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giovedì, Marzo 27, 2025

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L’Ajax di Cruiyff, Neskeens e Krol nella leggenda

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I fondatori sono tre giovani: Floris Stempel, Han Dade, Carel Reeser. Nacque così l’Amsterdamsche Football Club Ajax. Gli inizi sono difficili e la squadra impiega dieci anni per arrivare in prima divisione; nel 1914, addirittura, retrocede. Il primo scudetto giunge nel 1918 e nel 1919, arriva il secondo titolo. Già una grande formazione perché l’Ajax vince senza subire sconfitte. Gli Anni Venti scorrono senza sussulti. Negli anni Trenta l’Ajax ha in panchina, come allenatore, l’irlandese Jack Raynolds. Si tratta di un tecnico molto preparato che ama lavorare in modo scrupoloso; arrivano cinque scudetti, il frutto di un lavoro sistematico. L’ Ajax vince poi uno scudetto nel 1947 e nel 1954 la federazione olandese apre al professionismo. Il Club di Amsterdam consolida la propria gloria vincendo i titoli nel 1957 e nel 1960. Lo squadrone che arriverà a vincere tutto ha origine nel tempo ed è frutto della programmazione.

Nel 1964 diventa presidente Jaap van Praag, proprietario di un’imponente catena di freeshop. Nello stesso anno, il 15 novembre, a 17 anni, debutta in prima squadra Johann Cruijff. Ha il numero quattordici. Centravanti di movimento, agilissimo e scaltro, dal grande controllo di palla, è quasi impossibile da marcare per la straordinaria mobilità. Può partire dal centrocampo o addirittura dalla difesa, per impostare azioni da regista o avanzare a fare l’attaccante puro. Sa essere Imprevedibile ed è dotato di un tiro fulminante. Il giornalista Gianni Brera lo ribattezzò “il Pelé bianco”. Nel 1965 Rinus Michels viene chiamato per risollevare le sorti di una squadra che verte in condizioni disperate. L’allenatore salva la squadra e nella stagione successiva porta l’Ajax a vincere l’undicesimo titolo della loro storia. Il primo con Cruijff. È l’avvento del cosiddetto calcio totale. Un sistema di gioco in cui un calciatore che si sposta dalla propria iniziale posizione è sostituito immediatamente da un compagno, consentendo in tal modo alla squadra di mantenere una disposizione di gioco compatta ed efficace. In questo sistema fluido, nessun calciatore ha un ruolo fisso. Si tratta di un modo nuovo di concepire il calcio in campo. Viene superato il modello italiano e anche la zona viene intesa in un modo diverso e più modernistico. Non più posizioni fisse, ma movimento incessante, uomini in grado di alternarsi nei vari ruoli, pressing, tattica del fuorigioco.

L’Ajax è capace di vincere altri cinque scudetti ma soprattutto sarà in grado di affiancare alla classe di Cruijff il talento di autentici campioni del calibro di Keizer, Krol, Suurbier, Haan, Neeskens, e poi la bravura di Rep, Hulshoff, Gerrie Muhren, Vasovic, Blankenburg. L’Ajax diventa leggenda perchè prima con Rinus Michels e poi con Stefan Kovacs, conquista l’Europa. Il prologo si ebbe già nel 66-67 quando gli olandesi eliminarono, negli ottavi di finale, il Liverpool, battendo i “Reds” per 5-1 nella partita di Amsterdam. Nel 68-69 migliorarono il loro score perchè giunsero sino alla finale di Madrid e solo un grande Milan ebbe la meglio per 4-1 sulla forte formazione olandese. Il primo passo della leggenda inizia nella Coppa dei Campioni 1970/71. Superati, in modo disinvolto, i primi due turni contro gli albanesi del 17 Nentori Tirana e gli svizzeri del Basilea, l’Ajax si sbarazza, nei “quarti”, dei forti scozzesi del Celtic. 3-0 ad Amsterdam mentre nel ritorno a Glasgow gli uomini di Michels vincono 1-0. L’Ajax è quindi in semifinale dove ad attenderla c’è l’Atletico di Madrid: in Spagna la squadra di Michels subisce la grinta e la ferocia agonistica dell’Atletico ma riesce a perdere di misura (0-1). In Olanda un gol di Keizer mette in pari i conti, ma fino all’ultimo quarto d’ora la qualificazione resta in bilico. In pochi minuti però Suurbier e Neeskens trascinano l’Ajax alla vittoria.

