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Árpád Weisz, un allenatore vincente e innovativo

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Weisz scoprì, tra le altre cose, Giuseppe Meazza. Dopo un quinto posto nella stagione 1930-31, nel campionato successivo l’Inter non rinnovò il contratto di Weisz. Il nuovo allenatore, l’ungherese Istvan Toth, non riuscì ad andare oltre il sesto posto e così l’Inter, l’anno dopo, richiamò Weisz, ottenendo due secondi posti sempre alle spalle della Juventus.

L’Inter aveva, da un po’ di tempo, alcune problematiche di carattere economico. Le cose cambiarono nel 1932 quando alla presidenza dei nerazzurri arrivò Ferdinando Pozzani. Amico del regime e con i più svariati interessi economici, dall’agricoltura al petrolio.

Pozzani è un dirigente rivoluzionario: è il primo presidente, nel calcio italiano, a sanzionare alcuni comportamenti dei giocatori e a controllare la loro vita privata. Arriva anche ad imporre le formazioni agli allenatori. Weisz era però uomo dalla forte personalità e non poteva accettare intromissioni nelle proprie scelte professionali.

Così alla fine del campionato 1933-34 lasciò l’Inter prima della naturale scadenza del contratto. Weisz si ritrovò senza squadra; accettò l’offerta del Novara, che militava in serie B. Nel gennaio del 1935 Weisz venne chiamato a sostituire l’ungherese Laojos Kovács alla guida del Bologna.

Con la squadra felsinea sarebbe entrato, di diritto, nella storia del calcio italiano ed europeo. Weisz si era sposato con Elena Rechnitzer, il 24 settembre 1929 a Szombathely, in Ungheria. Ebbero due figli.

La religione gli era indifferente e non sembra che abbia frequentato le comunità ebraiche delle città italiane in cui ha vissuto. A Bologna Weisz trovò una squadra in crisi. La Juventus di Carcano era troppo forte per tutti. Weisz riuscì a riequilibrare una stagione iniziata malissimo e a chiudere al sesto posto. L’anno successivo il Bologna pose fine all’avanzata bianconera vincendo lo scudetto.

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Weisz era stato l’ultimo allenatore a vincere prima del quinquennio bianconero ed è l’allenatore che pone fine all’egemonia piemontese. Weisz è al culmine della notorietà. Ha vinto tre scudetti con due squadre diverse e dominato in un trofeo internazionale contro i maestri inglesi.

Una grandezza consacrata; si allena con i giocatori, pianifica la preparazione atletica; parla di schemi, di ruoli in campo, norme tecniche e metodologie di allenamento. E siamo solo negli anni 30′.

Ma nell’Italia fascista del 1938 Weisz diventa improvvisamente solo un ebreo. Le qualità e il valore della persona vengono annullate dalle leggi razziali. Árpád Weisz, sino a quel momento, era un uomo stimato, un professionista esemplare e vincente. La persona viene annientata nel silenzio generale.

Nessuna difesa si sollevò a favore di Arpad Weisz. A Bologna, dove le imprese della squadra da lui allenata l’avevano resa celebre in tutta l’Europa, calò il silenzio e l’indifferenza verso l’uomo Weisz. Il 22 agosto 1938 Árpád ed Elena, vennero registrati nell’elenco degli ebrei stranieri residenti nel Regno.

Un elenco, voluto da Mussolini, e che costituirà un efficace strumento per inviare molti ebrei ai campi di sterminio. Il 22 ottobre Weisz si dimise: il 7 settembre il Regio decreto legge n. 1381 stabiliva che gli ebrei stranieri che avevano fissato la residenza in Italia dopo il 1 gennaio 1919 avevano sei mesi di tempo per lasciare il paese.

Alla fine della stagione il Bologna vincerà il suo quinto scudetto. Ma Weisz ha già lasciato il paese. Il suo animo è triste e in preda allo sconforto. Árpád Weisz e la sua famiglia lasciarono l’Italia il 10 gennaio del 1939 per sistemarsi a Parigi. Qui Weisz cercò di trovare un ingaggio. Riuscì ad accasarsi in Olanda, a Dordrecht.

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Ma la storia europea stava per vivere una delle sue pagine più amare. Un clima di acceso nazionalismo. Gli ebrei furono il bersaglio di discriminazioni mai sopite. A partire dal marzo del 1938 i tedeschi invasero l’Europa. Prima l’annessione della Cecoslovacchia quindi l’annessione dell’Austria. Poi il 1 settembre del 1939 l’invasione della Polonia segnò l’inizio dell’offensiva tedesca. È il 10 maggio del 1940. Il 14 l’Olanda si arrende.

Hitler decide di gestire l’occupazione attraverso un governo olandese. Il regime di occupazione tedesca dà priorità assoluta alla persecuzione razziale. Gli ebrei videro sempre di più ridotti i propri spazi di libertà. Castrati nei loro sogni e aspirazioni.

Il campionato 1940-41, esaltante dal punto di vista sportivo, è caratterizzato da umiliazioni vere e proprie. La stella gialla da portare sulla giacca, fino a poter uscire di casa soltanto tra le due e le cinque del pomeriggio. La famiglia Weisz venne arrestata la mattina del 2 agosto 1942 dalla Gestapo.

L’Europa viveva giorni drammatici sotto il giogo nazista. L’Inghilterra sembrava prossima alla disfatta. Il 2 ottobre Elena, Roberto e Clara vennero avviati alla camera a gas il 5 ottobre con destinazione Auschwitz. Clara aveva otto anni, Roberto dodici, Elena quasi 34 anni. Di Árpád non c’è traccia.

L’ipotesi più probabile è che abbia fatto parte dei trecento uomini fatti scendere a Cosel per essere avviati nei campi di lavoro in Alta Slesia prima di trovare anch’egli la morte ad Auschwitz nel 1944. Dal 2012 si trova una targa in sua memoria a S. Siro e al Dall’Ara.

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