedenti in campo europeo nel recentissimo passato, con l’ultimo incontro tra le due compagini risalente al 2011. In quell’occasione furono i nerazzurri a spuntarla, rimontando lo svantaggio dello 0-1 a San Siro per mano di Mario Gomez con un pirotecnico 2-3 in terra tedesca, firmato Eto’o, Sneijder e Pandev. Nomi che di certo i tifosi interisti ricorderanno, con i tre che neanche un anno prima della partita sopracitata furono protagonisti della “notte più bella di tutte della storia nerazzurra”, quando l’Inter conquistò la finale di Champions a Madrid proprio ai danni dei tedeschi del Bayern.

La stagione del Bayern

Che il Bayern non sarà un avversario facile lo dicono i freddi numeri della sua stagione. In Bundesliga la squadra guidata da Vincent Kompany è un rullo compressore: 19 vittore su 25 partite disputate. Tabella di marcia che la colloca al primo posto in classifica con un vantaggio di +8 sulla prima inseguitrice: il Bayer Leverkusen, squadra Campione di Germania lo scorso anno. Come se non bastasse, il Bayern è anche la miglior difesa e il miglior attacco del campionato, con soli 23 gol subiti (0,92 a partita) e addirittura 74 fatti (2,96 a partita). Escluso il campionato, dove i bavaresi sembrano già essere nel mood di un countdown verso la conquista del trofeo, il percorso nelle restanti competizioni non è impeccabile.

Nella Coppa di Lega, la DFB-Pokal, la battuta di arresto verso il trionfo è arrivata ben presto, precisamente agli ottavi di finale, che hanno visto il Bayern arrendersi per 0-1 al Leverkusen con gol di Tella. Arriviamo poi alla Champions, dove per giungere fino all’incrocio con l’Inter la fatica è stata tanta. Il Bayern si è infatti posizionato solo al dodicesimo posto della classifica a girone unico prevista dal nuovo format, causa le tre sconfitte rimediate, di cui una proprio con il Feyenoord per 3 reti a 0, ultima rivale dei nerazzurri. Ciò l’ha costretta a dover usufruire del turno dei play-off per accedere al tabellone finale delle 16 squadre.

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Avversario in questo caso, il Celtic. Tanta, tantissima paura i tedeschi, che nel match di andata hanno espugnato la Scozia con il risultato di 1-2, ma hanno poi riacciuffato la qualificazione solamente all’ultimo attacco della partita di ritorno, dove era andata precedentemente in svantaggio a causa del gol siglato da Kuhn, ma è appunto proprio al 90+4 che Alphonso Davies, esterno di spinta, trova il colpo che manda il Bayern agli ottavi e in paradiso. Una formazione che ha dunque faticato e non poco in Europa, con l’Inter che avrà di conseguenza non poche chance di poterla mettere in difficoltà.

La prerogativa del Bayern e il suo undici tipo

Quanto al gioco la parole d’ordine è una: aggressività. La compagine di Kompany fa dell’intensità e del recupero immediato della palla le sue caratteristiche principali. I bavaresi amano controllare la partita e viverla al ritmo da loro imposto. Tutto, o quasi, verte dunque sul lato fisico, una scelta probabilmente dettata anche dalle caratteristiche dei giocatori. Kane, Musiala, Davies, Upamecano, Goretzka e Kim, ad esempio, hanno quel prototipo di stazza fisica che preferiresti sempre non incontrare a distanza ravvicinata. Proprio i nomi appena citati aprono le porte al discorso relativo alle scelte, alle formazioni schierate.

Kompany e il suo Bayern sono soliti scendere in campo con un 4-2-3-1. Tra i pali, ormai bandiera, Manuel Neuer. Linea a quattro di difesa che vede spesso un ballottaggio sulla destra tra Laimer e Stanisic. Insostituibili gli altri tre, ovvero Upamecano e Kim al centro con a sinistra Alphonso Davies. Forza e tecnica nel duo di centrocampo. Interpreti Goretzka e Pavlovic, con il secondo, classe 2004, gioiellino del settore giovanile di casa. Anche nei tre dietro la linea si presenta spesso un ballottaggio: Coman/Sanè per la fascia di sinistra.

Altri due posti ben saldamente occupati da Musiala e Olise. Avanti, il riferimento che tutti gli allenatori desiderano avere: Harry Kane, per il quale non servono presentazioni.

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Giocatori da tenere d’occhio

Proprio Harry Kane è il pericolo numero 1 da tenere d’occhio. L’inglese è ancora a caccia del suo primo trofeo in carriera, una curiosità che ha del clamoroso se comparata all’apporto in termini di gol che Kane ha sempre fornito ai suoi club e alla sua nazionale. Giusto per rendere l’idea, quest’anno ha messo il suo nome sul tabellino dei marcatori ben 32 volte in 36 partite disputate.

Focus anche su Musiala, classe 2003 che ha esordito già 6 anni fa in maglia bavarese, insomma, un predestinato che ha subito spento le chiacchiere di rito sulla sua giovane età perché lo spettacolo in campo di cui godere e parlare è stato subito di quantitativo abbondante. Ultima menzione per Michael Olise, al suo primo anno al Bayern. Esterno destro francese che non ha sofferto del trasferimento dal Crystal Palace ad una realtà ben più affermata e vincente, scalando le gerarchie a suon di gol e prestazioni, diventando così già un leader in campo e fuori.

Il motore dell’ingranaggio

Ultime parole per Vincent Kompany, alla sua prima stagione sulla panchina del Bayern. L’annuncio del suo arrivo in estate aveva destato un po’ di scetticismo e qualche malumore. Il background dell’allenatore belga in ottica manageriale non era, “giustamente”, ritenuto opportuno per avere già la possibilità di guidare un club così prestigioso. Il suo esordio da mister avviene in terra natia, con l’Anderlecht, dove in due anni colleziona però solamente un terzo e un quarto posto. Passa poi al Burnley, in Inghilterra, dove vince la Championship e balza in Premier League, salvo poi retrocedere. Ed è proprio dalla retrocessione che arriva la chiamata del Bayern tra lo stupore di tutti. Nonostante i “problemi europei” di cui abbiamo parlato, la sua stagione, almeno per ora, può considerarsi positiva. Con molta probabilità riporterà il Bayern sul tetto di Germania dopo il filotto di successi interrotto lo scorso anno.

In Europa, anche se in maniera affannosa, è proprio lì dove dovrebbe essere. Unica macchia, l’eliminazione dalla DFB-Pokal che, a dirla tutta, è stata viziata anche da un espulsione nel primo tempo che ha compromesso l’incontro. Dettagliate e definitive valutazioni verranno fatte solo al termine della stagione ma, stando al presente, la panchina è ben salda.

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