Nella finale di Wembley gli uomini di Michels si trovano opposti al sorprendente Panathinaikos allenato da Ferenc Puskas. L’Ajax sfoggia un gioco che delizia il palato degli spettatori. Si tratta di spettacolo allo stato puro. Gli olandesi, dopo soli cinque minuti, si portano in vantaggio con Van Dijk. I biancorossi devono fare a meno del terzino sinistro Ruud Krol, promessa del calcio olandese che viene sostituito da Rijnders. Gli olandesi sono particolarmente attenti e non concedono sbavature in difesa; attaccano sulle fasce con gli inesauribili Suurbier e Neeskens e al centro si affidano alla sapiente regia di Muhren. Cruijff tiene in allerta la difesa greca e a tre minuti dalla fine è Arie Haan, su assist dello stesso Cruijff, a mettere il sigillo alla partita. Rinus Michels lascia l’Ajax per andare al Barcellona e sulla panchina dei campioni d’Europa si accomoda il rumeno Stefan Kovacs. La gente è scettica nei suoi confronti ma superati i primi problemi, soprattutto legati alla lingua, il preparatissimo tecnico rumeno riprende il lavoro di Michels e lo perfeziona; affina lo stile dell’Ajax, liberando la fantasia e l’estro dei giocatori.

Kovacs sviluppa un gioco ancora più spettacolare. Stefan Kovacs guida Cruijff e compagni alla conquista della seconda Coppa dei Campioni consecutiva. Ruud Krol è promosso titolare come terzino sinistro mentre Neeskens viene spostato a centrocampo. In particolare Neeskens è stato così duttile da poter ricoprire qualsiasi ruolo: terzino, mediano, attaccante. Giocatore grintoso e in possesso di un gran tasso tecnico Neeskens possedeva una impressionante progressione e un tiro potente e preciso. Assieme a Cruijff fu un uomo chiave dell’Ajax, Il primo turno, contro la Dinamo Dresda, non è dei più agevoli anche se gli olandesi regolano le cose in patria con un 2-0 che non ammette repliche. Quindi l’Ajax supera, in scioltezza, l’Olympique Marsiglia. Nei quarti di finale trova i forti inglesi dell’Arsenal. Nel primo match ad Amsterdam una doppietta di Muhren compensa l’iniziale vantaggio dei “Gunners”. A Londra ci si attende la veemente reazione dell’Arsenal, ma un’autorete di George Graham spiana la strada degli olandesi verso le semifinali. Dove li attende un altro scoglio durissimo: il Benfica. Basta una vittoria di misura, gol di Swart, nella gara di andata e l’Ajax raggiunge la finale che si disputerà a Rotterdam contro l’Inter.

L’Ajax è nel momento di maggior splendore, l’Inter non più lo squadrone capace di abbattere il mondo. Cruijff, avanzato in questa stagione da Kovacs nel ruolo di centravanti puro, è marcato stretto da Oriali. L’interista lo controlla benissimo tranne che in due occasioni, quelle in cui il furiclasse non perdona il giovane portiere nerazzurro Bordon. L’Ajax di Stefan Kovacs è la prima squadra dopo il grande Real Madrid di Di Stefano e Puskas a vincere tre Coppe dei Campioni consecutive. L’unica novità rispetto all’anno precedente è rappresentata dal giovane centravanti Johnny Rep, 22 anni. Ormai il modello Ajax è diventato un fenomeno mondiale, il calcio totale la nuova filosofia. Cruijff e compagni eliminano negli ottavi di finale il CSKA Sofia. Nei quarti è di turno il Bayern di Beckenbauer e Gerd Mùller: il discorso qualificazione si chiude di fatto all’andata quando, ad Amsterdam, i campioni uscenti trionfano 4-0. Nelle semifinali c’è il Real Madrid. Gli spagnoli escono da Amsterdam con il positivo e soprattutto ribaltabile risultato di 1-2. A Madrid i campioni giocano con grande personalità, impongono il loro gioco e la loro superiore classe passando con Muhren: è finale. A Belgrado l’Ajax trova la Juventus. Dopo quattro minuti Rep porta in vantaggio l’Ajax anticipando di testa Longobucco. Gli olandesi addormentano il gioco, la Juventus prende in mano le operazioni. L’Ajax abituata ormai a partite di questo tipo conquista la coppa attraverso una prova di grande maturità. All’indomani della finale di Belgrado Cruijff raggiungerà Michels al Barcellona e un anno più tardi sarà la volta di Neeskens. L’epopea Cruijff (1964-1973) porta all’Ajax qualcosa come 6 scudetti, 4 Coppe d’Olanda, 3 Coppe dei Campioni, 1 Supercoppa d’Europa, 1 Coppa Intercontinentale.

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