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Accecati dalla seconda stella?

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Tanta la delusione e la rabbia. Il triplice fischio all’Al-Awwal Park di Riyad fa calare il malumore nel mondo Inter. I nerazzurri si sono resi protagonisti passivi di una rimonta clamorosa: quella del Milan che si aggiudica la Supercoppa italiana 2025.

Una sconfitta che riporta i Campioni d’Italia coi piedi per terra, ancora troppo presi a specchiarsi sulla seconda stella vinta la scorsa stagione. Una presunzione di superiorità a cui sembra seguire un blackout collettivo. Un suicidio di campo per i nerazzurri di Simone Inzaghi. Non il primo, in realtà, né di questa stagione, né degli ultimi anni.

Come Dorian Gray che lacera, infine, il suo ritratto, l’Inter ha lacerato il ritratto di squadra imbattibile e favorita che si era fatta cucire insieme allo Scudetto e alla seconda stella.

Da un derby all’altro: sufficienza e presunzione

Cosa sorprende della partita di ieri sera a Riyad, valida per l’assegnazione della Supercoppa 2025? Primo che il Milan, con un nuovo allenatore da appena otto giorni, riesca a risollevare la testa dopo una prima parte di stagione deludente. Secondo che l’Inter abbia completamente smesso di giocare dopo il secondo gol.

Il 2 a 0 siglato da Taremi avrebbe potuto portare l’ago della bilancia a favore dei nerazzurri, i quali però hanno veramente spento i motori, pensando forse che sarebbe stato facile, complici forse anche la stanchezza e gli infortuni che hanno costretto Inzaghi a cambiare qualche interprete.

Ma dalla squadra Campione d’Italia ci si aspetta che tutti gli effetti della rosa siano pronti e all’altezza. Cosa che, in una serata importante come ieri, non è stata dimostrata.

La stessa “sufficienza” che si è vista in campo ieri, dando spazio al cuore ed alle qualità dei giocatori del Milan, che hanno meritato di vincere questa finale, si era già vista in questa stagione. Esattamente nel primo derby della stagione: Inter-Milan, finito 1 a 2 per i rossoneri, i quali hanno segnato sul finale anche in quell’occasione.

In quel derby di settembre era emerso la sensazione che i nerazzurri fossero frenati da una condizione ancora da ritrovare e da un senso di pancia piena e dalla presunzione di essere superiori a tutti. Una partita davvero brutta che non fece contento nemmeno Simone Inzaghi.

Anche stavolta l’Inter arrivava al derby con i favori del pronostico ed anche stavolta non si è dimostrata all’altezza. Tutti sono consapevoli della forza di questa squadra, come ha dimostrato nelle partite precedenti.

Problema rimonte

La presunzione ha sicuramente influito sulla testa dei giocatori, i quali si sono poi scoperti facili prede del nervosismo – come si può vedere dalle reazioni di Nicolò Barella in mezzo al campo verso arbitro, avversari e compagni.

Una psicosi generale che ha poi investito il reparto arretrato, il quale dopo aver respinto con qualsiasi parte del corpo – compresa la faccia di Alessandro Bastoni – si è arresa alla stanchezza e alle velocità e astuzia dei giocatori del Milan.

É mancata la concentrazione che i giocatori hanno avuto nelle partite precedenti. Kristjan Asllani che, anche con un fallo di Morata, si fa recuperare la palla e porta alla punizione del primo gol rossonero, dove Yann Sommer schiera una barriera discutibile e si fa sorprendere sul suo palo; sul secondo gol, tutta la difesa schierata guarda il pallone e non Pulisic che anticipa e batte in rete; sul terzo gol, invece, nessuno segue Rafael Leao che trova Abraham a porta vuota.

La stessa disattenzione si è già vista in campionato con un’altra rimonta subita, nel 4 a 4 di Inter-Juventus. Anche in quel caso, i protagonisti in negativo sono state le difese. Alla produzione offensiva eccessiva fece seguito questo muro difensivo completamente inerme alle scorribande laterali dei bianconeri: dal 4 a 2 nerazzurro, dopo aver sprecato tante occasioni per chiudere la partita (come ieri sera a Riyad), la difesa di Inzaghi ha lasciato i buchi per la doppietta di Yildiz.

Rialzare la testa

Serve, però, ritrovare la testa – ma anche il cuore e la fame. Questa squadra sta facendo bene e lo dimostrano i numeri e i punti in campionato. Il primo obiettivo stagionale è ormai andato e perderlo in quel modo può fare molto male.

Ma può fare anche molto bene. Bisogna ripartire dalla delusione e dalla rabbia: perché il rischio è quello di arrivare a fine stagione come nel 2021-22, quando dopo il diciannovesimo Scudetto, alla prima panchina di Inzaghi, la pancia era piena. Ritrovarsi e ripartire, perché ora si entra in una fase delicata e importante.

La seconda stella rimarrà sul petto per sempre, un luccichio d’oro sulle tinte del cielo e della notte. Ma a guardarla troppo, si rischia di essere accecati dal suo bagliore.

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